di ENZO COSENTINO
In un recente editoriale, scritto in occasione delle nomine per l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, la modesta (che fa rima con onesta) esperienza e visione della politica avevo adombrato che ogni scelta, nell’uno e nell’altro schieramento, non si sarebbe sottratta al rito “pagano” del baratto. Farneticazioni? No! E sempre in quella circostanza è stato auspicato che maggioranza e opposizione (allora in lettura unitaria, ma oggi non più), anche per far fronte al terribile nemico che tutti siamo chiamati a combattere (ancora senza il beneficio almeno di pistole ad acqua, bambolotti e roba del genere da usare per gioco), potessero trovare la vis politica ed etica di impostare la nuova legislatura in un contesto di sano e nuovo modo di confrontarsi. Ovviamente per arrivare a sintesi con decisioni prese per il bene comune di una Regione da anni oramai disadattata ad una conduzione di governo politico lungimirante. Capace cioè di guardare oltre gli interessi personali e di bottega.
Ma quando gli appelli da qualsiasi parte sana della regione arrivano, lasciano il tempo che trovano, se non collimano con quegli interessi di parte di cui si diceva sopra. E’ infatti il caso in specie. Parte con il piede sbagliato l’opposizione di centrosinistra (che continua ad essere solo un formula in una scatola vuota). E questo particolare potrebbe essere un vantaggio per una maggioranza che, al momento, riesce a tenere ben coperte le sue “carte”. Sino a quando è questione di tempo. Come è questione di tempo (poco, secondo noi) scoprire se il ruolo di leader e portavoce della opposizione -escluso il gruppo misto - sarà sempre in pugno a Pippo Callipo, capo del movimento “Io resto in Calabria”, ruolo che gli è riconosciuto per essere il candidato alla presidenza della Regione uscito sconfitto.
Il gruppo di Callipo ha già perso una unità, il consigliere Francesco Pitaro, in disaccordo su una importante questione di metodo (che è anche di stile) con il suo ex leader, con il quale è già in aperta polemica, sulla liturgia della assegnazione dei posti nell’Ufficio di presidenza. Assegnazione sulla quale non c’è stato soltanto il disappunto del consigliere Pitaro, ma anche di consiglieri che sono organici al gruppo Pd e che hanno motivato le loro prese di posizione quale difesa (secondo noi fondata) degli interessi - non solo per una questione di campanile o di pennacchio - del territorio centrale della Calabria. Si è quindi aperta un disputa che potrebbe non restare limitata al gruppo e, quindi, al movimento (questi movimenti quasi fotografia dei partiti) "Io resto in Calabria”.
Ma se queste sono le premesse, perché tanti giovani in particolare dovrebbero cantare “Io resto in Calabria”? Una Calabria della quale oggi, nella “grande” informazione scritta e televisiva, si fa a gare per mostrare a tutto il Paese il suo volto peggiore già sfregiato dalle piaghe delle mafia e nel presente dagli orrori commessi nel campo della sanità. Che schifo quanto con crudezza ha mostrato lunedì sera Report. Una vergogna che, se si fosse governato con onestà e trasparenza, non avremmo dovuto subire nel resto del Paese.
Dimostri la politica di oggi, se può, di essere diversa da quella di ieri.
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