Nel pomeriggio di venerdì 10 gennaio, nella sala consiliare del Comune di Sersale, si è tenuto un incontro per discutere di cultura della legalità organizzato dall’associazione “Universo Minori”, presieduta dalla dottoressa Rita Maria Tulelli, in sinergia con l’amministrazione comunale di Sersale, guidata dal sindaco Salvatore Torchia.
Il convegno ha visto la partecipazione di illustri cultori dell’essere conforme alle prescrizioni della legge, in particolare, oltre al magistrato Manzini, erano presenti l’onorevole Angela Napoli, già membro della Commissione Parlamentare Antimafia e presidente dell’associazione “Risveglio Ideale”, la giurista Rita Maria Tulelli, presidente dell’associazione “Universo Minori” e autrice del libro “L’’invisibile mondo di Carlotta”, il sindaco della città di Sersale Salvatore Torchia, il monsignore Giuseppe Silvestre, presbitero e vicario episcopale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro – Squillace, teologo e cultore di diritto ecclesiastico e canonico, nonché docente dell’Istituto Teologico Calabro “San Pio X” e dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro.
Prevista la partecipazione all’evento anche dell’avvocato Maria Claudia Conidi del Foro di Catanzaro e autrice del libro “Un mondo invisibile” che ha espresso il suo pensiero per mezzo di un messaggio audio.
Il dibattito si è sviluppato partendo dalle pagine del testo scritto dal magistrato Marisa Manzini, la quale riveste il ruolo di Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Cosenza e di consulente della Commissione Parlamentare Antimafia. MIl libro, intitolato “Fai silenzio caparrasti assai. Il potere delle parole contro la ‘ndrangheta”, fa leva su un episodio vissuto in prima persona dallo stesso magistrato durante un’udienza, ovvero dalle minacce ricevute dal capo mafia Pantaleone Mancuso, afferente alla potente omonima cosca mafiosa, che le intima di smetterla di parlare, questo il punto di partenza dal quale poter poi analizzare in profondità le caratteristiche della ‘ndrangheta che affonda la propria forza nell’omertà, nella capacità di impedire che si parli della crudeltà e della prepotenza che la contraddistinguono. Il silenzio, a volte determinato dalla paura, altra volta dall’indifferenza, ne ha consentito diffusione e consolidamento anche al di fuori dei confini nazionali. È la forza della parola, il coraggio di denunciare, scrive il magistrato Manzini, che potrà distruggerla. I proventi del libro saranno devoluti all’organizzazione non lucrativa di utilità sociale “Feriti e vittime della criminalità e del dovere” (Fer. Vi. Cr. e Do.).
Dal dibattito si evince che la lotta alla criminalità organizzata non può essere condotta soltanto dall’iniziativa delle forze dell’ordine e della magistratura, ma deve essere condotta nella società civile, attraverso la sensibilizzazione della gente, attraverso l’abbattimento di quelle barriere culturali che per troppo tempo hanno visto nel tema delle mafie un tabù.
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