“A seguito della mozione presentata durante la prima seduta del consiglio regionale, si è innestato un dibattito politico circa la sospensione della riforma del welfare. In qualità di Presidente della Commissione Politiche sociali del Comune di Catanzaro - si legge nella nota del presidente della Commissione Politiche sociali, Rosario Lostumbo. -, sento il dovere di intervenire per fare chiarezza con un mio personale contributo comprensibile agli addetti ai lavori, e non, circa i risvolti giuridico amministrativi di detta riforma".
"L’attuale intenzione della Regione Calabria di sospendere tale riforma è, a mio avviso, lodevole e coerente anche con la posizione da sempre assunta dal Comune. Giova qui ricordare che il Comune, sin dalla prima riforma, e allo stesso modo con la seconda, ha agito nei confronti della Regione facendo emergere il contenuto contraddittorio e lacunoso di cui essa era ed è pregnante. L’impegno dell’amministrazione si muove nell’ottica di tutelare l’interesse della collettività, in particolar modo delle fasce più deboli. Le vicissitudini legate alla riforma del Welfare della Regione Calabria si contraddistinguono infatti sia per l’inerzia ventennale (ricordiamo che la L.328/2000 richiedeva già l’attuazione della riforma), sia per una riforma che ad oggi prospetta un welfare regionale non adeguatamente ponderato sotto il profilo delle risorse sia umane che finanziarie. La posizione del Comune è giustificata dall’esigenza, fortemente avvertita, che data la portata di tale riforma, è necessaria una programmazione minuziosa e puntuale circa le risorse umane ed economiche, per non incorrere in risonanze negative che possano a loro volta travolgere i singoli enti, il terzo settore e infine il singolo cittadino. Fatte le dovute premesse, sono convinto che il Consigliere regionale Esposito, responsabile della mozione, sarà senza dubbio in grado di continuare a sostenere l’iniziativa, facendo valere le proprie ragioni, ma ove non lo fosse, in un’ottica di unità d’intenti verremo in soccorso noi consiglieri comunali, esposti direttamente agli effetti nefasti che tale riforma potrebbe avere, come ha accuratamente sottolineato Candia, vicepresidente vicario dell’Anci Calabria".
"In altri termini, la riforma dovrebbe, non solo, aver cura di trasferire le competenze ai Comuni, ma anche di fornire agli stessi strumenti normativi idonei ad evitare squilibri economici per gli enti, squilibri i quali inevitabilmente penalizzerebbero i cittadini e fra essi i meno abbienti (ad esempio, quelli che non possono accedere al sistema sanitario privato). Infine, mi rivolgo al presidente della Consulta del Terzo settore, Gianni Pensabene, che con autorevolezza ha sempre svolto il proprio incarico, affinché valuti con la giusta attenzione l’attuale problematica amministrativa che attanaglia la riforma: potrà lui stesso verificare la ragione per la quale la precedente giunta, all’atto della riforma, non si fosse ancora dotata di un bilancio di previsione e non abbia provveduto a stanziare le somme necessarie per l’avvio di tutte le attività riguardanti il welfare per come lo avevano riprogrammato. In secondo luogo, si dovrebbe fare luce anche sul perché non fosse stato rispettato il termine ultimo del 28 febbraio 2020 per l’accredito delle somme a tutti i Comuni capo ambito. Finora la Regione non si è impegnata al fine di tutelare al meglio le fasce deboli, ad oggi è il momento di focalizzarsi sul problema affrontandolo con provvedimenti concreti, anche dato il momento di emergenza in cui versiamo".
"Sono convinto che la Presidente Santelli e l’assessore Gallo sapranno prontamente far fronte al problema e dare le risposte tanto agognate, ormai da 5 anni, trascorsi nella totale inerzia. Inerzia, questa, che non ha fatto altro che pregiudicare quei soggetti e tutte quelle associazioni che si spendono con sacrificio per alleviare le sofferenze delle fasce deboli. Si auspica, dunque, che la sospensione sia l’occasione per una seria riflessione anche sugli aspetti economici, al fine di evitare che dalla riforma possano derivare danni agli stessi soggetti che dovrebbero essere tutelati”.
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