Regionali 2021. Intervista a Luigi de Magistris: "Vi racconto il mio progetto rivoluzionario per la Calabria"

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“Io partecipo per vincere. Se andrà male farò opposizione, ma il mio obiettivo è costruire un progetto per vincere”

  23 gennaio 2021 15:12

di STEFANIA PAPALEO

Pm a Catanzaro dal ‘96 al 2008, con un intervallo di 5 anni a Napoli. Contro tutto e tutti, senza fare sconti a nessuno. ‘Ndrangheta, massoneria deviata, divise infedeli e colletti bianchi. Nelle carte delle sue inchieste c’era il quadro della Calabria peggiore. Quella Calabria che Luigi de Magistris non ha dimenticato, neanche dopo la decisione del Csm di sospenderlo dalle funzioni di pm nel 2008. Seguì l’abbandono della magistratura e l’impegno in politica, che oggi riporta Luigi de Magistris  in Calabria. “Mi candido per vincere”, esordisce con sicurezza l’attuale sindaco di Napoli, raccontando il suo progetto rivoluzionario per una terra che dice di amare e volere cambiare. Ma la Calabria quanto lo ama?

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Luigi de Magistris torna in Calabria. Perché?

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“Per amore della Calabria. E’ un’avventura politica affascinante per la costruzione di un programma che veda i calabresi protagonisti del loro riscatto e di uno sviluppo diverso di questa terra rispetto a quella che la politiche regionali degli ultimi anni hanno realizzato. E poi perché, coincidendo con la fine del mio mandato di sindaco a Napoli, comincio una nuova avventura politica sempre al Sud e per l’autonomia del Sud, in questo caso della Calabria, per dimostrare insieme ai calabresi che il Sud è orgoglio, dignità, forza e non zavorra”.

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Qualcuno parla di questa candidatura come di un’ultima spiaggia politica proprio perché coincidente con la fine del suo mandato a Napoli.

“Ogni cosa finisce e ne inizia un’altra, questa è la quarta volta che mi candido e non  ho bisogno, come qualcuno ha voluto malignare, di trovare un posto. A me piacciono le sfide e mi sono sempre andato a prendere le preferenze, dimostrando di conquistarmi il consenso delle persone perché non calato dall’alto. La mia è una grande sfida, ma è anche un grande rischio. Dopo dieci anni di sindaco a Napoli non avrei certamente avuto problemi a  collocarmi. La mia candidatura serve, invece, a rompere gli equilibri e costruire una forza di governo alternativa in Calabria”.

Chi saranno gli amici e chi i nemici..

“Non mi piace parlare di nemici in politica. Sicuramente saremo antagonisti in quel sistema che ha gestito in modo opaco la spesa pubblica, fondamentale per lo sviluppo di quella terra, quindi ci schiereremo contro il ceto politico dominante che ha governato la Calabria negli anni, mettendo su una coalizione aperta ai collettivi, ai militanti, agli esponenti della politica che hanno operato con la schiena dritta, ad associazioni, reti civiche, a quella realtà calabrese che esiste ed è forte, ma non è mai riuscita a unirsi per provare a governare la regione. La nostra sarà così una rivoluzione culturale, sociale, politica ed economica da attuare attraverso il governo della Calabria”.

Non teme la vendetta di quella parte di politica che ha indagato nella sua veste di pm a Catanzaro?

“Ormai ci sono abituato. Ricordo ancora la frase di Giuseppe Chiaravalloti, quando disse “lo costringeremo per tutta la vita a difendersi". Sono abituato a difendermi, ma ho imparato a fare contropiede e a segnare. Non temo nessuno, il nostro deve essere un grande lavoro collettivo”.

A storcere il naso c’è anche Jasmine Cristallo (leader delle Sardine), che ha parlato di autocandidature e fughe in avanti.

“La mia è una candidatura dal basso e ho sempre lavorato tra la gente, sono un sindaco di strada e posso essere un presidente tra la gente e sul territorio. Forse piuttosto qualcuno che nasce dal basso si è fatto abbindolare dai palazzi romani e ritendo quello delle Sardine un movimento interessante che non può, a sua volta, non guardare con interesse al nostro progetto”.

L'idea di candidarsi è tutta "farina del suo sacco"?

“E’ farina delle sollecitazioni venute dalla Calabria  e ovviamente il frutto di una mia decisione, proprio come feci 12 anni fa quando mi candidai al Parlamento europeo e, soprattutto, a sindaco di Napoli, con sollecitazioni che arrivavano a candidarmi quando ancora mi trovavo in Calabria. E oggi che vivo a Napoli, viceversa, mi arrivano  dalla Calabria, come sempre dalle persone, dagli affetti creati negli anni, dalle sensibilità comuni. La mia può essere considerata una scelta di cuore”.

Il suo obiettivo è vincere, ma in politica, lei mi insegna, ci sta tutto e il contrario di tutto. E se va male che farà?

Io partecipo per vincere. Se andrà male farò opposizione, ma il mio obiettivo è costruire un progetto per vincere”.

Si dice che il procuratore Nicola Gratteri “tifi” per lei. Da Governatore come pensa di supportarlo?

“Non voglio parlare di supporto. Penso che, invece, vanno tenuti ben distinti i ruoli della magistratura e della politica, perché altrimenti non fa bene quando si entra in ragionamenti di questo tipo. Io mi pongo in questo modo:  vicinanza assoluta alla magistratura autonoma e indipendente che svolge, con coraggio e indipendenza, il suo lavoro, con la denuncia forte delle commistioni e delle collusioni che c’erano allora fortissime e che, ancora oggi, ci sono nella magistratura calabrese. Ecco perchè guardo con molto interesse e sostegno all’azione giudiziaria che ho visto negli ultimi tempi esercitarsi in Calabria in modo coraggioso e competente. Ma lo faccio da ex pm, da uomo delle Istituzioni, da italiano e da candidato a presidente della regione”.

"Rinascita scott" e "Basso profilo" sono le ultime inchieste che, in ordine di tempo, hanno scosso la Calabria. Cosa è cambiato dal 1996 ad oggi?

“In Calabria ho svolto le funzioni di pm dal ‘96 al ‘98 e poi dal 2003 al 2008. Cosa è cambiato? Se guardiamo ai procedimenti penali e agli indagati, sembra di tornare indietro negli anni e che non sia cambiato nulla, pensando soprattutto alle mie indagini, anche più ampie di quelle di adesso. Ma io avevo un procuratore che mi ostacolava, mentre oggi è proprio il procuratore a sostenere i suoi magistrati e ad agire da protagonista”.

Ma se nulla è cambiato, le sue indagini a cosa sono servite?

“Sono servite molto se pensiamo che in questi 10 anni il mio lavoro è ancora attualissimo. Credo di aver contributo a disvelare un processo criminale che, aldilà delle inchieste, ha fatto capire ai calabresi dove stava la menzogna di Stato e quello è servito come punto di non ritorno, tanto è vero che quello che sta venendo fuori negli ultimi tempi dimostra proprio la valenza del lavoro che avevo fatto”.

In Calabria arriverà un fiume di denaro pubblico. Come lo gestirebbe per arginare le mire della ‘ndrangheta?

“Ecco, questa è la vera sfida, perchè questo è un fiume enorme di opportunità per il cambiamento, lo sviluppo, la lotta alle diseguaglianze, ma anche una grande opportunità per il “partito della spesa pubblica”, che va a braccetto con la criminalità organizzata. Ma se vinciamo, ci penseremo noi a spezzare il legame che unisce pezzi di criminalità organizzata al mondo degli affari, della politica e delle  istituzioni. Gestiremo i fondi pubblici nell’interesse della Calabria, con le garanzie mie che conosco il sistema che ho contrastato a Napoli, dove ho spezzato il legame tra camorra e politica al Comune, avendo intorno a me persone autonome, oneste e coraggiose”.

E per la Calabria la squadra è pronta?

“No, perché si farà con la gente di Calabria che incontrerò. Ho iniziato adesso il viaggio, con idee chiare sul programma e sulle cose da fare e, solo al termine, metterò a punto il programma definitivo”.

Sul carro dei vincitori non ci sarà solo lei e allora con chi si alleerà per fare la maggioranza?

“Sono stato già impegnato in telefonate, video conferenze, non ancora incontri ufficiai. Carlo Tansi è stato uno dei primi, ma tanti saranno gli approcci propedeutici alla costruzione di una coalizione civica larga e plurale. Non sarà un pensiero unico, ma contemplerà il mondo politico che vuole il cambiamento. Io sono un uomo di sinistra, ma non mi collocherò in uno schieramento di centrosinistra. La mia candidatura è indirizzata alla Calabria  e ai calabresi tutti. Il mio è un progetto rivoluzionario, senza alcun sbarramento ideologico. Quando parliamo dell’opera che ho intenzione di realizzare, mi riferisco a me e a chi mi affiancherà, persone che non tradiscono e che sono fuori da quel sistema politico”.

Parliamo di sanità. Lei arrivò addirittura a sequestrare l’ospedale “Pugliese” di Catanzaro…

“Nel 2004 o 2005 l’ospedale era commissariato. Ora la sanità è tutta ancora commissariata. E una delle prime cose che farò sarà di battermi per tornare alla normalità. Basta con il commissariamento, si deve tornare alla gestione ordinaria, con capacità di investimenti per operazioni che servono, ma non quando sono mal gestiti e producono sperpero del denaro pubblico”.

In una intervista a ridosso della fine della sua carriera di pm a Catanzaro si definì “socialmente pericoloso”. Quello fu solo l’inizio della storia che tutta Italia conosce, ovvero del cosiddetto “caso de Magistris”.

“In qualche modo ero diventato pericoloso per quel sistema che contrastavo, perchè chi è onesto diventa sovversivo, atipico, pazzo, mentre il deviato diventa normale  e in questo senso la storia di questi anni ha dimostrato che esiste ancora un parametro di questo tipo. Ma noi agiremo nella normalità”.

Alle urne però dovrebbero andare anche tanti giovani che non la conoscono. Cosa dirà loro di nuovo e di diverso dagli altri?  

“Porterò la mia esperienza di sindaco che ha avuto tra i suoi principali protagonisti proprio i giovani. La metà dei miei assessori sono giovani e sono donne, protagonisti della mia rivoluzione, e io porterò l’idea di farli decidere, questi giovani, aiutandoli a non andar via, ma a restare per scelta  o, comunque, ritornare in Calabria, un luogo dove c’è tutto, in cui si può fare cultura, agricoltura, mare, azienda e tutto ciò che prevede un sistema produttivo sano”.

Basterà solo la sua presenza a far salire l'asticella dei votanti che in Calabria è bassissima?

“Mi auguro di contribuire anche a questo, a fare andare a votare chi non ne aveva più voglia”.

Una moglie di Catanzaro e uno dei due figli nato a Catanzaro. Che ruolo ha avuto la famiglia nella sua scelta di candidarsi a presidente della Regione Calabria?

“Per noi è stata una decisione difficile sul piano personale e familiare, una scelta complicata e rischiosa, ma la mia famiglia mi ha sempre sostenuto nelle sfide che ho fatto in questi anni e, quindi, sono stati contenti di questa nuova sfida per il cambiamento di una terra che amano”.

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