Riforma della giustizia. Gratteri: "Si deve partire dal Csm e limitare le correnti con il sorteggio"

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Il procuratore Nicola Gratteri
  09 giugno 2021 21:06

"Il governo Draghi? Di concreto non ho visto ancora nulla se non questa commissione per il Sud che serve a spiegarci le 'buone prassi'... Già l'impostazione, l'idea stessa di questa commissione è offensiva. Sia perché sono realtà totalmente diverse, sia perché anche al Sud ci sono procure molto efficienti e ci sono veri e propri modelli di efficienza e tecnologia, come l'aula bunker di Lamezia Terme o la nuova sede della procura di Catanzaro". Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA- "Sulla giustizia, la madre di tutte le riforme è quella del Csm e bisogna partire da lì: e l'unico modo per limitare le correnti è il sorteggio. E' necessario fare pulizia all'interno della magistratura, è vero, ma i magistrati non sono marziani ma uomini, anche loro un prodotto della società: non possiamo credere alla favoletta che i magistrati sono tutti onesti". "La riforma Cartabia? Non mi pare - ha aggiunto - una rivoluzione, non mi pare che si stiano centrando problemi e criticità. Io credo che dovremmo anzitutto ottimizzare risorse e i costi. Perché non è possibile, ad esempio, che a solo 65 chilometri da Palermo ci sia un'altra corte di appello, quella di Caltanissetta. O che ci siano 250 magistrati fuori ruolo. O che in uno stato moderno e serio, al problema di sovraffollamento delle carceri si risponda con indulto e amnistia, anziché costruirne di nuovi. Questi sono i problemi più importanti". "La prescrizione - ha detto poi Gratteri - deve rimanere così com'è fino a quando non si fanno quelle riforme che servono a velocizzare e digitalizzare i processi e a rendere la pena meno conveniente del delinquere".

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LA DOMANDA A MILANO E LE CORRENTI- "Farò domanda per la procura di Milano, poi vedremo come andrà. Iscrivermi ad una corrente? Ma se non l'ho fatto fino ad ora, ormai!".

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PENTITI- "Prima di interrogare un presunto collaboratore di giustizia, io studio la sua storia criminale. Proprio oggi ne ho negata una... Ma il rapporto per il programma di protezione non è un pentimento morale ma una collaborazione sulla base di riscontri concreti, e se un magistrato conosce le mafie, sa distinguere".

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