Riciclaggio di beni della mafia: sequestrati dalle Fiamme gialle vigneti e fabbricati di una nota “cantina” siciliana

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images Riciclaggio di beni della mafia: sequestrati dalle Fiamme gialle vigneti e fabbricati di una nota “cantina” siciliana
Guardia di Finanza, foto di archivio
  20 marzo 2020 10:36

In data odierna militari del Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Trento hanno dato esecuzione ad un sequestro preventivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Trento su richiesta della locale Procura Distrettuale – D.D.A., in stretto coordinamento con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ad esito di indagini in materia di infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nell’economia trentina. 


L’odierno provvedimento di sequestro è stato eseguito su terreni e fabbricati di due tenute siciliane di proprietà di uno dei più importanti gruppi nazionali operanti a livello internazionale nel settore vitivinicolo. Si tratta di un complesso aziendale, del valore di oltre 70 milioni di euro, che si estende nelle province di Agrigento e Ragusa con oltre 900 ettari di vigneti e numerosi fabbricati. 

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Contestualmente sono in corso numerose perquisizioni presso i domicili di quattro indagati, ritenuti responsabili, in concorso, del reato di riciclaggio aggravato dall’aver agevolato l’organizzazione criminale cosa nostra, nonché presso gli altri luoghi nella loro disponibilità.

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Le indagini, sviluppatesi attraverso ricostruzioni societarie, esame documentale, accertamenti bancari, acquisizioni informative svolte con il supporto di alcuni ufficiali di p.g. dell’aliquota della Polizia di Stato della Procura della Repubblica di Trento, e acquisizioni testimoniali anche da numerosi collaboratori di giustizia, hanno permesso di appurare che tra il 2000 e il 2005 è stata posta in essere una operazione commerciale, attraverso la quale sono state acquisite le due tenute siciliane dalla precedente proprietà mafiosa per ottenere i terreni e gli edifici pertinenziali precedentemente individuati come funzionali ai progetti di sviluppo del Gruppo trentino.

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Il quadro indiziario raccolto dagli investigatori del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) di Trento ha permesso di: - delineare gravi indizi di responsabilità anche a carico di soggetti del gruppo societario trentino che, con due operazioni contrattuali collegate tra loro, hanno acquisito beni immobili in Sicilia, inizialmente di proprietà dei noti cugini SALVO (Ignazio e Antonino detto “Nino”, uomini d'onore della famiglia di Salemi (TP) del mandamento di Mazara del Vallo), pervenuti ai venditori attraverso il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso commesso dai propri danti causa. Dopo la morte dei due cugini Salvo la gestione formale dei beni è stata affidata a prestanome mentre quella reale, su “delega” di cosa nostra, ad un uomo d’onore palermitano e all’allora capo mandamento di Sambuca di Sicilia, previa autorizzazione di un noto boss latitante; - appurare che le cessioni delle due tenute al Gruppo trentino si sono perfezionate grazie all’operato congiunto di un commercialista e di un imprenditore, entrambi siciliani, quest’ultimo fornitore nonché socio di minoranza del Gruppo trentino;
- dimostrare che per la componente mafiosa lo scopo del reato di riciclaggio è stato quello di liberarsi di beni immobili ricevuti e/o gestiti attraverso attività criminali per sottrarli a misure cautelari reali e/o per investire il ricavato, così ripulito, in ulteriori imprese delittuose. Di fatto, tenuto conto che la provenienza mafiosa dei beni sarebbe stata sempre identificabile e ricostruibile anche a distanza di molti anni, la loro trasformazione in denaro contante ha consentito a cosa nostra di anonimizzarne l’origine. Secondo un noto collaboratore di giustizia trattasi di “un classico di messa a posto” utile a garantire posti di lavoro, nonché denaro per i professionisti e le aziende contigue alla mafia.


Le odierne indagini confermano l’impegno della Procura della Repubblica e della Guardia di Finanza di Trento a tutela degli imprenditori trentini virtuosi che operano nello settore rispettando le regole della libera concorrenza.

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