Associazione a delinquere, vilipendio di cadaveri, falso materiale e ideologico, truffa, sono le ipotesi della Procura della Repubblica di Palmi, condivise dal gip Francesco Petrone, che hanno condotto agli arresti, tra gli altri e a vario titolo, l’attuale sindaco di Oppido Mamertina, Bruno Barillaro, 67 anni, medico in servizio all’Asp di Reggio Calabria, e il sacerdote in pensione don Giuseppe Borrelli, 80 anni, ex arciprete della parrocchia San Girolamo a Cittanova.
Nell’elenco degli arrestati in carcere, invece, figurano l’ex custode del cimitero della cittadina della Piana di Gioia Tauro, Franco Ligato, e tre imprenditori di agenzie di pompe funebri: Francesco Galluccio, Serafino Berlingieri e Antonino Albanese. Nella lista dei ‘domiciliari’, ancora, oltre Borrelli e Barillaro, si contano tre agenti della polizia locale: Maria Cutrì, 47 anni; Francesco Felletti, 47 anni, e Vincenzo Ferraro, di 66 anni.
Ed inoltre, il titolare di un’impresa funebre Francesco Curulla, 68 anni; l’attuale custode del cimitero di Cittanova, Girolamo Franconeri, 61 anni; il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Salvatore Foti, 42 anni e quattro medici legali medici legali dell’Asp di Reggio Calabria: Osvaldo Casella, 66 anni; Domenico Mazzaferro, 62 anni; Arcangelo Padovano, 62 anni e Antonio Russo, di 62 anni, i quali, secondo l’accusa, “affermavano il falso e percepivano rimborsi spese dall’Asp di Reggio Calabria”, senza essere presenti alle operazioni di tumulazione ed estumulazione delle salme.
L'operazione "Aeternum", in totale, vede dunque 4 arrestati in carcere, 12 ai domiciliari, e 74 indagati. “Quella di oggi – ha detto il Procuratore della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti - che registra gravissimi reati. Conosciamo tutti bene la pericolosità della ‘ndrangheta, ma è anche necessario concentrarsi e lavorare sui reati delle pubbliche amministrazioni. E’ stato un lavoro certosino – ha proseguito il magistrato – ampio e di qualità, quello condotto dai carabinieri del gruppo di Gioia Tauro e della stazione di Cittanova, che hanno raccolto la denuncia di un cittadino cittanovese allorché tornando in paese e recatosi al cimitero, ha trovato un salma tumulata nello stesso loculo in cui era stato tumulato uno dei genitori. Non ci ha pensato due volte e si è recato alla stazione dell’Arma di Cittanova presentando la denuncia. La cittadinanza cittanovese – ha sottolineato Crescenti – viveva da tempo uno scoramento per le ingiustizie causate dalla gestione del cimitero, tant’è – com’è stato accertato dai carabinieri – sono stati evidenziati 470 casi di tumulazione ed estumulazione, senza i regolari permessi”.
Nel corso della conferenza stampa, svoltasi al comando provinciale dell’Arma, è stato inoltre reso noto il danno erariale dovuto alla mancanza del versamento delle spese comunali per le operazioni di polizia mortuaria, pari a 2,4 milioni di euro, trattenute indebitamente dagli indagati, in particolare dai custodi cimiteriali, i quali, comunque, rilasciavano certificazioni apparentemente regolari alle famiglie dei defunti. Pesante gli indizi a carico dell’ex sacerdote don Giuseppe Borelli, il quale “su impulso di Francesco Galluccio (ex custode del cimitero) e dell'impresa funebre ‘Santa Rita’, avrebbe contribuito a frodare il comune di Cittanova attraverso l'instaurazione di "un mercato parallelo dei loculi siti all'interno delle cappelle già intitolate alle ex Confraternite, facendole ristrutturare con correlativa estumulazione massiva di tutte le salme ivi sepolte, molte delle quali andate soppresse, e poi provvedendo, quando direttamente e quando attraverso l’intermediazione delle predette imprese funebri, alla “vendita” dei relativi loculi, la maggior parte dei quali liberati a seguito delle estumulazioni massive di cui sopra".
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