Comitato pro-Gratteri. “Quel che le piazze non dicono”

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images Comitato pro-Gratteri. “Quel che le piazze non dicono”
Franco Cimino
  18 gennaio 2020 15:45

 Ci sono andato, in piazza Matteotti. Con i sentimenti e il pensiero di cui avevo precedentemente detto. Ci sono andato per il dovere anche di conoscere e di sapere.

Le piazze attirano sempre la mia attenzione. È la gente che mi attira forte. La piazza intesa non solo come spazio che possa riempiersi, una distesa bianca che si copra, a macchia d’olio, cambiando di colore. La piazza, invece, come folla che da anonima si denomina. E come progressiva affluenza di singole persone, che in qualche modo si incontrano pur non guardandosi e non parlandosi. Ogni persona, una testa e un cuore. Ogni piccolo gruppo, un interesse e tanti problemi. Insomma, se la scruti la piazza, se vi curiosi dentro, attraverso lo sguardo attento verso i singoli partecipanti, vi puoi trovare tante cose.

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Risposte ai perché non detti. E altri perché in attesa di nuove risposte. Insomma, la piazza parla, anche se nessuno l’ascolta. Parla, anche se la si considera, da molti anni in qua, folla che del sentir non importa, perché il sentire la voce che la arringa è l’unica cosa che importa a chi la vuol commentare e misurare sulla base del consenso offerto al capo di turno. Per me, che nelle antiche piazze della mobilitazione politica e ancor prima delle lotte giovanili e studentesche, ho formato buona parte della mia coscienza critica, la piazza significa, comunque, altro. Che va letto e interpretato.

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C’era poca gente oggi, rispetto alle attese. Servizio d’ordine e di sicurezza, con gli elicotteri a sorvolare ininterrottamente, quello delle grandi e pericolose manifestazioni, proprie delle grandi città, questo vi era, eccome. Dalla marea che avrebbe paralizzato la mia fragile Città, ne è salita fin qui assai poca. Non ho bisogno di attendere i numeri della Questura per quantificarla in poco più di duemila persone, forse meno. Si annunciavano addirittura pullman, non ne ho visto alcuno. Degli enti locali con i loro rappresentanti e gonfaloni, neppure l’ombra. La stessa cosa delle tante associazioni che vi avevano pubblicamente aderito. Giovani pochissimi, assenti le scuole e i movimenti degli studenti. Circoli culturali, ordini professionali e club service, parimenti ad esponenti del mondo della cultura, dell’Università e della scuola, nessuna notizia. La Chiesa, intesa come parrocchie e sue associazioni laicali, come non detto. Mancava pure la Città, pochi i catanzaresi e nessuna sua rappresentanza nelle varie articolazioni istituzionale e culturali.

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Dalla piccola tribuna, gli interventi brevi e appassionati, di persone e personalità, quasi tutte non calabresi e nessuna( mi pare) della Città Capoluogo e ospitante. Sicuramente, a scoraggiare parecchia gente c’è stato l’inatteso, e forse non gradito dagli organizzatori, incontro di ieri di Salvini e Gratteri( che io avrei cortesemente rinviato a dopo la campagna elettorale, in verità)e l’esplicito sostegno alla manifestazione dichiarato pubblicamente dal primo. Ma questo, da solo, non sarebbe sufficiente per una qualsiasi spiegazione, particolarmente se indirizzata ai giovani, agli intellettuali e alle scuole. Io alcune idee me le sono, però, fatte. Essendo, però, la questione molto delicato, ho bisogno di approfondirle, per me stesso, animo inquieto, e non per una qualsiasi cattedra, dove salgono in tanti, da cui insegnare al mondo la cultura antimafia. Un fatto è certo: chi voleva, oggi, fare di Gratteri l’icona della società perfetta, bastevole da solo a colmare il vuoto di politica e di prestigio delle istituzioni, non ha calcolato che la Calabria ha bisogno dell’opposto di questo. Ovvero, di molto altro più di questo.

Chi pensava di distinguere, dentro una piazza e una giornata, i calabresi buoni da quelli cattivi, ovvero che servisse molto mostrarsi qui per essere considerato buono, ha, pure involontariamente, alterato la sensibilità delle persone e il loro individuale sguardo sulla drammatica realtà e sulla propria coscienza di cittadino, che deve assumersi le proprie responsabilità dinanzi ad esse, finendo di autoassolversi per le proprie inadempienze politiche e civili.
Infine, chi è rimasto a casa per pigrizia o paura, o per andare agli incontri selezionati di questa brutta campagna elettorale ritenendo che fosse più conveniente farsi vedere da quel notabile che non da “ Gratteri”, oppure chi non ha superato il dilemma morettiano se fosse più visibile la propria persona andando in piazza o restandone lontano, ha lasciato un vuoto fisico, che sarà possibile di strumentalizzazioni non positive. Ovvero, di quelle antiche considerazioni, secondo cui non sia “ utile menar le mani contro il vento” che tanto in Calabria resterà sempre vano qualsiasi agire per la Giustizia e il Bene, che tutto il bello e il giusto comprende.


Franco Cimino

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