di CLAUDIA FISCILETTI
Quali sono le conseguenze della dad e come si svilupperà la scuola dopo la pandemia? Sono domande a cui si è tentato di riflettere questo pomeriggio nel corso dell'incontro "Quale futuro per la scuola?" organizzato dall'associazione Collevento.
La Sala Consiliare della Provincia di Catanzaro ha ospitato il dibattito che ha visto come protagonisti esponenti diretti dell'esperienza dad: professori e studenti.
L'incontro, moderato da Vittorio Corea (Collevento), ha analizzato il 'durante pandemia' e il 'dopo pandemia' partendo dalla riflessione di Giuseppe Piccione, studente del liceo Scientifico 'Siciliani' di Catanzaro: "La didattica a distanza è stato uno strumento utile in una situazione emergenziale. Senza non avremmo potuto studiare. La scuola è venuta incontro agli studenti, utilizzando varie soluzioni". E riguardo alla scuola che vorrebbe in futuro, Piccione ha spiegato: "Mi piacerebbe vedere una scuola innovativa ed inclusiva. La scuola tradizionale e i nuovi metodi tecnologici non devono per forza essere in contrapposizione ma possono creare una commistione. La dad si potrebbe attivare nei casi in cui serve, ad esempio, nel caso dell'allerta meteo. Ne ho parlato con la mia dirigente scolastica ma mi ha detto che questo non è previsto nel piano ministeriale attuale".
Ad intervenire, poi, è l'altra faccia della medaglia, il professore di matematica dell'ITTS 'Scalfaro' di Catanzaro, Vincenzo Rubino: "Ricordo che aderii subito alla dad perché la consideravo un'idea positiva che permetteva di non perderci di vista. Il mondo era cambiato e bisognava rinnovare il patto educativo tra professori e studenti. Nel giro di 3 mesi, però, si è trasformata in una tortura a domicilio, in cui si parlava di interrogazioni e verifiche. E' diventata l'antitesi di quello che avevo immaginato". E su l'uso della dad in futuro e sull'uso di strumenti più moderni a scuola, il professore Rubino ha aggiunto: "Non siamo realmente attrezzati per farne un uso costante e non penso che questa possa essere la linea futura. Per come la vedo io, il problema della scuola più in generale è il paradigma dello studente che fugge la scuola. Mi piacerebbe vedere più studenti che propongono".
Infine, per un focus su come e quanto la pandemia sia stata, in alcuni casi, una cassa di risonanza per l'aumanto di atti illeciti da parte dei ragazzi in dad, è intervenuto l'avvocato Antonio Strongoli: "Si tende a dare alla scuola un taglio di mera somministrazione di nozioni, quando in realtà è il fulcro della cultura che puo' essere anche usata per arginare il diffondersi della criminalità. Tale fenomeno, infatti, sembra essere aumentato dall'arrivo della dad. L'arginare determinati tipi di reati come dovrebbe avvenire? Penso, molto banalmente, che bisognerebbe parlare in termini pratici, quindi facendo comprendere ai ragazzi cosa è moralmente corretto e cosa non lo è, far comprendere quale condotta è penalmente rilevante e quale non lo è. Queste azioni illecite, altrimenti, potrebbero avere conseguenze drammatiche per un giovane".
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