“Ho scelto tre parole che devono guidarci: cura, persone, futuro. Cura non solo della sanità, ma dell’attenzione reciproca, della capacità di ricostruire legami sociali che si sono persi. Persone, con la dignità di ciascuno, senza lasciare nessuno indietro. Futuro, perché vogliamo consegnare a questa terra una visione diversa, fatta di giustizia, solidarietà e democrazia”.
Con queste parole la consigliera regionale del Partito democratico Amalia Bruni, candidata al rinnovo del Consiglio regionale nell’Area centro ha introdotto l’inaugurazione della sede elettorale in via Buccarelli a Catanzaro.
Bruni ha scelto uno spazio nel cuore della città per dare il via ufficiale alla fase finale della campagna elettorale, trasformando l’appuntamento in un momento di partecipazione popolare e di riflessione politica.
Davanti a una platea di militanti democrat, cittadini e rappresentanti del centrosinistra, Bruni ha ripercorso i nodi cruciali della sua proposta politica, con un intervento che ha alternato passione, critica e appello diretto al voto.
Il primo affondo è stato rivolto al presidente uscente Roberto Occhiuto: “Lo definisco un imperatore, perché lui è stato ed è un imperatore. Si erge e si rappresenta, soprattutto sui social, dove è bravissimo a comunicare. Ma comunica purtroppo inesistenza. Comunica cose che forse desidererebbe realizzare, ma che non ha fatto in questi quattro anni. Sarebbe stato bello vederle, ma non le abbiamo viste”.
Al centro, come da sempre nel suo percorso, la sanità: “Il mio pallino è il pallino dei calabresi, perché non è uno dei temi, è iltema. La sanità significa oltre il 70% del bilancio regionale: risanarla vuol dire risanare l’economia della Calabria. E in questi anni non sono stati fatti i passi giusti. Abbiamo visto paralisi, dirigenti sovraccaricati di incarichi, gare per i farmaci non bandite, screening neonatali a rischio per scadenze dimenticate. Tutto questo ha un costo altissimo per i cittadini e per le famiglie”.
Bruni ha richiamato con forza la necessità di un cambio di rotta: “Non si può pensare di governare la sanità con un interim. Non si può accettare che una sola persona debba firmare atti su sette settori strategici. Non è corretto, non è serio. Così il lavoro si blocca e i servizi si paralizzano. La sanità deve tornare ad essere fatta di programmazione, di concorsi, di prevenzione e di una rete territoriale che funzioni”.
La candidata ha rilanciato la sua visione per il futuro: “Dobbiamo partire dalla sanità territoriale, dai medici di base, dagli specialisti, dagli infermieri di comunità, dagli assistenti sociali, dagli psicologi. La sanità non è fatta solo di medici, ma di una pluralità di professionalità che concorrono a far star bene il cittadino. Solo così si costruisce una risposta vera ai bisogni”.
Un passaggio importante è stato dedicato al quadro politico: “Nel 2021 la coalizione era fragile, i partiti divisi, la mia candidatura nata in un contesto di incertezza. Oggi è tutto diverso. Oggi c’è un centrosinistra largo e compatto, che ha saputo allargarsi anche a forze centriste, a gruppi civici, a nuove realtà. È una coalizione forte, che può giocarsi davvero la partita”.
Bruni ha poi puntato il dito contro l’astensionismo, l’avversario più temuto: “Dobbiamo stanare le persone che non vanno a votare. Se solo il 5% tornasse alle urne, vincerebbe il centrosinistra. A chi pensa di restare a casa dico: così rischiate di consegnare di nuovo la Calabria a Occhiuto. Se siete soddisfatti della sanità di questi quattro anni, votatelo pure. Ma se il pronto soccorso non funziona, se le liste d’attesa sono infinite, se il 118 è ridotto all’osso, allora la risposta deve essere un’altra. Perché non andare a votare significa fare il gioco del centrodestra”.
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