di MARIA GRAZIA LEO
Correva l’anno 2015, quando il 3 febbraio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella prestava giuramento promettendo di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione, d’innanzi al Parlamento riunito in seduta comune.
Sette anni dopo - il 3 febbraio 2022 - lo ritroviamo ancora eletto o meglio rieletto a Capo dello Stato, elezione dovuta forse ed in parte ad un inaspettato destino generato dall’onda lunga proveniente dal consenso di popolo che con immensa stima, empatia e affetto lo invitava a un “ bis”-“bis”- “bis” o a un “ci ripensi Presidente”, forse ed in parte dovuta ad un sussulto di coscienza di molti parlamentari-grandi elettori che coraggiosamente hanno “sfidato” le iniziali indicazioni dei rispettivi partiti di provenienza.
Forse ed in parte, certo…dicevamo ma tant’è che notizia migliore l’Italia non poteva meritarsi, in questo momento difficile e critico sul piano sanitario, economico, sociale.
Nel 2015 abbiamo conosciuto un Sergio Mattarella più emozionato, più schivo ed introverso nella sua mitezza umana e istituzionale, oggi invece lo vediamo più sicuro, determinato, sereno e consapevole nell’espletare con responsabilità, coraggio e saggezza le sue funzioni costituzionali.
Ma c’è un tratto caratteristico che è invece rimasto tale nel tempo, il suo dolce sorriso sempre accogliente e quanto mai rassicurante. L’eleganza fatta persona, si potrebbe dire, anzi, senza condizionale semplicemente è l’eleganza fatta persona!
Sergio Mattarella si è definito nel suo primo discorso d’insediamento Arbitro delle istituzioni, ma se si osservano ed esaminano attentamente tutti i suoi atti e interventi presidenziali si comprende subito come gli eventi e le molteplici situazioni politiche lo abbiano indotto a fischiare molto e a tirare tanti cartellini gialli se non quasi rossi. Basta ricordare la difficile gestione della formazione del primo Governo Conte - quello giallo-verde -, nato dopo l’esito delle elezioni 2018.
La bussola che lo ha costantemente guidato è sempre stata la Carta costituzionale nata dalla resistenza e fondata sugli ideali di libertà, democrazia, eguaglianza, solidarietà; è stata la sua fede parlamentarista; è stato il suo spirito di europeista convinto, in cui l’Europa non è vista come una cartina o mappa geo-politica pro forma ma è da Mattarella intesa come un insieme di valori, tradizioni, costumi e culture dei popoli da promuovere e condividere nella vita quotidiana, reale.
Ma è nel 2020 l’anno di inizio pandemia che il Presidente della Repubblica fa emergere un profilo della sua personalità ancora non conosciuto bene. In piena emergenza sanitaria, difronte ad un paese in ginocchio, provato per l’alto numero di vittime dovute al Covid/19, per gli ospedali al collasso a causa dei posti di ricovero mancanti e necessari per poter curare tutti i pazienti, per il personale sanitario stremato nelle proprie forze, per la crisi economica che iniziava a mordere creando anche ferite psicologiche e sociali gravi in tutta la popolazione…sì, è sempre Sergio Mattarella che moralmente e umanamente incoraggia tutti con parole semplici e dirette e con la sua nitida gestualità a non perdere la speranza di una ripresa e di una rinascita fattibile e possibile…restando uniti e solidali. A dimostrazione di ciò, vivido è il ricordo di quel 25 aprile 2020, in cui si recò all’Altare della Patria - in occasione della celebrazione della Festa della Liberazione - e si presentò solo, solo con la mascherina indossata e solo - sulle sue spalle - idealmente sosteneva il fardello del dolore e dell’impotenza della nostra amata Italia.
Ed è ancora lui che a Palermo -nel giorno dell’Epifania del 1980- prende tra le sue braccia il corpo sanguinante di suo fratello Piersanti- Presidente della regione Sicilia- ucciso dalla mafia. Fotografie di istantanee sofferenze private e politiche, pubbliche e istituzionali che delineano quel filo della memoria che ha segnato per sempre la tempra umana e la forza d’animo dell’attuale presidente e che lo accompagneranno al Quirinale, anche nel corso dei nuovi 7 anni a venire.
Basta evidenziare nel secondo discorso d’insediamento, pronunciato davanti al Parlamento quante volte abbia evocato e rimarcato la parola dignità…dignità come volano per azzerare le morti sul lavoro che feriscono la società, dignità per combattere il razzismo, per impedire il susseguirsi di quella piaga profonda che è la violenza sulle donne, dignità per arrestare la tratta e la schiavitù degli esseri umani, dignità per dire no a tutte le mafie. La dignità di un paese che deve rimuovere tutti gli ostacoli alla vita sociale, politica ed economica.
Solo così - seguendo il monito del neopresidente della Repubblica Mattarella - si potrà riallacciare e riconquistare quella fiducia persa o assopita tra politica-cittadini-istituzioni- Uniti e coesi. Perché “la speranza siamo noi” …noi i soli responsabili della costruzione di un futuro migliore e più luminoso.
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