“Per me l’Eucarestia è riposo, forza, perdono, luce, speranza, attesa movimento, sorpresa e, soprattutto, amore che dà senso e colore ad ogni cosa”. Questo uno dei passaggi del libro “Cosa è la Messa?” di don Ricardo Reyes Castillo, edito da Cantagalli, presentato nei giorni scorsi nella parrocchia di San Tommaso d’Aquino a Pianopoli nell’ambito delle attività che il parroco, don Antonio Colombino, ha organizzato in occasione della festa patronale.
Don Ricardo Reyes Castillo
“La Messa – ha detto don Ricardo ai presenti, tra cui molti giovani, in quella che è stata una vera e propria catechesi – non è un rito e noi spesso la viviamo come un precetto che dobbiamo fare. La Messa, invece, è il restare di Cristo e l’Eucarestia, di cui noi ci nutriamo per diventare eucarestia vivente, è un incontro con l’amato. La Messa è come se fosse una sinfonia, o meglio ancora, un danzare, un insieme di movimenti che coinvolgono tutta la persona nel condurla all’incontro con Dio che è innanzitutto movimento perfetto, continuo e totale ed è luce, è un’esplosione che genera vita”. Dio, quindi, “è quel movimento totale, continuo e infinito di donazione che chiamiamo amore”.
I capitoli ed i paragrafi del libro, le cui illustrazioni sono state curate da suor Eleonora Maria Calvo dell’ordine Opus Matris Verbi Dei (Servi della Parola), rappresentano un vero e proprio cammino all’interno della Celebrazione Eucaristica con riferimenti ad esperienze personali che don Ricardo, con molta semplicità, utilizza per entrare nel cuore del lettore che, preso per mano da un macaco che accompagna un bambino alla scoperta della Santa Messa, attraversa i punti cruciali di ciò che è il cuore della fede, il luogo là dove Dio incontra ciascuno di noi con le debolezze e le fragilità che ognuno ha e che rappresentano quei vuoti che Dio vuole colmare con il suo amore. Ed in questo contesto, il peccato è anch’esso un elemento del percorso che ogni credente effettua durante la celebrazione. Infatti, “normalmente per peccato intendiamo la violazione di un ordine morale, ma peccare – dice don Ricardo – vuol dire qualcosa di più profondo. Significa sbagliare un bersaglio, mancare un fine. Possiamo dire che il peccato, più che un atto, è un assenza di movimento, una mancanza nell’agire, che porta a qualcosa di diverso dal fine che ci si era prefissati. Il peccato vero è, quindi, molto più in profondità di ciò che riusciamo ad individuare ed è proprio quel vuoto, quell’ombra della nostra vita che Dio vuole colare per poter rivelare la sua presenza”.
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