di CLAUDIA FISCILETTI
"Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca", Gino Bartali.
Un eroe nello sport, ma anche nella vita. Leggenda del ciclismo, Medaglia d'oro al valore civile, Giusto tra le Nazioni, Gino Bartali ha fatto la storia e, a ricordarlo in questo mese dedicato alla memoria degli orrori avvenuti nella prima metà del Novecento, è l'incontro online organizzato per il "Progetto memoria", in cui sono state coinvolte cinque scuole del catanzarese; gli istituti comprensivi "Rodari" di Soveria Mannelli, "Casalinuovo" di Catanzaro, l'Ic di Serrastretta, l'istituto superiore "Costanzo" di Decolattura e il Liceo classico "Galluppi" di Catanzaro.
Un evento ricco di interventi, coordinati da Corrado Plastino, ideatore dell'iniziativa, docente dell'istituto Rodari e presidente della sezione Anpi del Reventino, tra cui quello del professore Unical, Mario Caligiuri che dopo aver ricordato quanto sia stata importante la figura di Bartali nel 1948, scongiurando una guerra civile in Italia che sarebbe scoppiata a seguito dell'attentato a Palmiro Togliatti, esprime un pensiero anche sulla Shoah e sull'importanza che hanno le scuole nell'insegnare questo determinato periodo storico: "Contribuiscono a formare gli anticorpi di cui abbiamo bisogno per vivere in questa complessa modernità".
Dopo i saluti dei dirigenti scolastici Maria Riccio (Casalinuovo) e Giuseppe Volpe (Ic di Serrastretta), a porre l'attenzione su quanto e se la Giornata della Memoria abbia veramente influito sulle coscienze degli italiani è Mario Vallone, presidente provinciale Anpi Catanzaro: "Vedo scrupoli intellettuali che tentano di ridurre a ragazzate o goliardate episodi di violenza non solo fisica ma anche verbale", e, ancora: "C'è una tendenza di ricondurre quello che è successo in quegli anni solo ai tedeschi, eppure anche il fascismo italiano ha avuto una grande fetta di responsabilità contribuendo in maniera notevole con deportazioni e uccisioni". Infine, dedica un pensiero a Gino Bartali: "E' un esempio bello, concreto, per le nuove generazioni e dimostra che in tutte le circostanze è sempre possibile fare qualcosa".
A prendere la parola, poi, è il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Malagò, che nei mesi scorsi, in sinergia con la Comunità ebraica, ha fatto apporre all'entrata del Palazzo H, sede del CONI, una targa in memoria di Bartali: "Per ricordare, a chi entra, che tanti sportivi ebrei che a quei tempi onoravano la maglia italiana, durante il ventennio fascista furono deportati".
E, ancora, l'intervento di don Roberto Tomaino a ricordare il rapporto di Bartali con la fede "ha aderito all'Azione Cattolica e dimostra come qualsiasi forma di totalitarismo è incompatibile con l'essere cristiano", oltre a quello di Barbara Aiello, prima rabbina donna, il cui padre era un soldato americano durante la Seconda Guerra Mondiale e, con i partigiani italiani, contribuì a salvare molti ebrei: "Gino Bartali ha visto l'odio ma non ha chiuso gli occhi, ha fatto qualcosa di importante".
Gioia Bartali, nel ricordare il nonno, ha raccontato come facesse dell'umiltà il suo cavallo di battaglia: "Mi considero fortunata perché è stato un privilegio poterlo vivere e vorrei che fosse il nonno di tutti". E, sul chiedersi perché Bartali si sia dedicato a salvare le vite degli ebrei, rischiando la propria vita: "Credo che sapesse da quale parte stare e scegliesse sempre la parte del giusto, oltre a voler rendersi utile, senza chiedere nulla in cambio. Penso che la sua storia possa insegnarci che la democrazia e i diritti umani non possono mai essere dati per scontati".
Dopo un intervento della professoressa del Casalinuovo, Pamela Stranieri che ha presentato due video fatti dagli studenti, uno dedicato alla memoria di Gino Bartali e l'altro un canto ebraico dedicato a Noemi Di Segni, ospite dell'evento e presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, è proprio quest'ultima a prendere la parola, a conclusione dell'incontro che ricorda: "Tutto quello che riguarda la responsabilità delle scuole è in prima linea, capendo che non solo bisogna studiare gli anni della Shoah, ma bisogna capire i fenomeni che ne sono la causa a monte e nei giorni di oggi".
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