
di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
"Giovanni Gentile fu una figura rilevantissima, forse la più importante del ‘900 italiano, insieme a Benedetto Croce”.
Ad affermarlo è Alessandro Campi alla presentazione del suo libro dal titolo “Una esecuzione memorabile”, svolta sabato scorso, presso il Complesso monumentale San Giovanni, grazie al Premio Carlino D’Argento che l’ha inserita nel suo ricco calendario di iniziative.
Tra i relatori anche Aldo Costa, componente del Cda della Fondazione Politeama; Leo Pallone, presidente dell’Unione giuristi cattolici di Catanzaro; Spartaco Pupo, docente di storia del pensiero politico presso l’Unical e Valerio Donato docente di diritto privato presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Ad organizzare l’evento, l’associazione Premio Carlino D’Argento che ha visto i saluti di Yves Catanzaro, ideatore della manifestazione.
“Ho cercato di ricostruire non tanto l’episodio della morte in sé che è un episodio notissimo avvenuto il 15 aprile del 1944 di cui si conoscono esecutori e mandanti. A me interessava il significato politico simbolico di quella morte. Gentile non era un personaggio qualunque. Fu ucciso nel contesto della guerra civile. Personaggio simbolo per ciò che aveva rappresentato negli anni del fascismo e la scelta controversa di aderire al Rsi. Maestro di almeno due generazioni di intellettuali. Fondatore dell’enciclopedia italiana Treccani. La morte presenta enigmi non dal punto di vista giudiziario poliziesco, ma dal punto di vista culturale. Prima domanda: perché un personaggio aderisce al fascismo e sceglie di seguire il fascismo e l’Rsi nella sua avventura più estrema considerando che era di formazione liberale. Gentile aveva visto nel fascismo una sorta di prosecuzione del processo risorgimentale dopo la grande guerra e di unificazione politica del risorgimento. Certo, poi si capì che aveva preso un abbaglio, ma il quel periodo era plausibile. Alla luce della sua valutazione Gentile iniziò un lavoro di organizzazione culturale che rappresenta un altro aspetto interessante e tutto ciò che fa, e non solo la Treccani, ma tutti gli istituti che fonda gli sono sopravvissuti e li fa non per il fascismo ma guardando al futuro dell’Italia. Riteneva che l’Italia deve essere unificata non solo politicamente ma anche culturalmente. La Treccani è il caso simbolo dove vuole collaborino anche gli antifascisti perché secondo lui rappresenta un punto di riferimento della cultura italiana”.
Poi dice: “Gentile oggi si deve studiare primo perché è stato l’autore della riforma scolastica che ha strutturato l’ordinamento scolastico italiano e poi perché è stato uno degli ultimi intellettuali italiani che ha avuto una visione ampia, articolata e organica della storia del Paese: un intellettuale militante che è un modo di fare cultura che si è inventato Gentile che pensa di orientare la politica e di cui oggi non ne abbiamo bisogno”.
Dal canto suo, Yves Catanzaro spiega: “Il Premio Carlino D’Argento ha inserito al suo interno un momento di riflessione dove parleremo di una tematica particolare con il professor Campi che ha deciso di tornare qui per discutere di un momento storico particolare che è la guerra civile con un personaggio del tempo come Giovanni Gentile. Vogliamo dare gli strumenti al territorio per ragionare su momenti non visti in modo asettico, ma analizzato nel migliore dei modi avendo tutti gli elementi a disposizione”.
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