di ENZO COSENTINO
Il presidente ff della Regione Calabria, Nino Spirlì sabato a Roma accanto a Salvini, sostenitore della sua “prenotazione” alla vice presidenza nella prossima legislatura. Ovviamente se il centrodestra arriverà primo. A Roma anche il coordinatore regionale della Lega, Saccomanno. A Roma Spirlì e Saccomanno hanno parlato con Salvini della prossima venuta in Calabria del leader leghista, ma anche con il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia (Lega) che martedì sarà in Calabria.
Per la venuta di Salvini è mobilitato tutto il partito perché di fatto ha il significato dell’inizio vero e proprio della campagna elettorale che al di là delle intenzioni degli schieramenti, si prevede molto “calda”. E potrebbe essere anche seguita dai cittadini a condizione che siano cambiati i parametri di comportamento nel parlare ai calabresi del futuro. Futuro che dovrà essere “scritto” (non per un ennesimo libro dei sogni) nei programmi: pochi temi ma buoni ed essenziali, necessari per far ripartire i settori vitali in Calabria. Più che mai calzanti alcuni versi della intramontabile canzone della mitica Mina che cito per una riflessione da parte dei politici di casa nostra, vecchi e nuovi. Alla politica: “Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei. Cosa sei. Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai. Proprio mai … “. Arriverà una esauriente risposta! Ma purtroppo la politica calabrese, il centrosinistra in particolar modo, è ancora nella “bolla”.
Se in casa centrodestra tutto sembra essersi appianato a livello di unitarietà della coalizione, nel centrosinistra, l’unità d’intenti fra i partner sembra ancora oltre l’orizzonte. Il Pd soprattutto in Calabria ha grane, problemi da risolvere. I segnali di sofferenza e insoddisfazione per l’operato dei vertici nazionali sulla conclusione del capitolo della scelta del candidato alla presidenza e firmato da Letta e Conte- la new entry per nome e per conto di 5Stelle- non si sono fatti attendere. Le autosospensioni di dirigenti del Pd a Catanzaro, il dibattito che si è aperto all’interno di gruppi “coinvolti storicamente” nella vita della sinistra del partito dem non sono di poco conto. Non è in atto una ribellione ma è un segnale. Ma non potrebbe essere anche sensato pensare che se Irto ha fatto un passo indietro, provocando, suo malgrado il casus belli, il mea culpa lo debba recitare l’attuale classe dirigente calabrese dem che si ripara sotto l’ombrello del commissario regionale Stefano Graziano? Nel centrosinistra calabrese dove c’è anche una specie di superaffollamento movimentista è arrivato il momento per parlar chiaro. O se non si vuole o non si può allora la massima “il silenzio a volte è d’oro”, sia applicata. Altrimenti non si fa una bella figura e non si è soprattutto leali nei confronti di quei calabresi ai quali si chiederà un voto di fiducia. E lo svolgimento di eventuali primarie siano messo in cantina. Non ha più ragione di essere. Indirle ora che PD e 5Stelle sono d’accordo su tutto sarebbero uno sperpero. Di tempo e di denaro pubblico.
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