Report DIA. Il potere economico della ‘Ndrangheta e la sua permeabilità nella politica

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Direzione Investigativa Antimafia
  27 luglio 2020 18:43

di PAOLO CRISTOFARO

Nel report del secondo semestre 2019, ricostruendo il quadro dell’infiltrazione della ‘Ndrangheta nel tessuto economico non solo della Calabria, ma dell’intero Paese, la DIA cita quanto affermato, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, dal presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria. “Il contrasto alla ‘ndrangheta è un grande problema dell’intero Paese, che ormai ne è pervaso, se essa corrode la stessa democrazia nei metodi di ricerca del consenso, nella libera composizione di assemblee elettive, nelle regole del libero mercato”, aveva detto il presidente, citato nel report.

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Un allarme, ripreso dalla DIA, che solleva un interrogativo preoccupante: che impatto ha la criminalità organizzata sulle istituzioni democratiche? Un dato appare certo. Le infinite risorse economiche delle 'ndrine influenzano molto non solo il libero mercato e l'economia internazionale, ma anche la politica. "La ripresa ciclica dell’economia calabrese dal 2015 rimane debole ed insufficiente a colmare i divari economici rispetto al resto del Paese", scrivono gli investigatori citando la Banca d'Italia sul rapporto economico relativo alla Calabria.

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"La Regione, in particolare, continua a caratterizzarsi per livelli di povertà e disuguaglianze sociali elevate e si attesta su livelli nettamente superiori al resto del Paese", è scritto. Per la DIA questi divari economici favoriscono l'espansione della 'Ndrangheta, allargandone il consenso e, conseguentemente, favorendo anche l'influenza dalla 'Ndrangheta sulla politica. Lo stesso procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, più volte aveva parlato dei mafiosi che, prima dello Stato, riescono a fornire liquidità dove manca. "I cittadini, alle elezioni successive, ricorderanno di votare per il candidato della mafia", aveva detto Gratteri.

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La DIA ha citato anche il documento di Economia e Finanza, nel quale si evince come "la Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9% del valore aggiunto complessivo, ponendosi, dunque all’apice del “sommerso” in Italia, con un terzo dell’economia “in nero” prodotta dal Mezzogiorno in cui prevale la componente del lavoro irregolare. La congiuntura economica negativa favorisce il circolo vizioso: le consorterie criminali che ne costituiscono una delle cause, la utilizzano anche come una leva per l’accrescimento dei propri guadagni e del proprio potere", sottolineano.

"La 'Ndrangheta è in grado di distorcere il mercato con i suoi ingenti capitali illeciti, alterando le normali regole della concorrenza di mercato e acquisendo le attività più redditizie in conseguenza di condotte usurarie ed estorsive. A tal proposito, il citato Rapporto della Banca d’Italia sull’economia calabrese formula delle considerazioni sui meccanismi di accesso al credito, segnalando che i prestiti erogati da banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici sono cresciuti”, è scritto ancora nel report. "È questa la strada da perseguire e da incrementare specie per i cittadini in stato di necessità, al fine di evitare che aderiscano alle allettanti prospettive che, apparentemente, la ‘ndrangheta è in grado di offrire. Proprio per attirare i soggetti in stato di necessità, infatti, le ‘ndrine cercano una sorta di consenso popolare, facendosi portatrici di “valori” che rappresentano le masse, sfiduciate ma al contempo cariche di aspettative", riportano gli investigatori. 

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