di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Un fiume di denaro frutto delle attività illecite per reinvestirlo, una volta "ripulito", in immobili, yacht e ville di lusso: così il "locale" di 'ndrangheta di Sant'Onofrio (Vibo Valentia), rappresentato dalla cosca Bonavota, aveva fatto il salto di qualità muovendo milioni di euro in un vorticoso giro su scala europea, il cui epicentro era lo studio di un'avvocatessa ungherese, e puntando a inserirsi nella nuova frontiera delle criptovalute.
Questo è lo scenario che la Dda di Catanzaro ha svelato con la terza tranche dell'operazione "Rinascita Scott", seguita dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale dell'Arma di Vibo Valentia e concretizzata nell'applicazione di 11 misure cautelari.
“Abbiamo arrestato 11 presunti innocenti indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso (imputazione a carico di 4 soggetti), riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale e altri reati, alcuni dei quali aggravati dal metodo mafioso”.
E’ quanto affermato dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa svolta questa mattina nella sede della Procura.
“L'operazione odierna – spiega il procuratore - rappresenta la terza tranche della maxioperazione “Rinascita Scott” del dicembre 2019, sulle attività della ‘ndrangheta nel Vibonese, con oltre 330 indagati”.
Precisamente, otto misure cautelari in carcere e tre misure interdittive: In carcere sono finiti Giovanni Barone; Basilio Caparrotta, 62 anni; Basilio Caparrotta, di 52; Giuseppe Fortuna, 46 anni; Giuseppe Fortuna di 60 anni; Gaetano Loschiavo ed Edina Szilagyi.
Sono stati disposti tre divieti temporanei a esercitare attività imprenditoriali o uffici direttivi a carico di Saverio Boragina, Annamaria Durante ed Eva Erzsebet Szilagyi.
L'operazione odierna ha comunque consentito agli inquirenti di bloccare “l'enorme riciclaggio attivato dalla cosca Bonavota, capace di esprimere un “mammasantissima” come Pasquale Bonavota, uno dei superlatitanti rimasti da catturare dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro”.
Sequestri preventivi sono stati disposti per cinque società, quattro delle quali a Budapest, in Ungheria, e per uno yacht marca Azimut "Nelly Star".
Si tratta di un’indagine “particolare da un punto di vista investigativo – spiega Gratteri - molto difficile perché è raro far vedere come è avvenuto questo riciclaggio. Riguarda diversi stati: Ungheria, Cirpo, Francia, Danimarca, Gran Bretagna. Stati con con i quali abbiamo collaborato per arrivare alla sintesi. Ci siamo avvalsi di un’unità d'informazione finanziaria. Ha collaborato il progetto “I can”, una struttura molto agile di cui fanno parte oltre 30 stati collegati tra di loro per fare indagini contro la ‘Ndrangheta. E poi, Filippo Spezia con Eurojust”.
Sulla legge Cartabia afferma: “Come sappiamo per alcuni reati ci deve essere la denuncia del danneggiato. E bene, la 'ndrangheta ha fatto una truffa di due milioni di euro all’ex ministro dell’Oman e noi non possiamo procedere perchè manca la denuncia della parte offesa. Questo è solo l’ultimo degli effetti della riforma Cartabia, ma nel corso degli anni ne vedremo tanti altri”.
Dal canto suo il vicecomandante del Ros dei carabinieri Gianluca Valerio ha detto: "Questa operazione è il frutto di un sforzo corale contro la 'ndrangheta. E' interessante vedere - spiega - come le organizzazioni criminali fuori dalla rete di provenienza abbassino l'ordinario di essere chiusi aprendosi al mondo degli interessi. Anche altre componenti criminali hanno intrecciato interessi in questo settore soprattutto nel settore immobiliare soprattutto nei Balcani".
Poi, il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, Luca Toti: "Ciò che ha funzionato la squadra con il Ros centrale e quello calabrese che ha condotto le indagini ma il comando provinciale con i cacciatori ha supportato l'operazione con i suoi 400 uomini, realtà peculiare dei carabinieri che sono forza di polizia e militare".
il comandante del secondo Reparto Investigativo del Servizio Centrale del Ros, Massimiliano D'Angelantonio: "L'attività investigativa nasce da Rinascita Scott in cui ci accorgiamo che da vari accertamenti molti flussi di denaro andavano verso l'Ungheria. Abbiamo messo a fuoco il ruolo di una professionista ungherese che collaborava con criminali italiani. Abbiamo ricostruito il flusso di denaro che veniva ripulito e quindi reimpiegato in Italia nell'acquisizione di beni immobili o quote societarie".
In collegamento il vicepresidente di Eurojust, Filippo Spezia, che ha rimarcato “la collaborazione a livello internazionale e in particolare il contributo delle autorità ungheresi, e questo non era scontato”, evidenziando il fatto che “il modello avviato alla Procura di Catanzaro diventa sempre più un punto di riferimento nelle indagini contro la criminalità organizzata”.
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