
Il Consiglio comunale di Reggio Calabria ha votato l’incompatibilità a sindaco di Giuseppe Falcomatà. Eletto con oltre diecimila voti di preferenza in Consiglio regionale alle recenti elezioni del 5 e 6 ottobre nella lista del Pd, Giuseppe Falcomatà lascia Palazzo San Giorgio, sede della municipalità, e la presidenza della Citta Metropolitana, dopo undici anni ininterrotti di mandato. La seduta consiliare odierna ha però sancito la profonda spaccatura tra il sindaco e un gruppo di sette consiglieri del Pd (Giuseppe Marino, Franco Barreca, Santo Bongani, Filippo Quartuccio, Giuseppe Sera, Enzo Marra e Nancy Iachino), i quali hanno firmato un documento - dopo avere lasciato l’aula consiliare a conclusione della votazione sull’incandidabilità di Falcomatà - rivolgendo allo stesso l’invito a ritirare i decreti di nomina di tre nuovi assessori e di due manager destinati alle società partecipate dell’Ente, decisi tre giorni fa dall’ex primo cittadino.
Con l’iniziativa odierna, il gruppo dissidente, forte del sostegno nazionale della segretaria Elly Schlein, del segretario regionale, del senatore Nicola Irto, e di Giuseppe Panetta, neo segretario provinciale del Pd, ha chiesto a Falcomatà l’immediata revoca degli atti di nomina (“per rottura del patto di maggioranza”), pena il voto di sfiducia a cui, probabilmente, si agganceranno i dieci consiglieri comunali della minoranza di centrodestra, che avrebbe come effetto immediato lo scioglimento del civico consesso e il ricorso al commissariamento prefettizio in vista della tornata elettorale della prossima primavera.
Giuseppe Marino, che ha illustrato in aula i motivi di dissenso dei sette consiglieri del Pd con Giuseppe Falcomatà, ha sottolineato “che non vi sono motivi personale nei confronti del sindaco, ma solo ed esclusivamente politici”. Marino ha ribadito che Falcomatà “avrebbe dovuto convocare la sua maggioranza, considerando che solo pochi mesi ci separano dalle nuove consultazioni, che sarebbe stato utile allargare questa discussione a tutte le forze politiche del Centrosinistra, che pensiamo sia ancora possibile, provando a ricompattarci. Altrimenti assumeremo decisioni forti e definitive”. Il voto di sfiducia, appunto.
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