di STEFANIA PAPALEO
Sentenza storica a Reggio Calabria. Riconosciuto il nesso casuale diretto ed esclusivo tra cancerogeni da esposizione professionale e neoplasia polmonare, il Tribunale della città dello Stretto ha condannato l’Inail di Reggio Calabria al pagamento della rendita alla vedova di un operaio della ex Omeca (Officine meccaniche calabresi), vittima dell’amianto, in accoglimento della tesi dell'avvocato Ezio Bonanni, presidente nazionale ONA.
L'avvocato Ezio Bonanni
Grazie a una corposa perizia prodotta dal consulente oncologico dell'Ona, Pasquale Montilla, che ha dimostrato il nesso di casualità tra malattia contratta ed esposizione professionale ad agenti cancerogeni, i giudici hanno così scritto una pagina importante nella storia della lotta al fianco delle vittime dell'amianto, anche se - unica nota stonata - a distanza di 3 mesi nulla è stato ancora erogato alla vedova dell'operaio morto per un tumore al polmone a 83 anni e alla quale toccheranno circa 150mila euro di arretrati e una rendita di 2mila euro al mese.
Tumore contratto a causa dell’esposizione all’amianto e ai fumi derivati da manufatti contenenti amianto, nell’azienda che produceva rotabili ferroviari per il trasporto di persone e merci, ha dimostrato il dottore Montilla, permettendo di presentare il conto rispetto alle responsabilità della società che, il 1 gennaio 1992, divenne Breda Costruzioni Ferroviaria S.p.A., poi fusa in Hitachi Rail Italy S.p.A.
L’operaio, che aveva lavorato per anni come carrellista e come addetto alla gru, aveva ottenuto nel 2001 il riconoscimento dei benefici amianto per esposizione professionale; tuttavia, dopo la sua morte, avvenuta nel 2017, l’Inail aveva comunicato alla moglie il rigetto della domanda amministrativa, per cui alla stessa non era rimasto che rivolgersi all’Osservatorio nazionale amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, ottenendo finalmente giustizia.
L’Inail da parte sua aveva contestato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e il carcinoma, sostenendo che l’operaio era malato da tempo, già nel 2008, e che aveva contratto il tumore soltanto 10 anni più tardi. Il periodo non sarebbe coinciso con il periodo di latenza proprio delle patologie asbesto correlate.
Il consulente tecnico, però, aveva sostenuto che “tale esposizione può ragionevolmente essere considerata una concausa nello sviluppo del carcinoma polmonare che ha condotto a morte il periziando”. Così la vedova ora, finalmente, riceverà circa 150mila euro di arretrati e una rendita di 2mila euro al mese.
“Continueremo a batterci – ha dichiarato Massimo Alampi, responsabile Ona per Reggio Calabria - per gli operai della ex Omeca, come per i ferrovieri e tutte le vittime dell’amianto, perché sono tante. Dopo la condanna dell’Inail andremo avanti per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti dalle vittime e dalle loro famiglie”.
“La situazione è spesso la stessa – ha commentato il legale - l’INAIL nega i riconoscimenti e per ottenere giustizia sono necessari lunghi procedimenti giudiziari che sottopongono le famiglie, già fortemente provate dalla perdita di un loro congiunto, ad un forte stress”.
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