"Il gesto del sindaco di Jonadi, Fabio Signoretta, che ha avuto il coraggio di porre pubblicamente il tema della mancanza di un'adeguata informazione istituzionale sui referendum dell’8 e 9 giugno, è una sollecitazione che non può essere derubricata a semplice polemica — afferma Enzo Scalese, segretario generale della CGIL Area Vasta — ma che chiama in causa il cuore stesso della democrazia: il diritto dei cittadini ad essere informati per esercitare consapevolmente il proprio voto".
"Noi da settimane denunciamo il silenzio assordante che accompagna questa importante consultazione referendaria: si tratta di quesiti che toccano questioni fondamentali per milioni di lavoratori, precari, giovani, famiglie. Temi come i licenziamenti illegittimi, i subappalti selvaggi, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il diritto al reintegro, - spiega - non sono materia da pochi addetti ai lavori, ma riguardano la qualità del lavoro e la dignità della persona. Eppure, mentre su ogni altra campagna elettorale assistiamo a settimane di dibattiti televisivi e spazi dedicati, sui referendum sul lavoro regna una colpevole disattenzione, alimentata anche da scelte istituzionali discutibili".
"La scelta di un sindaco, di un rappresentante delle istituzioni locali, - prosegue - di farsi carico della domanda di informazione dei propri cittadini, rompe finalmente questa cappa di indifferenza e rassegnazione. Non è una provocazione, ma un atto di responsabilità. La partecipazione democratica si fonda sul pluralismo dell’informazione, non sul silenzio. La Costituzione parla chiaro: la sovranità appartiene al popolo e non c’è esercizio sovrano senza una piena consapevolezza delle scelte. È proprio questa la battaglia che come CGIL, anche a livello territoriale, stiamo portando avanti: non per difendere una bandiera di parte, ma per difendere i principi fondamentali su cui si regge una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Senza informazione non c’è libertà di scelta, senza confronto pubblico non c’è vera partecipazione. E ogni ostacolo a un dibattito libero e diffuso non è neutralità, ma è già una forma di orientamento subdolo del voto".
"L’8 e 9 giugno — conclude Scalese — non si vota su un tecnicismo giuridico, ma su un’idea di Paese. È per questo che ogni spazio di discussione, ogni occasione di confronto, ogni sforzo per spiegare ai cittadini il contenuto dei quesiti referendari deve essere non solo consentito, ma sostenuto. Ringrazio chi, come il sindaco di Jonadi, ha scelto di non girarsi dall'altra parte. Serve oggi più che mai uno scatto di coscienza democratica. La partecipazione si costruisce con la trasparenza, non con il silenzio".
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