di CARLO CALLEGARI*
"Italia mia, benché il parlar sia invano..
Il 20 settembre prossimo noi cittadini in veste di legislatori costituzionali dovremo decidere se confermare o annullare la riduzione del numero dei Senatori e dei Deputati votata dalle due Camere.
Nei dibattiti precedenti le quattro votazioni necessarie alla revisione costituzionale si è colpevolmente trascurata l’indispensabilità della formulazione di un criterio per stabilire l’adeguato rapporto quantitativo tra eletti e cittadini per lo svolgimento delle funzioni del Parlamento, evidenziando una superficialità e una impreparazione proprie delle intenzioni demagogiche. Gli esecutori del taglio arbitrario hanno dato prova di ignorare che ad ogni qualità corrisponde la sua propria grandezza,relazione che non può mancare tra rappresentatività e rappresentanza di un’assemblea che non sia un assembramento, avallando con l'omissione un’implicita quanto inequivocabile accusa di irrilevanza del Parlamento, rivelatrice degli istinti autoritari e delle mire eversive di una classe immeritatamente dirigente e incolta. I vertici del calcio invece,innovatori ad oltranza di ogni regola per il miglioramento dello spettacolo, neppure concepiscono l’eventualità di un aumento a 12 giocatori per squadra o a una riduzione a 10, perché sanno che, alterando il punto d'equilibrio che trasfonde la quantità in qualità,si darebbe avvio ad un altro gioco. Certamente, questa purga, eseguita con l’impiego piratesco e avvilente dell’art. 138, alimentando e perpetuando la storia dei boicottaggi, delle aggressioni e dei tradimenti della Costituzione, non sorprende. Da fedeli continuatori, i politici della ufficiosa seconda repubblica hanno aggravato nelle scelte , nei comportamenti e nelle dichiarazioni l'opera di svalutazione della Costituzione, screditandola a documento di archeologia politica e culturale per peccato d'origine, e ad ostacolo,con i suoi principi, le sue regole e i suoi istituti di garanzia, ai cambiamenti della società italiana. Secondo tale visione gli equilibri istituzionali devono essere modificati per consentire al governo pienezza di iniziativa e libertà di azione , autonomizzandolo dai tempi e dalle procedure troppo politicizzate del Parlamento. Perciò le leggi elettorali, invece di consentire la formazione di assemblee rappresentative delle virtù e delle istanze materiali e ideali della nazione, sono state escogitate per dar vita artificiale a maggioranze governative gonfiate in un Parlamento assoggettato ai padrini delle elezioni. Quindi, in continuità con i due tentativi di modifica organica della Costituzione, il primo del centro-destra di Berlusconi-Bossi, l'altro del centro-sinistra di Renzi, respinti dal voto referendario, il taglio dei parlamentari, voluto dai Cinque Stelle,votato dal centrodestra per affinità elettive e dal centro-sinistra per un baratto per l’accordo di governo, insidia l'equilibrio della separazione dei poteri, rendendo il vuoto di potere creato nelle assemblee della volontà generale disponibile ad essere tradotto in potere improprio da qualsiasi maggioranza governativa.
Populisti, sovranisti, reazionari, riformisti per coazione, tutti sono accomunati nell’avversare la Costituzione, perché vivono come limite penalizzante l'autonomia dei cittadini incardinata nel Parlamento. Inevitabilmente, chi non vorrà votare per inerzia, ma assumere il ruolo di legislatore costituzionale, dovrà convincersi se rappresentanza e rappresentatività sono indispensabili alla democrazia parlamentare e se la riduzione dei parlamentari le depotenzia. Il consiglio è di leggere i verbali del 13 e del 18 settembre del 1946 della sottocommissione per la Costituzione. Gli interventi dei Costituenti analizzarono tutti gli aspetti della determinazione del numero dei componenti delle due Camere in un dibattito interrelato di proposte, controproposte, repliche ed approfondimenti dialoganti, trattando il rapporto tra i deputati e la popolazione nonché la proporzione tra Camera e Senato; considerando nel calcolo le costituende assemblee regionali e locali e giudicandole non concorrenti con quelle nazionali sia per le funzioni sia per il rango diverso delle loro norme, quindi ininfluenti per la composizione delle due assemblee nazionali; stigmatizzando infine, con le parole autorevoli di Luigi Einaudi, ogni riferimento ai costi come improprio e insignificante. La Commissione approvò per la Camera dei Deputati il rapporto di 1 eletto ogni 80mila abitanti, scartando la proposta di 1 eletto ogni 150mila abitanti come inadeguata alle funzioni dell’assemblea,lesiva del pluralismo e punitiva per le minoranze.
I sostenitori del Sì nel calcolare il rapporto tra eletti e popolazione commettono l'errore di sommare i componenti delle due assemblee, 400+ 200, che devono essere tenuti distinti, perché ogni elettore depone nelle urne due voti. Quindi per ogni quota di popolazione non si dà 1 eletto ma 1,5. L'equazione risulta: quota x: 1,5= 60 milioni:(400+200),quindi x o quota di popolazione è 150mila, proprio quella che i Costituenti giudicarono non democratica.
Accusare la Costituzione d'essere la palla al piede dell'Italia e la fonte dell’inefficienza dell'apparato statale è un falso artatamente confezionato e insistentemente propagandato, mentre è la sua mancata attuazione per un disegno del conservatorismo reazionario dominante in Italia a continuare a ritardare la democratizzazione dello Stato e a frenare la trasformazione della società italiana nello spirito degli ideali e dei principi costituzionali".
*Delegato del Partito Animalista Italiano
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