Regionale e libertà d'informazione, Granato (M5S): "Sono al fianco dei giornalisti che vogliono denunciare episodi di condizionamento"

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images Regionale e libertà d'informazione, Granato (M5S): "Sono al fianco dei giornalisti che vogliono denunciare episodi di condizionamento"
Bianca Laura Granato
  21 dicembre 2020 16:30

“Siamo alle porte di una lunga campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale visto che, quasi certamente, la data utile per la consultazione verrà spostata a primavera inoltrata. Questo significa che per mesi saremo sommersi da fiumi di inchiostro sotto forma di comunicati, interviste, propaganda politica che fagociterà l’informazione quella fatta delle notizie utili ai cittadini per capire davvero quello che succede, dietro le formule di facciata. Mai come in questo momento serve una stampa libera, giornalisti autonomi da condizionamenti di carattere politico ed economico in particolare: ne va della solidità della democrazia”.

E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato (M5S) componente della commissione permanente Pubblica istruzione e beni culturali.

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“Sono state diverse le occasioni in cui ho avuto l’opportunità di denunciare la mancanza di libertà delle testate calabresi rispetto alla politica locale – afferma Granato -. C’è chi per questa libertà negata ha rinunciato anche alla sua vita, è il caso del giornalista Alessandro Bozzo, di Calabria Ora, il cui editore è stato condannato a quattro mesi di reclusione perché gli aveva imposto “tramite minaccia” di rinunciare ai benefici di un contratto di lavoro a tempo indeterminato come condizione per continuare a lavorare nel giornale. Ma è questo è solo uno degli esempi più drammatici che possiamo fare rispetto ad un contesto lavorativo sempre più condizionato spesso dal bisogno di validi professionisti malpagati e sfruttati da editori “non puri” che utilizzano i giornali come strumento per veicolare interessi personali, e degli amici politici di turno. O peggio ancora, perseguitati dalla criminalità organizzata e quindi costretti a vivere sotto scorta, o ancora penalizzati dalla politica perché considerati distanti dalle proprie posizioni, o semplicemente autonomi”.

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“Quello che voglio lanciare – rimarca la senatrice - è un messaggio di solidarietà e di disponibilità a qualsivoglia azione di denuncia che rivolgo a tutti i giornalisti calabresi che vivono la stessa situazione. A partire da coloro che, assunti con questa qualifica in Regione Calabria, sono stati demansionati per far posto a soggetti più disponibili a soddisfare le aspettative dei nuovi inquilini della Cittadella e di Palazzo Campanella che ora sono in attesa di stabilizzazione. Su questo, in particolare voglio ricordare che il ministero delle Finanze per il quinquennio 2008-2012 ha rilevato quasi 3,5 milioni di euro di “importi illegittimamente riconosciuti” a 5 giornalisti del Consiglio regionale e 2,1 milioni di euro ai giornalisti della Giunta. La nuova amministrazione regionale, come le precedenti, non ha ritenuto opportuno avviare procedure corrette e concorsi pubblici seri e trasparenti, ai sensi tra l’altro della legge 150 del 2000 che istituzionalizza la Comunicazione pubblica, che viene riconosciuta esplicitamente dall’apparato normativo italiano: questo significa che negli Uffici stampa di una Pubblica amministrazione si accede per concorso. Invece, nella Regione Calabria, sia l’ufficio stampa della Giunta che quello del Consiglio regionale, continuano ad essere costituiti da fedelissimi delle forze politiche di maggioranza, individuati sulla base si una short list che raccoglie professionisti da selezionare non sulla base dei curricula e quindi di bravura ed esperienza, ma su base fiduciaria. Sto seguendo passo passo le situazioni che interessano i giornalisti liberi calabresi, per cui nutro la massima stima – conclude la senatrice Granato - e farò qualsiasi cosa in mio potere per consentire loro di dare il loro contributo al cambiamento di questa sfortunata regione, certa che purtroppo la palude in cui siamo impantanati sia dovuta in larga parte anche alla mancanza di una stampa libera”.

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