A margine della riunione tra l’Assessorato Regionale al lavoro e le delegazioni sindacali di NIdiL CGIL, FELSA CISL e UILTemp per discutere dei lavoratori facenti parte della L. R. 15 – 2008 già stabilizzati in azienda Calabria Lavoro; le OO. SS. hanno chiesto all’Assessore Giovanni Calabrese a che punto fosse la vertenza per il resto del bacino delle L.L. R.R. 15 – 2008 e 40 - 2013 non ancora contrattualizzati. Ricordiamo che all’apertura del tavolo tecnico con Calabria Verde e le Amministrazioni comunali di Acri e San Giovanni in Fiore dove erano presenti anche le OO. SS., si era discusso di un passaggio degli stessi lavoratori in azienda Calabria Verde.
Successivamente si è tenuto un altro incontro sempre tra la Regione Calabria e le Amministrazioni Comunali interessate per eventualmente definire questo percorso o trovare delle soluzioni diverse alla proposta avanzata dai Sindacati; dall’incontro abbiamo appreso che i due Sindaci di Acri e San Giovanni in Fiore avrebbero valutato in tempi brevi la proposta della creazione di una società in house che successivamente avrebbe proceduto a stabilizzare tutti i lavoratori presenti del bacino.
Come OO. SS. nutriamo forti dubbi su questa seppur legittima soluzione per due aspetti non di poco conto che vanno: dalla tempistica per poter formalizzare il tutto, visto che la società deve ancora nascere e soprattutto dall’aspetto contrattuale ed economico della stessa operazione che vedrebbe comunque i lavoratori, senza un enorme sforzo economico delle due amministrazioni comunali, andare a percepire un salario al di sotto della soglia di povertà e che quindi vedrebbe loro dopo un ventennio di precariato senza alcun diritto, un futuro senza alcuna garanzia economica.
Abbiamo chiesto perciò alla Regione Calabria di riconvocare a brevissimo i Sindaci per poter meglio ascoltare la loro proposta e una volta sentiti loro, di riconvocarci entro massimo metà giugno per meglio definire una volta per tutte quale percorso intraprendere per questo bacino di lavoratori; abbiamo altresì rimarcato che se ciò non dovesse avvenire nei tempi definiti l’unica soluzione sarà quella di mobilitare gli stessi circa 650 lavoratori affinché sia loro riconosciuto un diritto, quello del lavoro dignitoso, ormai per troppi anni negatogli.
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