Riflessione di Franco Cimino sul "decennale di un umile prete a Catanzaro-Squillace Arcivescovo"

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images Riflessione di Franco Cimino sul "decennale di un umile prete a Catanzaro-Squillace Arcivescovo"
Franco Cimino
  26 marzo 2021 14:07

di FRANCO CIMINO

Dieci anni Vescovo di Catanzaro-Squillace, oggi. Sono quelli di monsignor Vincenzo Bertolone. È arrivato in Città, in questo giorno. Me lo ricordo ancora nella bella accoglienza che gli riservò l’Amministrazione Comunale, su quel palco enorme posto davanti alla parte destra della scalinata della Basilica dedicata all’Immacolata, patrona dai tempi più lontani di Catanzaro. Lo rammento questo momento, non solo per le emozioni che suscitò la vista di questo pastore umile e gentile, piccolo nell’aspetto fisico ma immediatamente grande nella persona. Il sorriso aperto e la parola profonda, ambedue carichi di semplicità, furono la sua prima assicurazione per noi, cittadini tutti e popolo di Dio nella grandissima parte della storia umana e di quella presente. Prima di raggiungere il capoluogo quel nuovo Vescovo, il prete appartenente alla Congregazione dei Servi dei Poveri, amico e sostenitore di don Pino Puglisi, per tutto il pomeriggio e parte del mattino ha percorso il lungo tragitto per le vie della grande Arcidiocesi, nel quale ha segnato indelebilmente i caratteri del suo Episcopato, della sua missione umana e pastorale. Il primo appuntamento, la Certosa di Serra Sa Bruno e il primo momento di preghiera con il Priore e i confratelli. “ Sono davvero lieto di cominciare il mio cammino di Metropolita da questo luogo di fede e di cultura, dove tutto ci parla si San Bruno.”

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Sono state le sue parole con le quali ha voluto comunicare la Sua idea di Chiesa semplice, dedita alla preghiera e allo studio, con sacerdoti e religiosi capaci di “testimoniare con credibilità una fede strettamente legata al Vangelo di Cristo”. Una chiesa, però, non chiusa dentro le proprie mura, ma aperta. Non solo attraverso le sue porte fisiche ma con i gesti concreti indirizzati ai poveri, ai diseredati, alle persone sole e fragili. A chi ha fame. Di Dio e di pane. Di chi ha sete. Di spiritualità e di acqua. Aperta a chi ha bisogno di un tetto. Della casa che lo riposi e lo rassicuri. Del Cielo, che lo copra. A chi ha bisogno del lavoro. Che gli dia i mezzi per vivere e crescere. E gli riconosca sempre la dignità di uomo che anche attraverso il lavoro gratifichi la sua umanità e tuteli la propria creatività, dono di Dio per mezzo dell’intelligenza e della sensibilità. Una Chiesa povera, la Sua, essenziale, nella parola e nelle ritualità. Immediata. Diretta. Alla gente e ai problemi della gente. Una Chiesa libera, priva di orpelli e di ambizioni di potere, che la porterebbero alle divisioni e al distanziamento di sue piccole parti dalla Cattedra e dal Vangelo. La Chiesa è una, la pluralità dei pensieri che le consentono di confermarsi libera e rinnovatrice, di se stessa e del mondo, devono sempre essere ispirati dall’unico centro che è Cristo Gesù e dalla Sua Parola. Dalla Certosa, il secondo passaggio è stato al Santuario della Madonna delle Grazie, a Torre di Ruggero, un luogo molto sentito dalla devozione popolare. Qui, quel nuovo Presule, ha voluto compiere due gesti significativi: il rispetto della tradizione e della cultura religiosa locale, un altro modo per dire “ io sono con voi, sarò parte di voi”; chiamare tutti a rafforzare il proprio amore verso la Madonna ad essa affidandosi direttamente con la preghiera e la fiducia verso la Madre. Di Gesù e di noi, tutti figli suoi. La Madre, che non ha bisogno di intermediazioni per giungere amorevolmente sulla vita dei sofferenti e sulle sofferenze e i pericoli di questo mondo.

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Pensiero, questo, che ha sostenuto con costanza e coerenza sempre. Specialmente, dopo aver sottoscritto un patto d’Amore infinito, di donazione totale alla Madonna Immacolata, regina e madre protettrice di Catanzaro. Il legame di Bertolone con la Madonna, che l’otto dicembre di ogni anno, nella Sua festa gioiosa, riceve la riconoscenza dei catanzaresi e il solenne atto di fedeltà del Comune, è stato da subito fortissimo. Un amore filiale, il suo proprio , di umile prete e di persona umile, non solo quello dell’Arcivescovo depositario del contratto antico che lega, per atto solenne pontificio, la Città alla Vergine Immacolata. Il terzo incontro di quella lunga giornata, che ha preceduto l’ingresso solenne nella Città di San Vitaliano (il patrono che Egli ha difeso dalla sottovalutazione anche dei fedeli, riproponendolo con forza quale figura eroica da imitare e coltivare anche nella cultura catanzarese), è stato con Fondazione Betania, il centro di straordinario intreccio di carità cristiana e promozione socio-assistenziale di elevata qualificazione. Qui il presule ha segnato un altro punto del suo programma: la Fondazione, già Opera Pia in Charitate Christi, nata dal cuore della Chiesa locale, nella sua pregevole alleanza di diverse santità vissute( i sacerdoti don Giovanni Apa, don Giovanni Capellupo, don Nicola Paparo, e l’umile donna Maria Innocenza Macrina, e poi dagli anni settanta rafforzata dall’impegno di tre figure straordinarie il dott Raffaele Gentile e il grandissimo Antonio Cantisani, l’Arcivescovo emerito che ancora fa pulsare “ l’anima pensante” della Chiesa e della nostra comunità, ben supportati dal trentennale lavoro di don Biagio Amato), resterà il motore principale della grande fatica che l’Arcidiocesi dedicherà ai più bisognosi di cure, in una terra in cui l’ente pubblico molto poco, per insensibilità di questa politica, si occupa dei deboli più deboli, gli anziani e i disabili. Un impegno, quello suo di allora, mantenuto con vigore e determinazione, difendendo la Fondazione e dagli errori e insufficienze proprie, e da quelle forze esterne- per noi non tanto invisibili- che l’avrebbero minata e per appropriarsene “ furtivamente” e, come sembrerebbe dagli attacchi tanto assurdi quanti bugiardi di queste settimane, per colpire proprio la figura di questo grande Vescovo. Magari per fiaccarne le forze e scoraggiarlo nel proseguire ancora a lungo il suo mandato.

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Una missione che gode visibilmente del sostegno e della piena fiducia della Curia di Roma e direttamente di Papa Francesco, come dimostra la chiara elezione a Vescovo di don Maurizio Aloise, allievo di Cantisani e di don Pino Silvestre- il vescovo vero che non vescovo però non divenne( un mistero per me)-e figlio prediletto di Bertolone, che in solitudine lo ha proposto al Santo Padre, anche per il suo lavoro in direzione della Chiesa “ aperta e per i poveri” voluta da questo siciliano bello e buono, generoso e dal sorriso vero, come le mani che stringono le tue. Buono come il perdono che Egli concede anche a chi lo vorrebbe disturbare nel lavoro instancabile che con decisione conduce, sotto l’esempio di don Puglisi, della cui causa é stato il trionfante postulatore. Un lavoro condotto anche sul terreno della lotta alla violenza. Non, quindi, su quello della semplice legalità, termine inflazionato nella retorica e nell’ipocrisia resistente, ma su quello della lotta aperta contro le mafie e per la vita in cui risiede la libertà della persona. Perché, come padre Vincenzo sostiene, promuovere la Vita umana nella sua integralità, difenderla da ogni forma di violenza, anche quella dei poteri, non solo sotterranei e mascherati, è la via più sicura per sconfiggere la delinquenza organizzate e le altre cosiddette minori, che le fanno da cornice e da esercito di riserva per la sua manovalanza. Sono passati dieci anni da quel giorno e Bertolone si propone ancora al cuore dei fedeli, che lo amano tanto, come un prete di quelli che Francesco ama

. E come il Vescovo che Francesco pretende per la Sua Chiesa “ povera per i poveri” , strumento per la liberazione degli esseri umani e la promozione dei popoli dentro un pianeta che come confini abbia solo quelli con il Cielo. Lui che mi leggerà, perdonerà e il vibrare dentro questo articolo del mio affetto e della mia stima, come le considerazioni diverse che l’hanno accompagnato. I lettori, sempre generosi con me, della sua lunghezza, che è, però, brevità rispetto alle tante altre cose che potrei dire di questo grande Vescovo, non a caso amato e stimato moltissimo da monsignor Antonio Cantisani, che a Lui ha portato obbedienza e i migliori servigi pastorali, degni della grande persona che il saggio vecchio-giovane, umile pastore è. Cantisani, esempio di vita e di scuola anche morale per tutti. Troverò in seguito il modo di parlare, in modo più organico di Bertolone. Ci sarà tanto tempo ancora per arricchire il mio pensiero di Lui e la più approfondita conoscenza della sua alta personalità. Desidero, tuttavia, offrire il mio commento, rapido e notturno, all’ultimo libro che ha pubblicato dal titolo “ Scenari Covid, parole magiche”. Commento che gli ho inviato subito dopo aver divorato le centosessanta pagine che lo compongono. Il libro raccoglie gli interventi che il presule ha scritto durante questo anno durissimo della pandemia. Li conoscevo già per averli letti in contemporanea all’uscita sui giornali. Ma sul libro e nel ripasso, quelle riflessioni, mi sono apparse ancora più belle, commoventi. Educative. Un libro da portare nelle scuole di tutti gli ordini e gradi e nelle case di ogni famiglia, e che vi invito a leggere. Dentro questo piccolo libro c’è tanta della grandezza di questo uomo profondo in cultura e in sincerità di cuore.

Ecco le mie semplici parole:” Eccellenza carissima, ho ricevuto il bellissimo “ le parole magiche”. Pur conoscendoli tutti gli scritti pubblicati, è da stamattina che sto divorando il libro, pure ben confezionato. Lo trovo un vademecum per camminare attenti verso il futuro, una guida alla pedagogia moderna attraverso la rilettura di temi antichi, un dizionario dei sentimenti per mezzo di “ parole magiche” appunto, che nella sua alta visione della vita  ricevono un significato nuovo. Vi trovo in esse tantissimo della “ parola magica” di Francesco, del quale sempre più superbamente Ella si conferma Suo prete coerente e vero. Ricordo con piacere di averLe consigliato di affidare alle stampe il meglio di quegli scritti, affinché in un volume organico restasse fermo su qualsiasi cattedra, quale guida didattica per maestri e genitori e quale lettura provvidenziale per i nostri ragazzi. Le confesso, per questo, che mi sarei aspettato di essere coinvolto in qualche modo a scriverci dentro qualcosa del mio pensiero e del mio affetto, oltre che della mia lunga vicinanza alla sua persona. Sarebbe stato un onore per me, che dalle mie relazioni umane e dal mio impegno sociale e culturale, altro non pretendo, diversamente dai “ ganzi” storici, che una carezza sul viso.

Di nuovo grazie, a nome di chiunque io possa rappresentare in questa Città, per questo Suo lavoro straordinario, un dono per l’intera comunità, non soltanto cristiana.

Mi consenta di abbracciarLa forte.”

Tanti auguri padre Vincenzo di lunga vita, anche della missione in corso. Che Dio la benedica. E Lei benedica noi.

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