DI EDOARDO CORASANITI
Assoluzione per l’avvocato Rocco Corda, Alfonso Pietro Salerno, Salvatore Scarpino: il fatto non sussiste.
Pena rideterminata per Santo Riilo, Carmine Riilo, Giuseppe Riilo a 8 anni di reclusione e 4 mila euro di multa.
Confermata la pena per Santo Maesano, Albano Mannolo, Leonardo Mannolo, Vito Martino, Domenico Riilo.
Si conclude così il processo di secondo grado scaturito dall’operazione “Kyteron”, definito come la terza gamba dei processi contro la ’criminalità organizzata di Cutro, che a fine gennaio 2015 portò all’esecuzione di 46 ordinanze di custodia cautelare e che smantellò la cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri. L’operazione si è svolta in contemporanea con le operazioni “Aemilia” e “Pesci”.
La decisione è arrivata oggi ed è stata letta a tarda serata dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, in riforma della sentenza del Tribunale di Crotone.
In primo grado l’avvocato Rocco Corda (assolto in Appello), accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa, era stato condannato a 6 anni e 8 mesi, oltre alla sospensione per tre anni dall’attività professionale.
Vito Martino, ritenuto il contabile della cosca Grande Aracri, era stato condannato a 15 anni di reclusione (confermata in Appello).
Condanne più pesanti anche per coloro che, secondo la Dda, sono ritenuti promotori di un’associazione mafiosa operante principalmente nel territorio di Isola Capo Rizzuto: Santo Maesano 12 anni (confermata in Appello).
Per Carmine e Giuseppe Riillo a 11 anni (pena rideterminata a 8 anni in Appello); Domenico Riillo a 16 anni (confermata in Appello)
Anche per Salvatore Scarpino (50enne accusato di aver svolto operazioni finanziarie per conto della cosca di Cutro e ora assolto in Appello) il tribunale lo aveva condannato a 10 anni di reclusione.
Il dipendente comunale accusato di tenere i rapporti con la cosca Alfonso Pietro Salerno (assolto in Appello), e difeso dai legali Dario Gareri e Sergio Rotundo, era stato condannato a 10 anni di reclusione.
Sette anni la condanna per Albano e Leonardo Mannolo (confermata in Appello), accusati tra le altre cose di estorsioni, minacce e porto di armi.
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