di JASMINE CRISTALLO
Studenti al freddo, musei chiusi e dipendenti senza stipendio, l’immagine di Palazzo di Vetro simbolo di buona amministrazione si frantuma sotto il peso del debito milionario che grava sulle casse dell’amministrazione provinciale in gran parte provocato dai famigerati contratti derivati sottoscritti nel lontano 2007. Per 15 anni gli allarmi lanciati dalle opposizioni prima e poi dagli ispettori del Ministero dell’Economia, dalla Corte dei Conti, dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica sui rischi dello strumento finanziario utilizzato sono caduti nel vuoto. Ora tardivamente si cerca di trovare una disperata soluzione. Innanzitutto addossando tutta la responsabilità sugli uffici amministrativi dimenticando che quell’atto fu votato dal Consiglio provinciale, che la minoranza sollevò da subito perplessità e che lo stesso presidente Michele Traversa tranquillizzò i consiglieri sulla bontà della scelta.
Adesso l’interruzione unilaterale dei contratti espone ugualmente la Provincia di Catanzaro ad un duro contenzioso con le banche che certamente faranno di tutto per riottenere quanto meno i 45 milioni di capitale, ma anche la restante porzione di interessi ammontante a 15 milioni di euro. L’atto adottato dalla Provincia imputa in sintesi tutto ad un illecito comportamento delle banche. Se così fosse ci auguriamo che in contemporanea all’approvazione del documento il presidente Sergio Abramo abbia depositato una denuncia alla Procura nei confronti degli istituti bancari.
Resta da capire come sia stato possibile che per accorgersi del crack siano dovuti passare 15 anni e ben quattro presidenti. Qualcuno adesso dovrà spiegarlo alle famiglie degli studenti che rischiano di non poter andare a scuola, ai dipendenti dell’amministrazione, alle cooperative che in questi anni hanno gestito il patrimonio museale e ai cittadini tutti.
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