Si conclude oggi presso la Scuola di perfezionamento delle forze di polizia a Roma la prima Conferenza dei Focal Point del Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta). Presenti oltre all’Italia, l’Argentina, l’Australia, l’Austria, il Belgio, il Brasile, il Canada, la Colombia, la Francia, la Germania, la Spagna, la Svizzera, gli Stati Uniti e l’Uruguay.
Nato nel 2020, su iniziativa del Dipartimento della pubblica sicurezza e del Segretariato generale di Interpol, il Progetto ha l’obiettivo di “promuovere la lotta globale alla criminalità organizzata di matrice calabrese, per aumentare anzitutto la consapevolezza della minaccia, attraverso lo scambio di informazioni e di esperienze”, partendo dal modello investigativo italiano. In poco più di due anni il Progetto ha creato un network che ha consentito la cattura di 36 pericolosi latitanti in tutto il mondo, oltre ad aver favorito il riconoscimento di indicatori utili alle forze di polizia per intercettare l’infiltrazione dell’organizzazione mafiosa negli asset economici e finanziari dei vari Paesi.
In prima fila nella lotta alla ‘ndrangheta i procuratori della Repubblica di Reggio Calabria e Catanzaro, le terre da cui la ‘ndrangheta è partita per colonizzare oltre 40 Paesi nel mondo con i suoi traffici criminali
“La ‘ndrangheta non è un problema italiano ma mondiale - ha sottolineato Giovanni Bombardieri, procuratore di Reggio Calabria - ha assoldato i migliori professionisti per infiltrare le economie legali attraverso i proventi delle attività illecite, dialoga e fa affari con i più pericolosi cartelli criminali in tutto il mondo. Fino a poco tempo fa la cooperazione internazionale di polizia veniva attuata solo nella fase finale delle indagini, nell’esecuzione degli arresti e nella cattura dei latitanti. Oggi il coordinamento avviene molto prima perché occorre portare avanti le indagini contemporaneamente nei vari Paesi del mondo”.
“La ndrangheta è un fenomeno globale che non si vede. Il problema è di tutti e tutti insieme dobbiamo combatterlo in modo efficace”, ha concluso Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro.
“La ‘ndrangheta si è fatta holding criminale – ha spiegato il vice capo della Polizia e promotore del progetto, Vittorio Rizzi - non attacca più frontalmente lo Stato, è una mafia silente e pervasiva che inquina le economie legali, intossicandole con la corruzione e il riciclaggio. Il tempo che viviamo richiede la massima resilienza delle forze di polizia, che si devono adattare rapidamente agli scenari criminali che mutano rapidamente per massimizzare i profitti, approfittando del progresso tecnologico, dalle criptovalute fino al metaverso”.
“I CAN ci invita ad andare oltre alla normale propensione delle forze di polizia a mantenere nascosti i dati investigativi - ha ricordato Cyril Gout, director operational support and analysis di Interpol - Sotto la guida dell’autorità giudiziaria, occorre invece condividere informazioni ed esperienze, pur in modo riservato, con i colleghi che stanno combattendo la stessa minaccia. Si può avere un ritorno in termini di risultati solo rispetto a ciò si è messo in campo, condividendo le informazioni”. Nel corso dell’evento è stata presentata dal Centro di ricerca e analisi informazioni multimediali del dipartimento di pubblica sicurezza, insieme a Leonardo spa, la progettualità, in avanzato stato di realizzazione, di analisi documentale capace di correlare le informazioni di polizia con quelle raccolte sul web, anche in modo automatico. Nell’ultimo stadio della sua evoluzione sarà dotato di capacità predittive
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