Nuovo giudizio per valutare la sussistenza della gravità indiziaria e delle esigenze cautelari a carico di Salvatore Tulosai, imputato nel processo Rinascita Scott.
Lo ha deciso la sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Catanzaro, accogliendo la tesi proposta dai legali dell’imputato, avvocati Giuseppe Gervasi, Vincenzo Sorgiovanni e Giuseppe Cutrullà’.
Il Tribunale di Catanzaro aveva rigettato l’appello cautelare proposto dalla difesa, fondato sulla conciliabilità fra il dichiarato del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena e gli esiti di una conversazione ambientale captata in occasione di un pranzo al quale l’imputato non aveva preso parte. La difesa ha introdotto, peraltro, elementi nuovi tali da rendere inoperante la preclusione del giudicato cautelare e ha dedotto che l’unico indicatore utilizzato per confermare la gravità indiziaria concernesse un evento avvenuto nel 1983 senza possibilità di apprezzare l’apporto causale e la permanenza del vincolo successivamente a quel momento.
Secondo gli inquirenti, Salvatore Tulosai è esponente di spicco del clan Lo Bianco. Nel corso del giudizio abbreviato in corso presso l’Aula Bunker di Lamezia Terme, è stata chiesta la condanna dello stesso ad anni 12 di reclusione. Ad accusarlo, i collaboratori Mantella ed Arena.
Da ultimo, a discarico del Tulosai sono giunte le dichiarazioni di altri due collaboratori di giustizia: Cannata’ Gaetano Antonio e Camillo’ Michele (elemento sopravvenuto perfino alla proposizione del ricorso per Cassazione proposto dalla difesa e sulle quali pende ulteriore appello cautelare).
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