Primo Maggio, Tulelli: "Festa del lavoro amaro per i giovani: tra sogni e precarietà"

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images Primo Maggio, Tulelli: "Festa del lavoro amaro per i giovani: tra sogni e precarietà"
Rita Tulelli
  01 maggio 2025 10:56

di RITA TULELLI

Il Primo Maggio, festa internazionale dei lavoratori, torna a illuminare le piazze italiane con cortei, concerti e riflessioni. Ma dietro le bandiere e le celebrazioni, si nasconde una realtà ben più amara, soprattutto per i giovani: trovare lavoro, oggi, è un’impresa titanica. In Italia, la disoccupazione giovanile resta una delle più alte in Europa. Secondo i dati ISTAT, nel 2024 oltre il 22% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non lavora né studia. Una cifra allarmante che racconta di un Paese in cui il talento spesso si scontra con un mercato del lavoro frammentato, precario e scarsamente meritocratico. I giovani italiani si trovano a vivere una condizione di incertezza perenne. Dopo anni di studi, master, stage  spesso non retribuiti  si affacciano al mondo del lavoro senza garanzie. Contratti a tempo determinato, collaborazioni occasionali, partite IVA mascherate da lavoro dipendente: queste sono le offerte più comuni, quando ci sono.

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“Mi sono laureata con il massimo dei voti, ho fatto tre tirocini, ma a 28 anni vivo ancora con i miei genitori e lavoro part-time in un call center”, racconta Elisa, una giovane laureata in economia. La sua storia non è un’eccezione, ma un ritratto fedele della condizione di molti suoi coetanei. Mentre la retorica ufficiale celebra l’importanza del lavoro come fondamento della Repubblica, migliaia di giovani scelgono ogni anno di emigrare. Germania, Regno Unito, Paesi Bassi: mete preferite da chi cerca stabilità e riconoscimento. Dal 2008 ad oggi, oltre un milione di giovani italiani ha lasciato il Paese, privando l’Italia di risorse preziose e professionalità formate a caro prezzo.

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Le promesse si susseguono, ma le riforme strutturali latitano. I bonus e gli incentivi temporanei non bastano. Serve un cambio di paradigma: investimenti seri in formazione, innovazione e politiche attive per l’occupazione. Occorre ricucire il patto intergenerazionale e restituire ai giovani non solo un impiego, ma dignità, stabilità e futuro. Quest’anno, più che mai, il Primo Maggio deve essere occasione di ascolto. Non una passerella, ma un momento per accendere i riflettori su chi non ha voce. Perché un Paese che non dà spazio ai giovani è un Paese destinato a invecchiare non solo anagraficamente, ma anche culturalmente ed economicamente. In questo Primo Maggio, celebriamo il lavoro, ma non dimentichiamo chi, il lavoro, lo cerca senza trovarlo. Perché la festa ha senso solo se è davvero per tutti.

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