Reggio Calabria, il Codacons denuncia Sorical per interruzione di pubblico servizio

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Francesco Di Lieto
  04 gennaio 2020 16:31

Il Codacons ha denunciato Sorical per la riduzione della somministrazione di acqua “potabile” nella città dello stretto.
Durissima la reazione dell’associazione alla riduzione idrica posta in essere per oltre una settimana a Reggio Calabria. 
Il Codacons ha chiesto, per voce del suo vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto, l’intervento della Procura della Repubblica perché “appare intollerabile le riduzione di un bene primario un bene per la popolazione”. 
"La nostra vita è legata all’acqua ed ogni attività umana dipende dalla possibilità di accedervi - continua Di Lieto - per questo motivo appare assolutamente vergognoso che Sorical ponga in essere quella che appare una vera e propria “estorsione”, capace di avere serie ripercussioni sulla salute pubblica. Ora basta . Siamo stufi di una gestione “prepotente ed arrogante” che impone ai comuni il pagamento di tariffe illegittime - perché determinate contro legem - e minaccia i Cittadini con metodi che ricordano quelli adottati dalla criminalità.
O il Comune paga o riduco l’acqua. Il Codacons chiede, quindi, alla Procura di Reggio Calabria di verificare la sussistenza del reato di interruzione di pubblico servizio ed estorsione". 
Il Codacons si rivolge anche alla Regione, socio di maggioranza di Sorical, rammentando che l’acqua è dei Calabresi.

"Dai sindaci – prosegue Di Lieto – ci aspettiamo il massimo sostegno ed una forte coesione davanti una battaglia di civiltà che, prescindendo dalle posizioni ideologiche e partitiche, deve mirare alla tutela delle famiglie calabresi“.

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Un principio, quello dell’acqua quale bene comune, per il quale gli amministratori ”potrebbero anche dimettersi per tutelare i loro concittadini“, incalza ancora il Codacons. "Del resto, rimanere immobili dinanzi a tariffe palesemente illegittime e farle pagare ai propri cittadini è da corresponsabili. Le tariffe in Calabria rappresentano una vera e propria truffa, perpetrata nel silenzio generale e con complicità diffuse, che ha portato i calabresi a pagare tariffe maggiorate per 200 milioni di euro. Una somma spaventosa ma che, se non si interviene, negli anni sarà destinata ad aumentare. Se c’è ancora qualcuno che non crede a questa “grande truffa”, provi a seguire il nostro ragionamento – insiste Di Lieto – in Calabria la gestione degli acquedotti è stata affidata dall’1 novembre 2004, ad una società per azioni, la SoRiCal, partecipata dalla Regione (53,50%) e dalla multinazionale francese Veolia (46,50%). Il legislatore prevedeva che, per quelle gestioni nelle quali il servizio idrico non era integrato ma avveniva in maniera disgiunta – come, appunto, in Calabria – la competenza per determinare gli adeguamenti tariffari era del Cipe ovvero dello Stato. In Calabria, invece, gli adeguamenti per gli anni 2004, 2005, 2006, 2007 e 2009 sono stati stabiliti con atti della Regione mentre nel 2009 e nel 2010 lo ha fatto direttamente SoRiCal. Un capolavoro. Nel luglio del 2009 la Corte Costituzionale ha ribadito la competenza esclusiva dello Stato negli adeguamenti delle tariffe idriche. Quindi la Regione non poteva e non può aumentare le tariffe”.
“Eppure in Calabria non furono annullati gli atti illegittimi (tanto pagano i cittadini) e le tariffe non furono riportate nei binari della legalità sancita, come detto, da quella sentenza della Corte Costituzionale. Dott. Bombardieri, visto il complice silenzio dei sindaci - conclude la nota del Codacons - ci restituisca la legalità nelle tariffe dell’acqua".

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