Nel rispetto del principio della “par condicio”, il nostro giornale in occasione della campagna elettorale per il voto del 26 gennaio ha riservato uno spazio redazionale ai quattro candidati alla presidenza della Regione, quale espressione dei quattro schieramenti in competizione. Detto spazio poteva essere utilizzato in forma webtv o scritta. Il candidato Pippo Callipo (sostenuto dalle liste "Io Resto in Calabria”, Pd e Democratici e Progressisti) ha risposto alle nostre domande. Prima della pubblicazione dell’intervista presentiamo la scheda del nostro interlocutore.
di ENZO COSENTINO
Cavaliere Callipo, lei è sceso in campo senza colorazione politica, anzi come espressione del civismo in nome e per conto dei calabresi nel segno del rinnovamento. Rinnovare la Calabria, come?
«La rivoluzione di cui io parlo dall’inizio della campagna elettorale parte da ognuno di noi, dai comportamenti quotidiani, e non può prescindere dal ripristino della legalità in Calabria. È questo il primo vero grande atto di rinnovamento. Perché non passa giorno in cui non venga svelato quanto la mentalità e i comportamenti criminali siano penetrati fin dentro alcune articolazioni dello Stato. Siamo in una condizione di emergenza sociale, quindi non possiamo rinnovare la Calabria se non prima bonifichiamo le istituzioni. Poi il rinnovamento io non l’ho predicato, l’ho praticato concretamente già nella formazione delle liste e continuerò con fermezza a mettere da parte la vecchia politica e a mettere la meritocrazia al centro della mia azione politica».
In questa corsa verso la Presidenza della Regione però lei si porta a rimorchio tanti pezzi del centrosinistra. In caso di vittoria che peso avranno i partiti che la sostengono?
«Ho carta bianca, l’ho detto più volte e anche Nicola Zingaretti ha ribadito che io sono un uomo libero e non prendo ordini da nessuno. Sono orgoglioso della scelta di coraggio fatta dal Pd proprio perché hanno deciso di condividere il mio progetto di rinnovamento e legalità. Ripeto spesso anche che non sono un tuttologo e che non mi chiuderò nel palazzo dicendo “so tutto io, faccio tutto io”. Non credo nell’uomo solo al comando e nel governo della Regione mi farò affiancare da una squadra di persone competenti. È questo l’unico criterio, sceglieremo le migliori espressioni della società civile e della politica e con loro diremo basta alla politica degli orticelli che finora sono stati coltivati sulle spalle dei cittadini».
Secondo lei qual è il problema più impellente che un buon governo dovrebbe affrontare e risolvere concretamente?
«Guardi, non c’è una priorità, ci sono tante priorità. Ne ero consapevole perché vivo da sempre sui territori, ma dal giro che sto facendo in lungo e in largo per la Calabria mi arriva la conferma di un ventaglio impressionante di criticità: la sanità, il lavoro, l’ambiente, le infrastrutture… Penso però che per attuare qualsiasi proposito di buon governo si debba partire da una “normalizzazione” della burocrazia regionale. Se non si punta a rendere efficiente la macchina amministrativa, a semplificare le procedure e ad eliminare – senza generalizzare – alcune espressioni di quella che io chiamo “mafia con la penna”, che per molti anni ha tenuto sotto scacco i cittadini e interi settori della nostra economia, ogni progetto di rinascita rischia di essere vano. La Cittadella Regionale deve essere la casa dei calabresi, non un palazzo in cui i cittadini trovano solo ostacoli e indifferenza».
Perché un imprenditore anche se di successo come lo è lei, dovrebbe essere più bravo e capace di governare bene questa regione? La Calabria ha un futuro?
«In molti mi accusano di non essere un politico, questa invece secondo me è la mia forza. Io non dico di essere più bravo o capace di altri, dico solo che in cinquant’anni di regionalismo i professionisti della politica hanno prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. La storia di ognuno di noi parla ed è su questo che io sto provando a far rinascere la fiducia nei calabresi. Dopo una vita di lavoro potevo starmene tranquillo e invece ho scelto di non girarmi dall’altra parte. Non ho “compari” da sistemare né interessi da tutelare. È questa la mia forza. E la Calabria avrà un futuro solo se i calabresi decideranno finalmente di essere gli unici artefici del loro destino»
Una domanda che formuleremo ai quattro candidati governatore: chi detto più “bugie” ammesso che ne siano state dette?
«A me piace dire le cose in maniera schietta. Le campagne elettorali, lo sappiamo bene, sono fatte anche di bugie e di promesse. Io non ho promesso nulla ma non mi metto qui a puntare il dito sugli altri. I calabresi, oltre che buona memoria, conservano un sano spirito critico e sanno capire chi si mette in gioco solo per provare a dare qualcosa alla collettività e chi, invece, rischia di essere una pedina in uno scacchiere politico più grande. Il rischio che corriamo è affidare mani e piedi la nostra terra ad una delle forze politiche più antimeridionaliste della storia repubblicana qual è la Lega. La Lega ha imposto in Calabria la candidata alla Presidenza del centrodestra e, qualora vincessero, sarebbe la Lega a segnare il destino della regione. Mi auguro che la Calabria fermi il populismo leghista che è così spudorato da proporsi, dopo decenni di malgoverno del Paese, come la novità che tutti aspettavamo. Bufale dietro bufale. Ma spero che i calabresi aprano gli occhi, perché dopo, se noi dovessimo perdere, non potranno neppure lamentarsi».
La scheda in formato video è stata curata da Edoardo Corasaniti
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