I toni non saranno quelli accessi dei mesi precedenti, ma anche nell'ultimo verbale dei ministeri vigilanti sul piano di rientro della sanità calabrese non sono mancate le punture dei burocrati ministeriali alla struttura commissariale calabrese.
Oltre alle consuete stoccate su Azienda Zero, da Roma si chiede la revoca di un decreto (n. 43) firmato a febbraio da Occhiuto. Si tratta dell'atto con cui la Regione ha previsto la restituzione delle somme derivanti dall'avanzo registrato a consuntivo 2021. Poco più di 68 milioni di euro. Soldi "da destinare ad attività sanitarie, ivi comprese quelle di Edilizia Sanitaria, anche per la costruzione di strutture sanitarie pubbliche". Come è noto poi per i nuovi ospedali della Sibaritide, di Gioia Tauro e di Vibo Valentia sono state percorse anche altre strade.
Particolarmente asciutti sono i toni usati nel verbale. Secondo i burocrati, la scelta calabrese: "non può avvenire sulla base di un’autonoma iniziativa commissariale (peraltro si segnala che non rientra
tra i compiti del Commissario ad acta), ma avviene da parte dei Tavoli tecnici, come indicato
dalla norma stessa, nei casi in cui i Tavoli ne abbiano ravvisato le condizioni. Ciò anche al fine
di garantire uniformità di applicazione della legge nazionale tra le varie regioni (si segnala
peraltro che tale norma è stata più volte oggetto di applicazione da parte dei Tavoli tecnici con
riferimento a talune regioni sottoposte a piano di rientro, anche commissariate)". Da qui la richiesta di revoca del decreto.
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