Regionali in Calabria e l'effetto Draghi

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  09 febbraio 2021 22:27

di GABRIELE RUBINO

Covid, inchieste giudiziarie e l’effetto Draghi. Le prossime elezioni regionali, già in condizioni particolari, saranno influenzate dall’improvviso cambio di paradigma vissuto dalla politica nazionale. La data del voto, al momento, è fissata per l’11 aprile e, a meno di un intervento del governo (visto che il presidente facente funzioni Nino Spirlì lo ha escluso), resterà quella. Mancano due mesi.

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Il primo beneficiario dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce è Luigi de Magistris. In accoppiata con Carlo Tansi (che in caso di vittoria punta alla presidenza del Consiglio regionale), fin dalla presentazione del ‘laboratorio’ civico ha cominciato a dare la caccia alla ‘base’ del Movimento Cinque Stelle. Sul mantenimento dell’asse Pd-M5S-LeU ancora puntano il segretario Nicola Zingaretti e probabilmente lo stesso premier uscente Giuseppe Conte in versione ‘federatore’ con il suo discorso del tavolino fuori da Palazzo Chigi. Ma il governo giallorosso non c'è più e quindi il 'vincolo romano' della precedente maggioranza potrebbe venire meno dal Pollino allo Stretto. Vuoi la nuova eterogenea compagine che si appresta a votare la fiducia al presidente del Consiglio incaricato e vuoi la fronda interna dell’ala movimentista dei pentastellati, il margine di manovra di strade alternative 'in Calabria' dovrebbe essere maggiore. È forse proprio a questa componente dei 5S, Di Battista ha annunciato il suo ‘no’ alle consultazioni sulla piattaforma Rousseau nonostante l’esposizione diretta del fondatore Beppe Grillo pro-Draghi, che i leader arancioni guardano con molto interesse, sicuri di essere più allettanti della controproposta Pd. Magari sarà ancora la piattaforma Rousseau lo strumento con cui i militanti decideranno le alleanze in Calabria.

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Il Partito democratico, quasi specchio di quello nazionale, ha agito di rimessa. Dopo l’annuncio dell’accordo fra l’ex pm di Catanzaro e l’ex capo della Prociv calabrese è arrivata l’investitura di Nicola Irto, che ancora deve formalmente accettarla ma si è affidato ad un post su facebook: “La Calabria, la mia regione, è una terra meravigliosa. Sono orgoglioso di essere calabrese. Qualunque sia il nostro compito, lavoriamo con amore, umiltà e impegno per migliorarla. Abbiamo bisogno di pensare positivo e volare alto”. L’ex presidente del Consiglio regionale nella legislatura Oliverio ha comunque già incassato l’appoggio della lista che fu di Pippo Callipo. Io Resto in Calabria potrà contare su tre consiglieri uscenti. Ma è probabile che non tutti i pezzi del tavolo natalizio (in streaming) del centrosinistra seguiranno i dem. Anzi, potrebbero seguire il binario demA-Tansi. 

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A subire la mossa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (e del leader di Iv Matteo Renzi, ancora prima) è stato anche il centrodestra. Forza Italia ha sempre appoggiato incondizionatamente il ‘governo dei migliori’. Repentino è stato il cambio di atteggiamento della Lega. Matteo Salvini ha impartito una netta inversione di tendenza. Con Draghi a Palazzo Chigi, la Lega è passata dal sovranismo all’europeismo nei giorni delle consultazioni  e già a Bruxelles ha annunciato il voto favorevole ai regolamenti sul Recovery fund disallineandosi in Parlamento europeo con le altre formazioni di Identità e Democrazia. Giorgia Meloni ha anticipato che Fratelli d’Italia non voterà la fiducia a Draghi, potendo però anche optare per l’astensione. Queste increspature potranno avere effetti sulla coalizione (che comprende l’Udc) del centrodestra in Calabria? Non è scontato. Le Regionali arrivano a distanza ravvicinata, con il nuovo esecutivo ancora fresco e in un clima di relativa ‘collaborazione’ fra forze politiche. Forse troppo presto per marcare e acuire eventuali differenze di campo. Ma la stessa uscita di scena Conte dimostra che i tempi della politica possono essere velocissimi. E, le svolte inaspettate.   

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