di TERESA ALOI
Non c'è alcun dubbio che la ‘ndrangheta abbia saputo intercettare le opportunità nei cambiamenti socio-economici dettati dalla pandemia da covid. Perché “proprio la ‘ndrangheta ha dato prova, nel tempo, di una grande duttilità e capacità di rimodulare il proprio paniere degli investimenti, per massimizzare i suoi profitti. La sua azione potrebbe essere, oggi ancor di più, favorita dal contesto di forte sofferenza economico-produttiva. e abbia dimostrato “una grande duttilità e capacità di rimodulare il proprio paniere degli investimenti, per massimizzare i suoi profitti”.
Lo si legge nell'ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) al Parlamento presentata oggi secondo la quale la criminalità organizzata calabrese "al pari delle omologhe matrici mafiose – è da sempre abile a proporsi con azioni “filantropiche” nei confronti di famiglie in difficoltà alle quali offrire sostegno economico, innescando un meccanismo di dipendenza che verrà sicuramente riscattato a tempo debito".
E allora per dirla con le parole del Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, “…gli ‘ndranghetisti si presenteranno, come sempre, come benefattori, come gente che aiuta chi ha bisogno, i poveri, questo lo fanno già, da sempre, dando ai disperati 30 euro al giorno per un lavoro in nero, e questi si sentiranno, sul piano psicologico, ancora più prostrati e ancora più riconoscenti verso chi gli darà questi 30 euro… la dipendenza psicologica dei poveri verso di loro aumenterà ancora di più, quindi poi sarà ancora più facile, alle prossime elezioni, rappresentare il modello più convincente quando ci sarà da andare a rastrellare i pacchetti di voti... il rischio è un aumento del consenso per gli ‘ndranghetisti proprio sul piano della risposta sostanziale che loro riescono a dare…il rischio più concreto e reale è l’usura".
Del resto "le risultanze investigative del semestre confermano come la vocazione affaristica dell’organizzazione mafiosa calabrese, si sia declinata nei più svariati settori imprenditoriali, oltre che nei traffici internazionali di stupefacenti, nei quali è leader. Un’affermazione che è frutto della composizione di diversi fattori, in primis della struttura a base familiare, che, almeno sino all’inizio del 2019, era quasi del tutto impermeabile al fenomeno del pentitismo - e quindi affidabile all’estero – cui si aggiunge una enorme disponibilità di risorse finanziarie".
Nel Distretto di Corte di Appello di Catanzaro quel costante ricambio generazionale all’interno delle consorterie mafiose dovuto alle numerose attività investigative e ai conseguenti risultati operativi che hanno portato alla decimazione dei capi storici, si registra anche in questo lasso di tempo. Così come anche la "criminalità organizzata del territorio che si conferma tra le più temibili per la capacità di penetrazione nei più svariati contesti sociali, economici e politico-amministrativi, laddove sempre più raffinata emerge l’intuizione per gli affar".
Un esempio è l'indagine “Rinascita-Scott”, che, a dicembre 2019, ha travolto l’organizzazione delle ‘ndrine nel Vibonese coinvolgendo anche politici, imprenditori e professionisti.
"Significativo dell’influenza criminale sulle pubbliche amministrazioni è l’aspetto secondo cui gli Enti Locali (Comuni, Province e Regioni) preferiscono non costituirsi parte civile nei processi contro la ‘ndrangheta restando così fuori dalle aule e dagli eventuali risarcimenti dovuti come danno morale o materiale. Il modus operandi tipico con il ricorso alla forza d’intimidazione e la violenza, si coniuga agevolmente all’approccio diretto verso il mondo imprenditoriale e politico, così come affermato dal Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri: “…i rapporti tra ndrangheta e politica sono divenuti sempre più stringenti, mano a mano che passano gli anni e i decenni, si ha una sempre maggior penetrazione della criminalità organizzata calabrese nella pubblica amministrazione e una commistione sempre più stringente con la politica, è spesso la politica sottomessa alla ‘ndrangheta…”.
Analizzando poi le diverse attività illecite dei sodalizi criminali del Distretto "si evidenziano i rapporti ben collaudati con la criminalità organizzata albanese e maghrebina, finalizzati, in particolare, all’approvvigionamento di marijuana dall’est Europa e dal nord Africa. Inoltre, le relazioni sapientemente intessute negli anni con i maggiori esponenti della criminalità messicana e colombiana risultano tuttora funzionali all’approvvigionamento di cocaina". E così il traffico di sostanze stupefacenti continua a rappresentare una delle più importanti e più remunerative attività illecite gestite dalla ‘ndrangheta del Distretto.
Infine, d"a non dimenticare le attività connesse alle estorsioni e all’usura che, oltre a generare ingenti flussi finanziari, continuano ad essere utilizzate per controllare in modo capillare le aree di competenza attraverso la pressione impositiva del pizzo esercitata sulle attività commerciali ed imprenditoriali".
L’influenza della criminalità organizzata nel tessuto politico e amministrativo locale, documentata dalle plurime attività investigative degli ultimi anni, "consente di affermare come l’indirizzo della governance locale venga orientata dalle cosche".
Lo testimonia l’operazione “Genesi” , coordinata dalla DDA di Salerno ed eseguita dalla Guardia di finanza il 15 gennaio 2020, che ha aperto "un inquietante spaccato su presunte vicende corruttive in atti giudiziari coinvolgendo un magistrato e due avvocati calabresi".
Le indagini, avviate nel 2018, "hanno ricostruito una “sistematica attività corruttiva” atteso che al magistrato sarebbero stati chiesti “favori” diretti a vanificare, con assoluzioni e riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai Tribunali del Distretto di Catanzaro, misure di prevenzione già definite sempre in primo grado, ovvero ancora caducare provvedimenti ablativi nell’ambito della normativa antimafia, sentenze in cause civili e accertamenti tributari. In cambio, e a più riprese, sarebbero state assicurate consistenti somme di denaro in contanti e oggetti preziosi, beni di varia natura e altre utilità, tra le quali anche prestazioni sessuali".
LA GEOGRAFIA CRIMINALE
Nel territorio lametino, "le indagini degli ultimi anni evidenziano una ripartizione in tre aree di interesse da parte dei vari clan locali. La prima vede l’operatività della cosca IANNAZZO-DA PONTE-CANNIZZARO (presenti nei territori di Sambiase, Sant’Eufemia e sul litorale nei comuni di Curinga e Nocera Torinese), la seconda dei TORCASIOCERRA-GUALTIERI (egemoni nel centro storico di Nicastro e in località Capizzaglie) e l’ultima dei GIAMPÀ (presenti nel restante territorio di Nicastro). Nel contesto, forti risultano i legami tra i sodalizi locali e la famiglia MANCUSO di Limbadi (VV) e consolidati i rapporti tra i CERRA-TORCASIO-GUALTIERI e le ‘ndrine di San Luca (RC)".
In linea generale, la mappatura criminale della provincia vede," per il versante ionico, le famiglie PANE-IAZZOLINO di Sersale e CARPINO-SCUMACI-BUBBO , attive nella zona nota come “della Presila catanzarese”, mentre nell’area di Botricello sono presenti i MANNOLO TRAPASSO-ZOFFREO. Le famiglie CATARISANO-ABBRUZZO-GUALTIERI-COSSARI insistono sui comuni ionici di Borgia e Roccelletta di Borgia, mentre a Vallefiorita e aree limitrofe risultano operativi i TOLONE-CATROPPA. Nel Soveratese si conferma la presenza della cosca GALLACE di Guardavalle, oltre ai SIA PROCOPIO-TRIPODI. Nei comuni di Chiaravalle e Torre di Ruggiero (area delle cd. Preserre) risultano operanti le famiglie IOZZO-CHIEFARI".
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