Riforma della giustizia e fiducia persa da molto tempo tra cittadino e toghe

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Maria Grazia Leo
  13 febbraio 2022 12:11

Era ormai nell’aria, un profondo processo riformatore dell’universo giustizia. “Nella salvaguardia dei principi costituzionali di autonomia ed indipendenza della Magistratura l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigente di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini”. Sono ancora vibranti le parole rese dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del suo insediamento.

E sono altrettanto ferme e nitide le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Giustizia – Prof.Marta Cartabia- nella conferenza stampa insieme al presidente del Consiglio Mario Draghi, sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio Superiore della Magistratura, appena approvata dal Governo e che verrà poi presentata al Parlamento per la discussione e approvazione finale: “Decisioni ineludibili per la scadenza a luglio del Csm ora in carica, ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilita’ ”

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Il cuore degli interventi presi in tema giustizia - dal Cdm - risiede proprio in quella parola “fiducia”, persa da molto tempo tra il cittadino e le toghe.

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Sono lontani gli anni in cui la magistratura era intesa oltre che nella sua funzione prettamente giurisdizionale, come protagonista indiretta di “ventate di moralità” nel Paese, a seguito degli enormi scandali, che colpivano la politica e l’economia italiana a partire dal 1992 con Tangentopoli e altrettanto gravi vicende di criminalità mafiosa-politica ed affaristico/imprenditoriale. Difronte all’impotenza e al degrado dei partiti politici di quegli anni, il potere giudiziario era visto nella sua funzione sostitutiva in un certo senso “salvifica” agli occhi degli italiani e della società onesta e laboriosa.   

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Oggi è cambiato se non tutto, moltissimo. E’ la stessa magistratura ad essere stata bersaglio di inchieste riguardanti alcuni suoi vertici (si ricorda ad. esempio il caso Palamara che ha coinvolto anche alcuni componenti del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura ) e il non aver voluto o saputo prendere provvedimenti sanzionatori drastici e celeri in merito, attraverso un cambiamento di passo serio e costante a cominciare dal superamento di quelle logiche di appartenenza che dovrebbero restare fuori dall’ordine giudiziario, ha creato quel corto circuito di credibilità e affidabilità con i cittadini, fruitori di giustizia.

Da qui la necessità di intervenire, dopo le già presentate riforme, riservate al processo penale e civile.

I punti salienti dell’odierna riforma sono le maggiori restrizioni per i magistrati che verranno chiamati ad assumere incarichi politici/elettivi o amministrativi di governo nazionale, regionale, locale; per essi scatta il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire gli incarichi suddetti; in alcuni casi è previsto l’obbligo di mettersi in aspettativa senza assegni per l’assunzione dell’incarico; i magistrati che sceglieranno di candidarsi alla elezioni non potranno farlo nelle regioni dove hanno esercitato la loro funzione di giudice o Pm nei tre anni precedenti. Per le cariche elettive e gli incarichi di governo, al termine del mandato non possono più tornare a svolgere nessuna funzione giurisdizionale.

Sul Consiglio Superiore della Magistratura, a) i componenti/consiglieri elettivi torneranno ad essere 30: 20 togati scelti dai magistrati e 10 scelti dal Parlamento. Come da Costituzione ci saranno – inoltre- 3 membri di diritto: il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di Cassazione; b) cambia il sistema elettorale che diventerà misto, basato su collegi maggioritari/binominali che eleggeranno ciascuno due componenti. Il sistema proporzionale si applicherà solo su 5 seggi a livello nazionale; c) spetterà al Capo dello Stato- in qualità di presidente del Csm- la formazione delle commissioni previste dalla legge all’interno dell’organo di autogoverno; d) Per la Sezione disciplinare del Csm  è prevista l’incompatibilità per i membri effettivi a partecipare alle commissioni che saranno chiamati a decidere su incarichi direttivi, semi direttivi e trasferimenti d’ufficio e) le nomine  a pacchetto non ci saranno più, e gli incarichi direttivi seguiranno la scadenza temporale di vacanza; d) è prevista anche la riduzione dei magistrati fuori ruolo.

Non ci dilunghiamo più di tanto sui provvedimenti approvati dall’esecutivo- molto articolati-  perché essi saranno ancora al vaglio del legislatore e potranno essere oggetto di modifica.

L’importante per ora è aver compreso la filosofia che ha guidato il Consiglio dei Ministri e nello specifico la proficua opera di mediazione prestata, dalla ministra della Giustizia Cartabia con i partiti dell’ampia e variegata maggioranza di governo. L’urgenza delle scadenze prossime legate all’elezione del nuovo Csm-con una nuova legge elettorale da approvare in tempo- e l’esigenza per la magistratura di essere un pochino più severa verso se stessa “per ritrovare quella credibilità che viene anzitutto dal suo interno e lo dobbiamo- ha affermato il ministro- ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e ai cittadini che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura”.

Maria Grazia Leo

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