Regionali. Serrao (I Quartieri): "Cambiamento per le elezioni? Sì, ma non con Abramo che è il vecchio che avanza"

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images Regionali. Serrao (I Quartieri): "Cambiamento per le elezioni? Sì, ma non con Abramo che è il vecchio che avanza"
Alfredo Serrao
  03 gennaio 2021 09:36

di ALFREDO SERRAO*

In altri tempi avremmo adottato il fair play che si riserva ad una risposta istituzionale. In altri tempi avremmo cercato di cogliere il valore positivo che ci può essere nella dichiarazione del sindaco Sergio Abramo, rispetto ad un esigenza di cambiamento nella regione Calabria, che in ipotesi è da lui rappresentata. In altri tempi ci avremmo anche ragionato sopra, suggerendo ed immaginando un percorso virtuoso e virtuale, pensando che Abramo fosse un elemento “prezioso” da poter spendere in una visione di rinnovamento.

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Oggi, siamo certi che quella caratteristica di unicità e di cambiamento che si possono ascrivere al sindaco Sergio Abramo, non solo non ci sono, ma pensiamo che siano difficilmente replicabili come background passato nel processo di elezione e rinnovamento del governo regionale in Calabria.

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Sergio Abramo non è più un patrimonio, l’unico spendibile nell’identificazione del prossimo governatore della regione Calabria.

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Comprendiamo e siamo consci che questa sia una nostra posizione, che certamente non sarà condivisibile da tutti e che certamente non ha un grosso peso in termini di scelta, nella considerazione che non saremo noi a dettare le regole oppure invadere il campo e le prerogative del centrodestra calabrese. Ma, al contrario, siamo certi che possiamo esprimere un parere, un giudizio politico come cittadini della città di Catanzaro, che vede proprio Sergio Abramo, sindaco da quasi un ventennio.

Se cambiamento deve avvenire e se questo deve maturare all’interno dei diversi schieramenti che scenderanno in campo in una competizione democratica, allora Sergio Abramo al quale riconosciamo ottime caratteristiche di manager e di uomo-azienda, non incarna il “cambiamento”, se questo non passa attraverso una modifica sostanziale e radicale di un metodo di amministrazione, che non deve privilegiare la distrazione e la consorteria politica, quella che in nome della poltrona, sporca l’immagine e la trasparenza di una comunità, come la città di Catanzaro.

E’ giusto attribuire colpe politiche specifiche al sindaco Abramo, come non aver fatto emergere e crescere una classe dirigente autonoma e degna di questo nome, per la mancanza di pratiche di buona amministrazione come citano le cronache odierne, ma vogliamo ricordare in termini politici, che volgere lo sguardo altrove non è mai metodo di buona amministrazione, cosa che è avvenuta ed avviene nell’Ente comunale anche in relazione alle azioni di indagine della Magistratura cittadina. Questo non significa condannare nessuno, ma forse avrebbe richiesto uno scatto di orgoglio da parte del sindaco Abramo, come avvenuto in altri tempi senza motivazioni di grande attenzione, con la costituzione di giunte tecniche, ma avrebbe imposto sempre ad Abramo un solo atto: le dimissioni.

Lo stesso orgoglio che avrebbe dovuto spingere il sindaco Sergio Abramo ad essere più presente, senza fare melina politica, in altri argomenti che erano e restano caratterizzanti del suo programma elettorale, come costruire “la città della Salute”, quando giorno dopo giorno se ne perde un pezzetto, come la vicenda del Sant’Anna Hospital, dove le ricostruzioni devono essere veritiere – i documenti cantano da soli – e non possono essere ricomposte pro domo sua, superando un valore di oggettiva verità e di rispetto anche dei cittadini e dei lavoratori, che incrociano in modo importante il futuro di questa eccellenza sanitaria della città.

C’è una verità che nessuno può nascondere, quella che dopo un ventennio di Abramo, che ha sgovernato, Catanzaro si è trasformata in un paesotto, la comunità montana dei Tre Colli, dove le crisi si sono incancrenite, dove l’orizzonte è sempre più lontano, fatto salvo per l’ormai famoso cerchio magico, quello che galleggia e sopravvive e che è la corte politica del sindaco. Rilanciare autonomamente e fra le righe la sua candidatura a Governatore, ha un solo effetto, peraltro molto pratico e misero politicamente: cercare di riciclarsi sapendo che il tempo è scaduto, finito anche per Abramo ed il suo “ventennio”, ma in particolare non può garantire un futuro alla pletora dei suoi collaboratori esperti(?), se la strada passa soltanto dal palazzo della cittadella, il “palazzo Jole Santelli”.

Se questi sono i presupposti per un cambiamento anche in regione Calabria, il sindaco Sergio Abramo, secondo noi, ha una prospettiva appannata sul binario del ricambio generazionale, della proposta, del tempo e del riaccredito della politica.

*presidente dell'Associazione I Quartieri

 

 

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