«La riunione della direzione provinciale del Pd, conclusasi con un accordo unitario, rappresenta lo sforzo di assecondare il processo ricostruttivo avviato sulla scia della celebrazione del congresso nazionale ed inserito nel tentativo di risintonizzare il partito con i territori e la società». È la riflessione di Pasquale Mancuso, già commissario provinciale del partito a Catanzaro.
A suo avviso, «non è impresa semplice dopo la sconfitta dura e drammatica delle ultime Politiche e le difficoltà, che ancora permangono, non possono essere nascoste e sottovalutate e, tuttavia, gli impegni molteplici ed assai onerosi assunti dal Segretario provinciale possono essere assecondati se essi sono vissuti con collettive e generose assunzioni di responsabilità e verificate, passo dopo passo, nel comune impegno unitario declinato».
Per Mancuso, «l’incoraggiante segnale, peraltro, del consenso raccolto alle Europee rappresenta la spinta positiva ad andare avanti ed a rimboccarsi ulteriormente le maniche senza cedere ad interpretazioni consolatorie; per questo non possiamo che salutare positivamente le decisioni assunte, per le quali ci siamo battuti da molto, troppo tempo ed inascoltati fino ad ieri, sul rilancio organizzativo del partito nelle città di Catanzaro e Lamezia Terme».
Da qui l'auspicio: «La conclusione, che speriamo positiva ed unitaria del congresso cittadino di Lamezia Terme, nei tempi stabiliti dalla direzione provinciale, pur tra mille difficoltà e sofferenze che sono anche il lascito di ingombranti eredità, può rappresentare un primo, non certamente risolutivo, processo di ricostruzione che, con coraggio e pazienza, deve essere irrobustito guardando alle sofferenze di una Città che non deve e non può smarrire la speranza della sua rinascita; dentro questa speranza deve saper costruire il Partito Democratico che, pur ancora febbricitante e fragile, può farcela e risalire la china».
Ecco perché Pasquale Mancuso ritiene che «ancor più necessaria era l’indizione del congresso dell’Unione cittadina della città di Catanzaro lasciata colpevolmente, da troppo tempo, in balìa di se stessa; soffriamo, nel Capoluogo di Regione, di irrilevanza politica che è stata la scontata anticamera di sconfitte annunciate e non è senza significato che si tende ad utilizzare la debolezza dei Partiti, che esiste ed è forte, per percorrere “strade” impervie e tortuose, scorciatoie radical-chic e nel nome di un inedito elitarismo autoreferenziale; è, oggi, al contrario, indispensabile ed irrinunciabile ritornare nei luoghi dove la partecipazione può essere di tutti e non di pochi, affidata al volontariato ed alla militanza forte e sinceramente vissuta e con appartenenze che non sono riducibili a momentanee convenienze e vocate al “ribaltonismo” come professione». E per ciò che sarà «i Democratici di Catanzaro devono cogliere questa occasione per rilanciare, e non solo per se stessi, la partecipazione democratica come strumento essenziale ed irrinunciabile della presenza dei cittadini alla vita pubblica ed alle scelte che si compiono nel nome dell’interesse collettivo, riannodare i fili di una presenza che si dislochi in tutta la Città e che sappia parlare ai cittadini di ogni quartiere ed ai più deboli ed indifesi, che consenta di reincontrare chi, come noi, è schierato, dentro partiti, movimenti o associazioni, sul fronte opposto ed alternativo allo schieramento di centrodestra lavorando, da subito, con impegno e generosità supplementare, alla costruzione di un grande fronte che si aggreghi sulle “cose da fare».
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