Revoca bando rifiuti Catanzaro, il codice sbagliato e le 'scintille' fra i funzionari del Comune

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Mezzi della Sieco Spa
  05 agosto 2024 16:11

La revoca in autotutela del bando rifiuti a Catanzaro ha avuto riverberi politici, ma la miccia è stata indubbiamente di natura tecnica e le decisioni dei giorni scorsi non hanno placato dissapori intestini alla macchina burocratica. Le ruggini ci sono eccome e la prova sono due recenti lettere interne che testimoniamo uno scontro fra il settore Ambiente e la stazione unica appaltante comunale (Suac). 

Tutto parte dalla relazione del Rup su quanto accaduto attorno al bando. E, in particolare, sul famoso codice alfanumerico del contratto collettivo da applicare ai dipendenti, il cui errore è stata la 'causale' del ritiro dell'avviso. Secondo quanto scrive il Rup, tutti gli atti adottati dimostrano "l’impegno profuso unitamente al Dirigente del Settore Igiene Ambientale, ai collaboratori del Settore, alla responsabile della SUAC e all’assessore al ramo. Qualunque scelta tecnica-amministrativa è sempre stata condivisa tra il precedente gruppo (in particolare il codice che codifica il CCNL applicato, oggetto di svariate interpretazioni) mediante corrispondenza email, pec e consegne cartacee tra gli stessi. "Di conseguenza - si legge ancora nella relazione -, anche relativamente al clamore mediatico che tale vicenda ha suscitato, alle notizie e informazioni non sempre coerenti con la realtà, il sottoscritto e gli atri soggetti coinvolti, sono stati accusati, ingiustamente, di poca professionalità e questo personalmente dispiace tanto".

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Sostanzialmente, nella tesi del RUP, datata 31 luglio, e ancora prima della revoca ufficiale con determina dirigenziale, il codice del contratto collettivo sarebbe stato concordato fra tutte le figure comunali di riferimento e ci si sarebbe accorti dell'errore soltanto dopo una specificazione della Sieco stessa, avvenuta nelle ore precedenti.

Una tesi che è stata però respinta, dalla responsabile della Suac. Lo scorso 2 agosto, la stessa replicando al Rup scrive: "Nel rispetto delle competenze attribuite dal Regolamento in materia, durante il tavolo tecnico l’Ufficio SUAC non può esprimere e non esprime alcuna scelta né sui requisiti richiesti ai concorrenti, né sui criteri di valutazione dell’offerta tecnica e dell’offerta economica, né alcuna valutazione di carattere squisitamente tecnico tipica degli atti progettuali, che sono invece di competenza esclusiva del RUP (Responsabile Unico del Progetto) e del Dirigente del Settore che bandisce". E ancora più esplicitamente in un altro passaggio: "La scrivente, pertanto, non ha individuato alcun contratto collettivo da applicare, non avendone le competenze in merito, così come scritto dal RUP nella nota in oggetto. Tale scelta viene rimessa sempre al Rup ed ai dirigenti dei settori proponenti, come ben sanno tutti i RUP che, allo stato, hanno svolto gare con l’Ufficio SUAC. Corre, infatti, l’obbligo di precisare che l’individuazione del Contratto Collettivo da applicare, è un elemento necessario per l’elaborazione del progetto, in relazione alle implicazioni di carattere giuridico ed economico connesso alla sua scelta". Insomma per il Suac sul codice ha deciso solo e soltanto il settore Ambiente. In ogni caso, per indorare la pillola amara, la stessa ha riconosciuto: "L’impegno profuso con il RUP è stato notevole e, a mio parere, è stato fatto un buon lavoro in meno di un mese - il primo tavolo tecnico si è tenuto il 29 maggio e l’ultimo il 24 giugno con conseguente pubblicazione in pari data del bando - tenuto conto della complessità del progetto da porre a base di gara e del valore totale stimato dell’appalto".     

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