Regionali. L’avvocato Bulotta: “Occorre che gli eletti lavorino in sinergia per il bene comune”

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Luigi Bulotta
  02 ottobre 2021 09:12

di LUIGI BULOTTA*

Siamo ormai alle soglie dello svolgimento delle elezioni regionali, che hanno visto tutti i candidati in accesa competizione e noi, cittadini calabresi tutti, nelle condizioni di poter ancora una volta coltivare la speranza di avere un governo regionale stabile e seriamente innamorato del vero bene comune, in grado di prendersi cura responsabilmente ed efficacemente della Calabria.

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Avremmo gradito una campagna elettorale basata su un serio confronto e dibattito su programmi e proposte concrete, ma così non è stato, hanno prevalso solo critiche e polemiche nei confronti degli avversari.

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Chi vincerà, comunque, dovrebbe avere chiaro e netto il bisogno avvertito dai calabresi di uscire dal mero clientelismo e dal malaffare. I calabresi sono stanchi di leggere sulla stampa di inchieste e arresti legati alla rete fitta di rapporti tra ‘ndrangheta, mondo della politica, mondo delle professioni, situazione questa, certamente drammatica e che è ancora più drammatica per la relazione che riguarda il rapporto tra politici eletti rivelatisi corrotti e cittadini votanti rivelatisi corruttori e la responsabilità di questi ultimi ed essa è pari, se non addirittura maggiore, di quella dei corrotti.  

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Il nuovo Governo regionale dovrebbe instaurare in primis un clima di rispetto delle norme dando per primo, nello svolgimento della sua funzione esecutiva, l’esempio di adesione a quanto esse stabiliscono. Solo se tale adesione sarà visibile nelle istituzioni che maggiormente sono rappresentative della Regione,  si potranno porre le condizioni perché i calabresi e la Calabria abbiano la speranza di un futuro fatto di lavoro onesto, retribuito in modo regolare, in grado di poter sfruttare le risorse  di cui la regione è stata  dotata naturalmente,  senza che esse rischino di venire deturpate nella gestione poco trasparente di alcune filiere lavorative.

Solo in tal modo i calabresi potranno sperare di restare in Calabria e di non dover emigrare per sopravvivere. Lo smantellamento di certe filiere lavorative, smontate nella nostra terra per essere rimontate altrove, quasi sempre al nord, ci condanna già a dover seguire il lavoro, lasciando qui solo i ricordi e gli anziani. Solo se tale adesione si farà visibile si potrà avere la ragionevole certezza di costruire nuove strade, rinnovare la rete ferroviaria attuale con l’alta velocità e portare fuori dall’isolamento la Calabria, specialmente nel litorale ionico che versa in condizioni di abbandono e di esclusione dalla vita nazionale e soprattutto creare lavoro e occupazione.
Solo se tale adesione sarà visibile si potrà rendere la Calabria davvero allettante perché imprenditori provenienti da altri luoghi d’Italia o del mondo decidano, sicuri di non essere stritolati dal pizzo e dal malaffare, di venire ad investire nella nostra regione.

Non secondario è sicuramente il prioritario bisogno di salute di noi cittadini calabresi, mortificati nella possibilità di aver garantito il diritto ad essere adeguatamente curati nella nostra stessa terra e senza la necessità di affrontare i cosiddetti “viaggi della speranza” (nel caso in cui ci sia ancora il tempo per farli).

Sicuramente non mancano da noi le intelligenze necessarie ad assicurare l’effettività di tale diritto. È noto a tutti che in moltissimi ospedali italiani primeggiano medici calabresi, i quali non riescono ad emergere a sufficienza in Calabria per difficoltà organizzative e per effetto di un vecchio e nuovo clientelismo che hanno determinato la sistemazione nei posti pubblici del settore sanitario di personale mediocre, dal quale chi ne ha garantito l’assunzione non si farebbe mai curare sapendo di poter contare su disponibilità economiche idonee a garantirgli un’assistenza medica in luoghi dove abita il merito e non il clientelismo.

Tutto ciò dovrebbe valere anche per chi non dovesse risultare vincitore ma in minoranza e all’opposizione. Enecessario superare “la logica della rissa” che anima molte amministrazioni nelle quali succede che, invece che esser orientati al perseguimento del bene comune, si continua in un clima di perenne aria di campagna elettorale l’esercizio della guerra a discapito della soluzione dei problemi che continuano a restare insoluti e ad infiacchire territori già poveri. Occorre, invece, fare fronte comune per il bene della Calabria, aprirsi al confronto e al dialogo con le forze sociali, con le associazioni, con i cittadini che si sono allontanati dalle istituzioni delle quali non hanno più fiducia.

L’efficacia della rappresentatività di ogni consigliere regionaledipende dalla capacità di restare aderenti alle regole ma al contempo di essere in grado di vedere prima degli elettori e degli altri competitori la soluzione ai problemi della comunità calabrese in termini di efficacia, giustizia e bellezza.

E auspicabile, infatti, che questa nostra terra già naturalmente bellissima potesse continuare a vivere nella normalità che il ciclo vitale fisiologico prevede e che non si trasformasse in un ospizio.

A tutti, principalmente ai più giovani, dovrebbero essere garantiti crescita, sviluppo, libertà nella scelta di restare o di andare via.

Perché di scelta si dovrà trattare e non di un obbligo. Solo uno sguardo lungimirante e non piegato sui propri interessi, solo un’intelligenza acuta e in grado di stringere relazioni sapienti e produttive di bene con forze buone, solo una capacità di reinventarsi l’uso delle risorse che già abbiamo, solo questo potrà darci il meglio che vorremmo.

La Calabria e i calabresi non vogliono più le solite promesse elettorali,  vogliono proposte concrete, realmente fattibili e non i soliti libri dei sogni che ad ogni campagna elettorale  vengono propinati e che ogni volta rimangono irrealizzati determinando solo amare delusioni.

In tale direzione si sono espressi i Vescovi calabresi in un loro recente appello ai politici: “La Calabria va continuamente liberata da mali antichi e curata in modo nuovo; questa nostra terra, segnata da grandi contraddizioni e contrasti, ha bisogno di risanare, con una terapia intensiva, l’azione amministrativa e politica, puntando a curare quei mali che non hanno più l’ossigeno di respiro verso il bene comune”.

La politica deve tornare ad essere tale, nel vero senso della parola, cioè quella che nasce dall’uomo e si rivolge all’uomo per realizzare il bene comune, la qualità della vita di ogni essere umano, un bene che, essendo comune, non è di alcuni, ma universale. “Il bene comune – ha affermato Giovanni Paolo II – per essere veramente comune, deve essere in rapporto diretto con l’intera società”. Il bene di tutti e quello di ciascuno si determinano l’un l’altro senza assorbirsi. Per realizzarsi il bene comune bisogna tenere presenti i principi di sussidiarietà e di solidarietà. Se si stravolge il rapporto persona-società, il concetto di bene comune perde la sua valenza e la politica si riduce a ricerca e conservazione del potere. In tal modo, agire politicamente significa solo aspirare al potere, lottare per il potere, vivere per conquistare il potere, snaturando, come oggi spesso accade il vero senso della politica.

Il potere politico non può essere a beneficio delle persone che lo esercitano, ma a beneficio della comunità e di tutti i membri che la compongono. La vera politica è, infatti, chiamata per sua natura a creare una società giusta, ad eliminare le condizioni che creano condizioni di disuguaglianze ed ingiustizie. Ma sarà possibile fare in modo che il potere politico sia usato sempre per il bene comune o, ormai, è solo una utopia?

La politica deve tornare ad essere servizio per la collettività, questo vale a livello nazionale, ma deve valere ancora di più per il nostro Sud se vogliamo uscire fuori dall’isolamento e dell’emarginazione sociale ed economico.

E’ su questi temi che bisogna confrontarsi, aprire dibattiti con le sane forze  e sono tante le componenti positive, individuare le priorità, le strategia per soddisfare i bisogni.

E solo se gli eletti sapranno darci prova di essere attrezzati per fare tutto questo e non di svolgere un ruolo esecutorio di cose decise da altri per gli interessi di lobbies palesi o oscure (o, addirittura, in clandestinità e nell’illegalità), i calabresi potrannoaccordare la loro fiducia.

Infine, un appello agli elettori calabresi: il voto è importante, il voto è un diritto conquistato attraverso molte lotte. Tantissimi italiani si disinteressano della politica per noia, sfiducia e stanchezza. La metà di essi non vota in quanto lo ritiene un esercizio inutile. Se però non si partecipa alla votazione non bisogna lamentarsi in seguito; bisogna sempre essere attori principali quando si tratta di migliorare il proprio Paese. L’astensione dal voto vuol dire far mancare alla collettività la propria opinione e far decidere agli altri.

Chi non combatte ha perso in partenza, lastensionismo non è il giusto modo di protestare, occorre votare con piena consapevolezza della lista e del candidato cui diamo la preferenza, votiamo candidati e candidate, seri, onesti, persone che hanno data prova di amare questa terra senza interessi personali e, per fortuna di queste persone ve ne sono diverse; non votiamo per semplice richiesta di amici, conoscenti, votiamo pensando al futuro di questa terra e dei nostri figli e i giovani votino non influenzati da fatue promesse, ma scegliendo con convinzione le persone giuste.

Solo così potremo veramente sperare di voltare pagina!

*Presidente MEIC Catanzaro

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