Processi trasferiti, a Catania la protesta delle Camere penali calabresi (LE INTERVISTE)

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images Processi trasferiti, a Catania la protesta delle Camere penali calabresi (LE INTERVISTE)

  03 febbraio 2025 12:33

Si è aperto a Catania con la protesta delle Camere penali calabresi contro i processi trasferiti, il maxiprocesso d’appello (236 gli imputati) nato dall’operazione della Dda di Catanzaro denominata Rinascita Scott contro i clan della ‘ndrangheta vibonese. La decisione di spostare nell’aula bunker di Bicocca a Catania il maxiprocesso per via dell’inagibilità (dall’ottobre scorso) dell’aula bunker dell’area industriale di Lamezia Terme (allagata dopo un’alluvione) non è andata giù ai penalisti calabresi che prima di entrare in aula (con l’avvocato Giuseppe Milicia) hanno letto un documento.

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In apertura dell’udienza il coordinatore regionale Avv. Giuseppe Milicia ha letto il documento alla presenza dei presidenti delle Camere penali calabresi, Francesco Iacopino, Renzo Andricciola, Giuseppe Bruno, Pino Aloi,  Antonio Alvaro e Francesco Siclari.

Ecco il testo del documento: “Abbiamo subito il trattamento previsto per i sospettabili quando ci hanno costretto a lasciare l'auto in aperta campagna lontano dai parcheggi dell'aula bunker di Lamezia. Abbiamo subito il trattamento degli asserviti quando hanno imposto l’agenda ossessiva da 170 udienze all'anno per sostenere la marcia forzata a garanzia della permanenza in vincoli dei presunti innocenti. Abbiamo subito il trattamento degli invisibili senza diritto di interloquire nemmeno sulle precondizioni per l’esercizio dignitoso dei diritti – affievoliti -, quando ci hanno negato l'opportunità di esprimere il nostro punto di vista nelle sedi nelle quali venivano messe a punto le inusitate distopiche soluzioni per rimediare all’inagibilità dell'hangar lametino. Sulla testa degli imputati e dei loro avvocati anche l'obbligata migrazione di massa verso sedi lontane. Sui loro diritti si scarica il fallimento dell'organizzazione militare della giustizia penale calabrese. Nel sistema di gestione militare dei maxi, i numerosi colleghi che hanno chiesto di partecipare al processo a distanza, prima hanno scoperto una nuova regola: quella dell'avvocato da collegare dal carcere più vicino a casa sua, anziché dallo studio professionale come previsto dalla norma. Poi 48 ore prima dell’inizio del processo, si sono visti revocare l'umiliante invito a presentarsi in carcere. Dovremmo averne abbastanza. Chiara ed inequivocabile la linea di tendenza: i diritti della difesa nel processo a gestione militare sono compatibili soltanto con la difesa che non li esercita. Manifestiamo quindi contro l’intollerabile degenerazione del sistema della "'Calabria giudiziaria' anche per i giudici che dovrebbero soffrire, come noi, la mortificazione del loro ruolo, che non si può esprimere in sintonia con l'alta funzione che svolgono, se non è garantita la dignità dell’imputato e del suo difensore”
 Tutto il collegio difensivo ha aderito alla manifestazione di protesta e dopo la lettura del documento tutti i difensori sono usciti dall’aula in segno di protesta.

 

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