di ENZO COSENTINO
Sono finite, quindi, le notti da incubo nel Pd e negli altri partner del centrosinistra e nell’“associato” 5Stelle per quanto riguarda la Calabria. E’ stato quest’ultimo ad avere la meglio nella partita –che il Pd ha giocato male in Calabria- per la candidatura alla presidenza della Regione.
Letta e Conte hanno trovato l’intesa alla quale, forse con qualche dolorino di pancia, si è associato anche il ministro Speranza per conto di Leu. E’ prevalsa la tesi pentastellata: nessun politico di lungo o breve corso per la importante investitura. E neppure “primarie”. Un esponente della imprenditoria e basta! Pena la fine dell’accordo PD-5Stelle. Anche se, in ultima ipotesi, nel caso il ricorso allo strumento “primarie” i pentastellati avrebbero messo in lizza il sottosegretario Dalila Nesci. Il centrosinistra in controtendenza al passato aveva puntato su una donna. E donna è stata! A correre per la presidenza della Calabria, quindi, una imprenditrice di Lamezia: Maria Antonietta Ventura. Classe 68 da Lamezia Terme, di recente nominata presidente regionale dell’UNICEF. Una azienda solida, accreditata a livello europeo, quella cui la newentry nella politica, dirige. Una azienda di famiglia e la responsabilità di settecento dipendenti diretti. Hanno fatto e deciso i livelli romani dei partiti considerati l’architrave dello schieramento della sinistra (dove di centro non sembra esservene tanto) coadiuvati dalle “diplomazie” calabresi. Al contrario di quanto era accaduto nei precedenti tentativi del Pd di coinvolgere una donna per la prestigiosa candidatura – due rifiuti da personalità che non appartengono al mondo dell’imprenditoria ma che rivestirebbero, invece, importanti incarichi nella sfera pubblica. Ma questa è oramai acqua passata- con Maria Antonietta Ventura tutto è stato più facile. E’ evidente che si tratta di una donna a cui piacciono le sfide.
E quella che si appresta ad affrontare l’imprenditrice lametina è una corsa ad ostacoli. Dopo il pronunciamento dei leader nazionali ora la discussione si sposta tutta in Calabria sui vari “tavoli”. La ritrovata “tranquillità” in casa dei partiti di centrosinistra di Calabria è durata poco perché – prescindendo dalla persona- la scelta pilotata e decisa sulla testa degli organismi locali ha subito sollevato polvere. La prima reazione registrata quella del responsabile regionale dei laburisti DEM del Pd, Sandro Benincasa. Pesante la decisione assunta dal dirigente dem di autosospendersi dall’incarico. I motivi sono adducibili ad una situazione di criticità polito-organizzativa dalla quale il Partito stenta ad uscire. Sondaggi a parte! Benincasa ha addotto motivi che dovrebbero far riflettere chi in questo momento guida in Calabria il Pd ma anche i livelli romani. Benincasa dice che “dopo tante vicende e dopo una lunga attesa di circa 7 mesi per riorganizzare il partito in Calabria e non vedendo la volontà politica del centrosinistra calabrese di attuare un reale cambiamento e rinnovamento nei metodi e nei criteri di scelta del candidato alla presidenza e dei futuri candidati della lista”, non gli è rimasta altra strada che quella intrapresa con la autosospensione.
Reazione a catena in vista? Un campanello d’allarme per i vertici dem quando ritenevano di aver superato indenni gli ostacoli calabresi. E questo avrebbe fatto si che Letta e Conte abbiano deciso di non rimandare oltre la loro venuta in Calabria. Verranno in “tandem”. Sicuramente anche perché oltre che parlare a tutto l’attuale schieramento dovranno affrontare, singolarmente, situazioni all’interno dei rispettivi partiti.
Com’è cangievole oltre che cagionevole la politica in casa nostra. Nella passata tornata elettorale centrodestra candidò un autorevole personaggio: Jole Santelli (FI) e il centrosinistra puntò su un esponente della società civile (Pippo Callipo) perdendo la partita. Oggi le situazioni sono invertite. Un politico (Roberto Occhiuto) nel centrodestra, una donna, Maria Antonietta Ventura, nel centrosinistra. Ovviamente da tenere d’occhio gli altri pretendenti al trono che sono certi di mpoter provocare nella politica conservatrice un cortocircuito. La Calabria corre il rischio di restare al “buio”? L’auspicio è che chi punta a guidare la Regione abbia ottimi fari per illuminare i rispettivi programmi ed evitarlo
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