Per il presidente dell'associazione il canile è "sovraffollato"
18 settembre 2025 11:29di MARIA TERESA STINCHI*
Prendo spunto dai recenti accadimenti di Caraffa di Catanzaro, dove il Sindaco ha ordinato l’accalappiamento di 7 cani randagi, innocui ed accuditi da privati cittadini, per il successivo trasporto al canile di Torre Melissa, dove sono ammassati circa 1500 cani. Ormai da anni cerchiamo di interloquire con questa Amministrazione ma sempre senza alcun risultato. L’anno scorso siamo stati contattati sempre da questo Sindaco per il recupero di 4 cuccioli che stavano sul territorio e si era impegnato a dare la quota mensile del loro mantenimento. Speravamo fosse l’avvio di una collaborazione e invece poi così non è stato. A seguito di un incontro aveva anche espresso la volontà di non mandare piu’ cani a Torre Melissa ed a recuperare quelli che ancora si trovavano la’ e noi avevamo proposto di fare un censimento dei cani liberi sul territorio per avviare un piano di sterilizzazione. Nulla di tutto questo è avvenuto. I 4 cuccioli sono rimasti a carico nostro (meno male per loro), fatto salvo un contributo forfettario ed i cani si continuano a mandare a Torre Melissa, rimpinguando le tasche di ditte private a scopo di lucro. Costringere i poveri randagi ad essere trasportati in camioncini per oltre 100 km per finire in un canile sovraffollato, dove di certo non possono essere garantite le sgambature previste per legge e anche l’assistenza veterinaria dubitiamo possa essere garantita a pieno, non riteniamo possa configurare l’applicazione delle norme di tutela animale. A riprova di tutto questo, possiamo attestare le gravi condizioni di un cane proveniente da Rocca di Neto, il cui orecchio era completamente invaso da centinaia di vermi.
Inoltre, la notevole distanza non consente di poter praticare l’attività di volontariato prevista per legge, né tanto meno il controllo del servizio veterinario competente per territorio, essendo nel Comune di Crotone. Ci chiediamo se tutto questo sia legittimo. Questo avviene purtroppo non solo per il Comune di Caraffa di Catanzaro, ma per quasi tutti i comune della Regione e non da ultimo di recente anche a Catanzaro, laddove, a seguito della chiusura temporanea del canile di San Floro, imposta dall’Asp per motivi banali, così come riferito in un incontro dall’Assessore al ramo, il Sindaco ha autorizzato una convenzione con il canile di Torre Melissa, nonostante la ferma opposizione delle Associazioni. In Calabria, quindi, la politica sul randagismo consiste solo nel convenzionarsi con canili lager dove vengono ammassati migliaia di cani senza alcuna garanzia per il loro benessere e con lo spreco di centinaia di migliaia di euro provenienti dalle tasse dei cittadini. Nessuna prevenzione, nessun censimento sterilizzazione e reimmissione dei cani presenti sul territorio, sebbene previsto dalla vigente Legge Regionale e dal DCA e ripetutamente richiesto dalle Associazioni.
A questo grave stato di cose, si aggiunge il grave fenomeno, avallato dall’utilizzo dei social, della movimentazione di migliaia di cani del sud, ne sono stati stimati circa 4000 al mese, ma potrebbero essere di piu’, che vengono spediti al Nord ed all’estero, a mezzo di odiose staffette, dove vengono stipati 30 40 cani per migliaia di Km. Sebbene, vi siano anche buone adozioni, il fenomeno sfugge completamento a qualsivoglia controllo e pertanto ci si deve affidare alla buona fede di chi opera e di chiede il cane in adozione. Ma dai dati in possesso di chi sta affrontando la questione, vi sono state numerose inchieste giornalistiche e numerose Associazioni stiamo affrontando la questione, tutta questa buona fede non sempre c’è. Esiste un finto volontariato che opera solo per ricavare guadagni oppure opera male non avendo alcuna esperienza o struttura di supporto. Spesso sono infatti privati cittadini ad operare, sebbene la legge non glielo consenta, che si intestano un numero spropositato di cani con l’avallo dei servizi veterinari che consentono tutto questo, omettendo di fare i controlli. Da dati assunti con accesso agli atti da parte di un’Associazione del Cosentino, nelle province di Crotone e Cosenza, risultano intestati dal 2021 ad oggi, 7523 cani a privati cittadini che pero’ non sono i detentori effettivi e quindi non si sa che fine abbiano fatto. Si resta in attesa degli stessi dati per Lamezia Terme, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Inoltre, da un esperto di analisi dati appositamente incaricato dalla stessa Associazione, in base ai flussi forniti ed in base al numero dei post che vengono pubblicati quotidianamente, la cifra in realta’ supererebbe i 13.500 cani sempre nello stesso periodo. Molte malattie endemiche del sud, quali Lesmaniosi e Giardia incominciano ad essere presenti anche al Nord, dove nei canili sono presenti tante rinunce di proprietà di cani provenienti dal sud. I trasferimenti all’estero non consentono alcuna tracciabilità dei randagi, non essendoci un’anagrafe europea ed ovviamente si perde la giurisdizione Italiana che risulta essere quella piu’ favorevole.
Ed ecco che, quindi, esistono due filoni della tortura legalizzata dei randagi: l’una è il canile lager, l’altro, sorprendente perché operato da presunti animalisti, è il traffico di centinai di migliaia di cani che dal sud partono, in parte per il nord e in parte verso nazioni europee dove il randagio puo’ essere soppresso, laddove l’Italia è l’unico Stato in cui è vietata l’uccisione dei cani. E’ urgente e necessario che le Istituzioni Pubbliche, ad iniziare dalla Magistratura, pongano fine alla tragiche condizioni di esistenza di milioni di animali e perseguano duramente chi lucra su queste sofferenze.
*presidente associazione Bios
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