Riceviamo e pubblichiamo
di ANTONELLA COMES
"Voglio raccontare una storia di vita e di amore che sono certa si accomuni a tante persone che conosco e anche a tante altre che mi sono sconosciute. Credo che dovrebbe essere insito in noi provare amore per il prossimo, ma è ancor di più importante accertarci di sapere davvero chi è il nostro prossimo. Amore per il prossimo significa rispetto per coloro che sono diversi da noi, che si tratti di una diversità culturale, religiosa, del colore della pelle: loro sono il nostro prossimo, coloro che devono ricevere il nostro amore, il nostro rispetto e il nostro aiuto. Amore per il prossimo significa “fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi”. Ci piace essere insultati? Accettiamo chi non vuole conoscerci ma che ci giudica lo stesso e sempre in modo negativo? Siamo contenti di essere umiliati o considerati inferiori dalle persone? E quando sbagliamo, è piacevole il senso di biasimo e l’assenza di perdono che riceviamo? Se queste cose non le vogliamo ricevere mai, per nessun motivo le dobbiamo dare.
Non importa chi abbiamo di fronte, con quale sguardo incrociamo il nostro, l’amore non conosce eccezioni: o amiamo tutti o non stiamo amando nessuno. Dentro di noi l’amore insieme alla carità ci dovrebbe spingere a mettersi nei panni dell’altro e trovare il modo di essere davvero d’aiuto, senza aspettarsi nulla in cambio. Sono i sentimenti umani più alti e nobili che si possano sperimentare, ma anche i più difficili da mettere in pratica ogni giorno, distratti come siamo dal nostro ego. La diocesi di Catanzaro – Squillace, io, mio marito Antonio Nicoletta, Concetta Crisafi e Annarita Palaia da circa 10 anni abbiamo deciso di dare voce a chi non ne ha, portando nella nostra città la “festa dei popoli”, e con l’occasione far scoprire che in realtà siamo tutti diversi e tutti uguali. Siamo tutti diversi per tradizioni, colori, lingue, e questa diversità è una grande ricchezza per la nostra città, e per il nostro paese. Ma se si va un poco più in profondità, si può vedere che l’“altro” in realtà è esattamente come noi, con le nostre stesse paure e gli stessi bisogni.
Il covid per due anni ci ha fermati, ma a distanza di tutto questo tempo ci ritroviamo ancora una volta insieme ad affrontare l’“altro” e quest’ “altro” questa volta è il popolo ucraino. Quando guardo mia figlia Zoryana penso che poteva essere là a Kharkiv e proprio nell’orfanotrofio bombardato, penso ai tanti bambini che hanno perso tutte le loro cose, alle donne che hanno perso le loro case, i ragazzi che hanno perso il loro futuro e agli anziani a cui stanno rubando anche il loro passato. Questa guerra ci sta provando tutti ma non per questo ci ha fermati e devo ringraziare tutte le persone che ci stanno affiancando in questo momento.
Grazie a S. E. Mons. Claudio Maniago e al direttore della Caritas Don Roberto Celia che hanno messo a disposizione alcune strutture e canoniche della diocesi, tra cui quella di Squillace Superiore dove Don Vincenzo Iezzi e tutta la comunità hanno accolto, con tanto amore e disponibilità, 16 persone di cui 7 bambini, Mons. Pino Silvestre che ha aperto le porte del Monte a 6 persone di cui 3 bambini. Grazie al Rotary Club Tre colli, alla Fidapa, con i nostri ganci Mavì Raschellà e Annarita Palaia che hanno messo a disposizione tutte le loro conoscenze tra medici, medicine, beni di prima necessità e beni di cancelleria per i profughi che pian piano stanno arrivando in città. Grazie al dottore Grotteria che insieme ad altri due pediatri ha visitato i primi bambini arrivati e al dottore Raiola e al dottore Michele Zoccali che hanno aperto le porte dei due ospedali a bimbi con gravi problematiche, al Dottore Vincenzo De Filippo che ha dato la possibilità dei tamponi rapidi nelle farmacie della città e provincia. Non dimentico le tante associazioni e negozi come L’ “Ancer” che ha portato tantissimi giocattoli.
E poi in questi giorni una sorpresa davvero inaspettata da San Luca e dal suo sindaco Bruno Bartolo, dal preside Dott.ssa Margherita Sergi e la vicaria Maria Cristina Pizzata dell’Istituto Comprensivo San Luca di Bovalino e dal parroco Don Gianluca Longo della Chiesa S. Maria della pietà, con i quali abbiamo tanti anni fa condiviso un momento bellissimo e di comunione fraterna nella Cattedrale di Catanzaro durante “Canto di luce dove nessuno è straniero”, sono arrivati tantissimi beni alimentari, vestiario e cancelleria. Voglio ricordare queste persone non per far loro pubblicità ma solo e soprattutto perché quando iniziammo questo nostro cammino nel mondo dello straniero con tanto amore e tanta fede, facemmo nostra una frase di Henry Ford: “Trovarsi insieme è un inizio; Restare insieme è un progresso; Lavorare insieme è un successo” e vorrei oggi condividerla con voi oggi, perché solo così possiamo guardare avanti e dare dignità all’uomo sia esso straniero che italiano. Solo così come dice una famosa canzone: “Vedrai miracoli, se crederai, la fede non si può fermare quanti miracoli sono tra noi, condividerli potrai se crederai...”.
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