Riceviamo e pubblichiamo
Presso l’Amministrazione Comunale di Catanzaro, a fine novembre 2019, sono stati assunti in somministrazione per il Settore Politiche Sociali ed Abitative, 51 figure professionali (assistenti sociali, impiegati amministrativi, psicologi, mediatori interculturali, sociologi, educatori e pedagogisti), per la realizzazione di un progetto a valere sul Fondo Sociale Europeo, programmazione 2014-2020, Programma Operativo Nazionale (PON) "Inclusione", con intervento per l'attuazione del Sostegno per l'inclusione attiva sulla base dell’avviso pubblico n. 3/2016.
Dopo una partenza in pompa magna, con foto di rito e cariche pubbliche in bella vista, si è giunti al più triste epilogo che si potesse immaginare.
Innanzitutto bisogna dire che, grazie a queste assunzioni, il Settore ha potuto dare una risposta significativa alle numerosissime richieste dei cittadini, in merito ai vari bandi comunali, ai buoni spesa – erogati per ben due volte – alle verifiche del Reddito di Cittadinanza, con un notevole supporto all’ordinaria attività amministrativa e sociale.
Attraverso la loro esperienza professionale e il proprio contributo al Settore, queste persone hanno fornito quella doverosa vicinanza alla comunità più debole, e supportato un settore, privo di un numero adeguato di personale rapportato alla popolazione, per via delle numerose quiescenze. Tuttavia sin da subito, si sono evidenziate numerose falle organizzative e gestionali, quali assenza di spazi idonei per i colloqui, mancanza di scrivanie, di sedie, di personal computer ecc.
Perfino i citati mezzi informatici previsti sono stati acquistati, sempre con fondi comunitari PON, dopo ben sei mesi dall’avvio del progetto, ma sono stati destinati in minima parte ai ragazzi del PON, il resto è stato diviso tra il nuovo personale assunto e il deposito del Settore, in attesa di nuove assunzioni!
Anche durante l’alternativo collocamento in smart working, il personale ha continuato a lavorare utilizzando computer e rete internet personale, mosso dal solo senso di responsabilità e dovere.
Va sottolineato il fondamentale contributo che gli assistenti sociali del PON, dislocati nei 4 PUA (Taverna, Sellia, Tiriolo e Sersale) comprendenti ben 30 Comuni, ha fornito alle tante realtà comunali presenti sul nostro territorio, molte delle quali prive del servizio sociale. Gli Amministratori Locali degli stessi Comuni di Ambito, hanno riconosciuto il prezioso lavoro svolto e manifestato la volontà e, soprattutto, necessità di proseguire il Progetto, per come consentito dallo stesso Ministero.
Il contratto di somministrazione del Progetto Pon, vede la propria scadenza al 30/04/2021, tuttavia, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, viste le condizioni di particolare gravità in cui versa il nostro Paese, in particolare la Direzione Generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale, ha disposto, con D.M. n.44 del 15/01/2021, una proroga al 31 dicembre 2021 del termine delle attività progettuali, proprio al fine di consentire la conclusione delle stesse che, a causa dell’ emergenza epidemiologica, del periodo del lockdown, delle difficoltà connesse al distanziamento sociale ecc., hanno subito un forte rallentamento.
Va sottolineato che il Comune ha ancora a disposizione parte dei fondi Pon (fondi ancora non spesi) che potrebbero essere destinati alla prosecuzione dei contratti dei 43 professionisti in essere, anziché restituirli, creando non pochi nocumenti alla comunità in primis, ma anche alle altre amministrazioni comunali coinvolte, restituzione che diverrebbe un simbolo di mala gestio dell’amministrazione.
Questo è quanto chiedono i “professionisti del Progetto Pon” (purtroppo a oggi senza risposta) all’Amministrazione Comunale di Catanzaro, “darci la possibilità di proseguire il nostro lavoro fino al termine stabilito dal Ministero”.
Altrimenti dovremmo dire che il Progetto Pon è servito:
- Ad informatizzare il Settore;
- A gestire servizi di pubblica utilità in piena pandemia, con annessi rischi;
- A gestire uffici deserti a causa della carenza di personale in quiescenza.
Nonostante la proroga prevista dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ci ritroviamo alla fine con la consapevolezza di lasciare in sospeso un progetto rivolto a migliaia di persone fragili, le quali purtroppo, ancora una volta, saranno quelle destinate a rimetterci di più.
Non proseguire in questo Progetto significherebbe non solo lasciare a casa 43 famiglie, ma anche privare la comunità di un supporto costante e quotidiano e a farne le spese sarebbero come sempre i cittadini più bisognosi.
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