Progetto Policoro Nazionale. Il catanzarese Francesco Costa il portavoce del gruppo nel saluto a Papa Francesco

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Francesco Costa con Papa Francesco
  08 giugno 2021 11:53

di FRANCESCO IULIANO

 Francesco Costa, 28 anni, insegnante di religione, originario del quartiere di Gagliano, da anni  impegnato nella diocesi di Catanzaro-Squillace nell’ambito del servizio per la pastorale giovanile regionale, è stato il portavoce prescelto per portare il saluto a Papa Francesco in occasione dell’udienza concessa dal Pontefice per il 25esimo anniversario del Progetto Policoro Nazionale.

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Un’iniziativa – questa - della Chiesa italiana che tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia. Un progetto con il quale si vuole affrontare il problema della disoccupazione giovanile, attivando iniziative di formazione a una nuova cultura del lavoro, promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile e costruendo rapporti di reciprocità e sostegno tra le Chiese del Nord e quelle del Sud, potendo contare sulla fattiva collaborazione di aggregazioni laicali che si ispirano all’insegnamento sociale della Chiesa. Il suo nome deriva dalla cittadina lucana (Policoro) che il 14 dicembre del 1995 ha ospitato il primo incontro voluto da don Mario Operti.
Domenica scorsa giovani ed adulti provenienti dalle diverse regioni italiane, impegnati, nel percorso formativo promosso dalla Chiesa italiana attraverso l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali ed il lavoro, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana, hanno raggiunto Roma  per incontrare Papa Francesco.

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“Noi animatori di comunità – ha detto Francesco Costa - siamo giovani che accompagnano altri giovani a creare impresa, cooperative, intraprendere attività lavorative e formare al senso del lavoro. La nostra missione è quella di metterci al servizio dei giovani, accompagnandoli, sostenendoli, e diventando insieme a loro protagonisti di questa storia e di questo tempo. Come ci suggerisce l’evangelista Luca, siamo “servi inutili” senza pretese se non quella di vivere con la gioia e la fatica del credere, con le fragilità, le speranze ed i tanti granelli di fede che ogni giorno condividiamo con i giovani che incontriamo per strada”.
Al Pontefice è stato offerta in dono una statua di San Giuseppe - realizzata da una delle tante cooperative sociali nate dal Progetto Policoro che offrono opportunità di lavoro per giovani disabili - ed un cesto con i "frutti" della terra di Calabria.

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Papa Francesco, nel ringraziare il gruppo ha commentato: “Sono lieto di condividere con voi il 25° del Progetto Policoro della Chiesa italiana. Ringrazio i due “portavoce” che lo hanno presentato ed estendo il mio saluto a tutti i giovani e i collaboratori coinvolti in questi anni. Ringrazio il cardinale Presidente e il Segretario generale, come pure coloro che vi accompagnano sul cammino formativo. E grazie per il bel dono della statua di San Giuseppe! Grazie! Il Progetto Policoro è stato ed è un segno di speranza, soprattutto per tanti territori del Sud d’Italia carenti di lavoro o che sfruttano i lavoratori. Oggi siete chiamati a esserlo in un modo nuovo – essere speranza è un modo nuovo –, perché questo importante anniversario capita in un periodo di forte crisi socio-economica a causa della pandemia”.

Nella sintesi del discorso del Pontefice, quattro verbi importanti: animare nel significato di “dare animo”; abitare, dimostrando che è possibile abitare il mondo senza calpestarlo; appassionarsi, adoperarsi, cioè, in uno stile che fa la differenza: la passione per Gesù Cristo e per il suo Vangelo. In ultimo, accompagnare. La presenza dei volontari del Progetto nei territori diventa così il segno di una Chiesa che sa prendere per mano.

“Cari giovani – ha concluso il Pontefice -, alla scuola del magistero sociale della Chiesa, voi siete già segni di speranza. La vostra presenza nelle diocesi possa aiutare tutti a comprendere che l’evangelizzazione passa anche attraverso la cura del lavoro. I 25 anni del Progetto Policoro siano una ripartenza. Vi incoraggio a «sognare insieme» per il bene della Chiesa che è in Italia. E vi incoraggio a fare chiasso. I giovani devono fare chiasso. Vi accompagno con la mia preghiera. Invoco sulle vostre famiglie e comunità la benedizione del Signore. E vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie!”.

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