Presentato a Palazzo Campanella il libro d’esordio del consigliere comunale e metropolitano reggino
23 giugno 2024 11:13«Sono emozionato come quando, dieci anni fa, all’età di 22 anni, per la prima volta mi ritrovai seduto negli scranni di Palazzo S. Giorgio e mi chiesi: “ma io cosa ci faccio qui?”». È un Filippo Quartuccio a tutto tondo quello che, nella Sala Monteleone di Palazzo Campanella a Reggio Calabria, presenta il suo libro d’esordio, “Un cuore in movimento”. Si tratta di 147 pagine intrise di passione, emozioni e impegno quelle scritte dal consigliere comunale e metropolitano reggino. E grazie alle domande e alle riflessioni di Daniela Scuncia e Raffaella Imbrìaco, l’autore è riuscito a raccontare e raccontarsi senza filtri.
«Questo libro – ha spiegato Quartuccio - è dedicato alle persone più importanti per me, quelle della mia famiglia, ed è scritto nella speranza che possa essere d’ispirazione per le nuove generazioni che hanno voglia di spendersi concretamente per il territorio».
In fin dei conti, “Un cuore in movimento” è la storia di un bambino che si ritrova adulto portandosi dietro, come una coperta di Linus, i propri sogni, i propri ideali ma che, anziché dissacrarli, sacrificandoli sull’altare del tempo e della consapevolezza, ha provato a trasformarli in realtà. Una connessione che è sembrato aver ben compreso il nipote del Delegato alla Cultura, un furetto biondo che, tra una corsa e l’altra, urla “ciao zio!”.
A determinare la scelta politica di Quartuccio, l’esperienza nel volontariato. «Ho incontrato tante persone in quella veste – racconta l’autore -, ma quella giovane donna che, con dignità e riservo, si approcciò alla mensa, mi colpì particolarmente. Aveva ceduto la sua fede nuziale pur di poter comprare qualcosa per sfamare la famiglia. Quel giorno decisi che avrei dovuto impegnarmi per migliorare le cose».
A impreziosire l’evento, la lettura di alcuni brani tratti dal volume da parte dell’attore Fortunato Verduci e Benvenuto Marra, moderatore della serata. E così, tra una domanda e l’altra, Filippo Quartuccio ha raccontato della sua prima volta a scuola, quando fu l’unico bimbo a non tirare il braccio della madre per tornare a casa, ma anche dell’importanza di stabilire un nuovo patto educativo tra genitori e insegnanti che aiuti i ragazzi di oggi nella crescita personale e sociale.
A sparigliare le carte è però Pasquale Caprì che, nei panni del sindaco Giuseppe Falcomatà, strappa sorrisi a tutti i presenti e spinge il delegato alla Cultura della Metrocity a raccontare un particolare aneddoto.
«Durante la prima consiliatura metropolitana, i rapporti con il Primo Cittadino non erano idilliaci e quando decise di assegnare le deleghe, mi propose la Protezione Civile. Risposi che avrei accettato solo la delega alla cultura perché la mia storia mi conduceva lì. Falcomatà disse di no, ma dopo due settimane mi richiamò per dirmi che ci aveva ripensato».
E la sua avventura politica, da giovane senza esperienza, lo ha costretto a studiare e imparare tante cose, a partire dalla differenza che passa tra una delibera e una determina.
«L’età non rappresenta un valore se non c’è nulla dietro – ha poi sottolineato -. Le persone vanno valorizzate per quello che possono dare a qualunque età. Per questo, dico a tutti di ricordarsi che siamo persone normali, impegnate nei palazzi istituzionali, per un certo periodo di tempo, con l’obiettivo di fare il bene comune. Prima di insultarci sui social – ha raccomandato -, ricordatevi questo».
Si va quindi più a fondo, alla ricerca del significato dell’impegno politico e della sua similitudine con l’impegno nel sociale.
«Lo spirito che li anima è simile – ha spiegato Quartuccio -, ad essere differente è la responsabilità intrinseca all’impegno stesso, un fardello più pesante da portare in politica. Il concetto – ha quindi aggiunto - è che ci si può spendere per gli altri se si ha un importante background valoriale a supporto, indispensabile se si vuole diventare persone di valore per gli altri».
In questo senso, significativa una frase tratta da “Un Cuore in movimento”: “Nell’occuparsi della comunità, un aspetto irrinunciabile è l’idea che su ciò che faremo, che avremo fatto, non ci sarà mai un diritto di possesso, ma di dono”.
E così, alla domanda “ha mai pensato di lasciar perdere tutto?”, Filippo Quartuccio risponde: «Tante volte ho pensato di dare le dimissioni, perché il non riuscire a realizzare quel che si vorrebbe è frustrante. Vi assicuro, però, che spesso non si tratta di mancanza di volontà ma iter burocratici infiniti. A 22 anni pensi di cambiare il mondo, adesso ho capito che bisogna non solo provare a realizzare qualcosa ma riuscirci».
La chiosa finale è una preghiera a tutta la città, a partire dai suoi conoscenti: «Quando mi incontrate, chiedete sempre “Cosa si dice a Palazzo S. Giorgio?” oppure “Cosa fa il sindaco?”. Ecco, ogni tanto sarebbe bello sentirsi dire un “Come stai?”… ne abbiamo bisogno anche noi».
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