
I magistrati della Corte d'Appello di Reggio Calabria hanno reso note le motivazioni della decisione che, a settembre, ha portato all'assoluzione con formula piena dell'ex senatore di Forza Italia, Marco Siclari, per insussistenza del fatto.
Questo verdetto annulla quello di primo grado che vedeva l'ex parlamentare condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere.
Siclari era accusato di scambio elettorale politico-mafioso del processo "Eyphemos", scaturito da un'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Secondo le accuse, il politico avrebbe ricevuto l'appoggio, per le elezioni politiche del 2018, dalla famiglia criminale Alvaro, e in particolare dal presunto capo Domenico Laurendi di Sant'Eufemia d'Aspromonte.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici hanno parlato di "mera suggestione", affermando con chiarezza che "l'insussistenza del reato è palese". Hanno inoltre specificato che non esistono prove di un supporto elettorale effettivo e concreto da parte di Domenico Laurendi (e quindi della cosca Alvaro) verso Marco Siclari e hanno sottolineato l'assenza di evidenze che Laurendi abbia concordato con gli Alvaro il sostegno a Siclari.
Anche ipotizzando Laurendi come reale sostenitore di Siclari, i giudici hanno evidenziato che non risultano metodi mafiosi nel procacciamento dei voti. Infine, hanno dichiarato che non è possibile dedurre, solo in base al successo elettorale di Siclari, l'esistenza di un patto illecito, precisando che la vittoria è stata il risultato di dinamiche completamente estranee a qualunque presunto accordo con la mafia.
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