di SALVATORE CONDITO*
In ogni essere umano pulsa una scintilla divina, esplosa dal Fuoco originario”
“Incarnazione, morte e resurrezione” è una sequenza specificamente cristiana. Ma la resurrezione è presente, narrata in modo diverso, la 5 anche in altre religioni, quali lo zoroastrismo, l’ebraismo, l’islamismo. Con la morte finisce la storia individuale, con la resurrezione si entra in un’altra dimensione, oltre la storia, oltre il tempo. Qui si passa attraverso nel cerchio di fuoco del Giudizio, quello che separerà i giusti dagli ingiusti, i buoni dai malvagi, l’universo del bene da quello del male. La sua funzione è quella di suprema Corte di cassazione: rimedia alle sentenze sbagliate della storia umana, dove assai spesso non vince chi ha la ragione, ma chi ha la forza. Si tratta di un oggetto di fede.
Per quanto aguzziamo lo sguardo e interpretiamo i sacri testi, l’Oltre non ha volto. Ai nostri occhi quotidiani e a quelli della scienza risulta che il nostro corpo si trasformerà in polvere o cenere. Con ciò la mente o l’Io o l’anima o lo spirito scompaiono, passano in ombra. E’ il nostro sguardo che è troppo corto per seguire il loro itinerario o semplicemente si dissolvono nel nulla? Del dopo non si hanno notizie. Oggi la ricerca scientifica è proiettata verso la non-mortalità, resa tecnicamente possibile dall’ingegneria biologica. Secondo le teorie transumaniste, la morte è solo l’effetto di un malfunzionamento tecnico, rimediabile come molti altri. C’è già chi prevede di poter operare il download della storia concentrata nel cervello di un persona per ricollocarla in un corpo del tutto nuovo, eventualmente ingegnerizzato ad hoc. Ipotesi da non sottovalutare, benché relativamente lontana nel futuro.
Ma, in ogni caso, neppure la scienza arriva a pensare la resurrezione. Ai nostri occhi e a quelli della scienza, la storia dei singoli finisce, tutto va perduto. Restano tracce nella sabbia delle memorie trasmesse, per benedizione o maledizione, di generazione e in generazione, o cancellate al primo soffio di vento.
Oggi più che mai manca il senso della ‘solidarietietà’ la capacita di ascolto dell’altro di essere veramente umani, avere occhi e cuore nuovo, vedere l’altro come un vero fratello; umiltà vuol dire incanarsi al cospetto di Dio ma non solo fisicamente ma anche come anima.
Non ci può essere pasqua quindi passaggio senza un reale ‘svuotamento’ del proprio ego, troppo spesso diventiamo aggressivi , giudichiamo puntiamo il dito , distruggendo ogni forma di rapporto dialogo. Eliminiamo il senso di onnipotenza di una classica frase che troppo spesso diventa mantra : Io sono io….. mentre gli altri non sono…..
Un nuovo mondo può nascere se emerge un bisogno essere autentici rispetto ad una nuova visione umanista, distruggiamo il superfluo creiamo condizioni di ‘condivisione’ apriamo le nostre case i nostri cuori facciamo ‘penitenza’ vera riconciliamoci con noi stessi, con chi ci ha fatto un torto, perdoniamo per essere perdonati.
A questo punto, di fronte all’impotenza della ragione umana e all’abisso oscuro della fede, che cosa dice alla mia vita, oggi, questa idea della resurrezione, che viene riproposta ogni anno? È solo un orizzonte mitologico, che circonda inafferrabile e solo temporaneamente consolatorio, la commedia assai poco divina dell’esistenza degli uomini? O l’idea di resurrezione consacra una tendenza biologica ed esistenziale profonda dell’essere umano a rinascere ogni giorno, a sfuggire alla prigione del tempo storico per modellare il presente che sgorga informe dal futuro? Nella rappresentazione platonica e neo-platonica della vicenda umana, filtrata e introdotta nel cristianesimo da Clemente d’Alessandria, morto attorno al 215, in ogni essere umano pulsa una scintilla divina, esplosa dal Fuoco originario, la quale è in grado di accendere dentro ciascuno di noi il fuoco della visione e di illuminare la caverna del mondo quotidiano, dentro la quale vediamo solo le ombre che scorrono sulle pareti.
Bacone li ha chiamati “idòla specus”. Ed è così che la vivo, la Pasqua di resurrezione: come uno sforzo intellettuale e morale per conquistare uno sguardo autentico, non velato dalle comode abitudini, non ingannato dai vari idòla, sull’incerto destino del mondo e sulle responsabilità della mia fallibile finitudine. Il sapere umano non dà certezze assolute. Ma neppure la fede. La sua funzione è quella di tenere aperta la porta dell’infinitudine, liberando la mente dalle false certezze assolute. La resurrezione è l’esito di una fatica spirituale, non accade tutti i giorni. E la Pasqua annuale ti costringe ad un esame di coscienza circa la tua volontà e capacità di stare aperto sul mondo.
*Giornalista
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