di CONCETTA TINO
Sono una Psichiatra dipendente dell’ ASP di Catanzaro utilizzata 18 ore settimanali, da circa 4 anni, presso il Dipartimento della Salute della Regione Calabria. Da 8 mesi nel settore “Salute Mentale, Dipendenze e Salute nelle Carceri”. Mai settore più idoneo per una psichiatra penserete! Proprio così, ma il 30 giugno è stato il mio ultimo giorno di lavoro poiché, in occasione della scadenza del Decreto di utilizzo non hanno ritenuto opportuno riproporre il mio nominativo e hanno avuto ragione! Si perché circa 20 giorni prima ho espresso, molto vivacemente, il mio più totale disappunto circa le dinamiche di “evitamento” al lavoro a cui il buon senso e la responsabilità dei posti che occupiamo ci impongono.
Vado via volentieri, perché non sarò mai strumentale ad un sistema deviato, mi rimane l’amaro in bocca perché per mia libera iniziativa, contro tutti e tutto e ultimamente soltanto con l’appoggio della Struttura Commissariale, che ringrazio, avevo in itinere diverse iniziative. Prima fra tutte la definizione delle Linee Nazionali per il Budget di Salute, in buona parte terminate, la costituzione del Tavolo Regionale per la Salute Mentale di programmazione e di verifica, la cui bozza di Decreto da firmare è pronta da diversi mesi, la ridistribuzione delle risorse umane nei Dipartimenti di Salute Mentale regionali, l’identificazione sul territorio di Reggio Calabria di alcune strutture psichiatre a gestione mista pubblico-privato da regolarizzare, secondo i requisiti di accreditamento previsti dalla legge.
Vado via volentieri perché non si possono sprecare le proprie energie, tutti i giorni, per lottare con iene e sciacalli, perché la disonestà, la negligenza, la superbia e l’arroganza di alcuni, condizionano fortemente il mancato operato di altri.
Vado via volentieri, perché non voglio più assistere al vagabondare, al menefreghismo, all’ignoranza e alla supponenza di alcuni, perché di cattivo esempio per i molti giovani presenti in Regione.
Vado via volentieri, orgogliosa di quel poco che sono riuscita a fare, penso all’abolizione del piano terapeutico per la prescrizione dei neurolettici atipici. La legge del 2013 dell’Aifa a cui Regione Calabria, unica Regione in Italia, non si era mai voluta adeguare, per motivi a me a tutt’oggi sconosciuti. Una lotta durata 2 anni, ma grazie al nuovo Direttore Generale Dr. Giacomino Brancati, persona di grande spessore, preparata e attenta, il 5 luglio è stato firmato il decreto definitivo per l’abolizione del piano terapeutico. Approfitto per ringraziarlo a nome di tutti i colleghi che lavorano nei servizi di salute mentale e soprattutto a nome dei pazienti con tutta la riconoscenza possibile. Non dimentico la partecipazione al Tavolo per la definizione della Linee Guida Regionali per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), voluti fortemente dall’Assessore Sandra Savaglio, persona appassionata, eclettica e pragmatica, poi la d.ssa Alba Battista, la Dirigente Anna Perani, la funzionaria Gabriella Cefalà e la prof. Maria Marino, grazie a tutte per la serietà, l’impegno e l’armonia con cui abbiamo lavorato.
Vado via fiera di me stessa con la dignità, l’onestà, la coerenza e la dedizione al lavoro, caratteristiche che mi appartengono da sempre e fanno di me una “persona con un brutto carattere” ma grazie al cielo non per tutti.
Purtroppo in questo Dipartimento ho conosciuto l’ipocrisia, l’opportunismo, la cattiveria e la “competizione negativa” che inevitabilmente porta alla Sindrome di Procuste di cui molti ne sono affetti ma non ne sono coscienti. Competere vuol dire “lottare” ma solo apparentemente con gli altri, che in realtà devono diventare lo stimolo per superare i propri limiti e migliorare se stessi, questa si chiama competizione positiva e/o produttiva.
Non posso fare a meno di ringraziare tutti coloro che in silenzio, mi hanno supportata in questo mio percorso a cui voglio dire che conosco perfettamente le loro idee e i loro pensieri e che spero al più presto trovino il coraggio di tradurli in parole e che alle parole seguino i fatti ma soprattutto di non mettersi mai in condizioni di essere ricattabili. Credetemi camminare a testa alta e poter reagire e controbattere, se necessario con chiunque, è una soddisfazione che non ha eguali.
Ringrazio di cuore i Dirigenti che mi hanno proposto di lavorare con loro, perdonatemi, ma ho scelto di fare la psichiatra e voglio occuparmi solo di psichiatria, anche perché ho la consapevolezza di non saper fare altro.
Ringrazio ancora tutti coloro che, al momento dei saluti, hanno avuto per me una parola buona, questo mi fa capire la stima di cui ero circondata e di cui non sempre ho avuto consapevolezza.
Ringrazio ancora con tutto l’affetto di cui sono capace la Dr.ssa Maria Luisa Scattoni dell’ISS che ha avuto per me parole di grande stima e di sincero affetto e per la volontà espressa di continuare a lavorare con me, una persona speciale, di grande onestà intellettuale che ama la nostra terra, e lo ha sempre dimostrato avendo tanta pazienza con le nostre lungaggini e inadempienze varie.
Ai pochi rimasti voglio dire comunque grazie, perché spesso ciò che ci accade può sembrare una sfortuna ma spesso può accadere che diventi un opportunità per migliorare la propria condizione professionale!
Spero che in un futuro prossimo, il sistema deviato che regna nel Dipartimento Salute cambi direzione ma tutto ciò potrà avvenire soltanto cambiando mentalità altrimenti nessuna struttura commissariale potrà mai fare niente per la Calabria. Non è facile cambiare perché apparteniamo, anzi siamo dei familisti amorali, termine coniato dal politologo Edward C. Banfield in un libro dal titolo “Le basi morali di una società arretrata” che scrisse nel 1958 insieme alla moglie Laura Fasano psicologa, dopo un anno di permanenza in Basilicata dove insieme studiarono le dinamiche e i comportamenti degli abitanti di quei luoghi, sottoponendoli perfino a test psicometrici.
Il familismo amorale è caratterizzato da una serie di comportamenti dei singoli soggetti finalizzati agli interessi esclusivi della propria famiglia a discapito dei diritti e delle garanzie sociali che portano al mantenimento dell’arretratezza del Meridione, comportamenti rinneganti la morale pubblica. Consiglio a tutti di leggerlo è attualissimo, a molti non piacerà, avranno forti resistenze a riconoscersi nelle descrizioni fatte dagli autori.
Questa è anche la spiegazione culturale della mancanza di aggregazione collettiva tipica di noi gente del Sud, che insieme alla rassegnazione e alla depressione sociale, tipica di questo ventennio, non ci permettono di ribellarci neanche di fronte alle nefandezze e agli scandali oramai quotidiani che succedono in Calabria. Ecco perché le cooperative da noi non decollano e l’associazionismo, quello vero, non funziona, tutto questo continuerà a fare di noi dei sudditi e mai dei protagonisti, purtroppo ancora per molto tempo poiché ci vogliono diverse generazioni affinché la mentalità possa mutare, ma è necessario iniziare.
Concludo salutando i pochi ma veri e buoni amici che ho incontrato nel Dipartimento che sono certa rimarranno tali per sempre.
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