di SARAH PROCOPIO* e GIORGIA SORRENTINO**
"Devono occupare gli spazi che noi questa notte abbiamo liberato”. Queste le parole del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri rivolte alla società civile durante la conferenza stampa all’indomani dell’operazione Rinascita Scott a dicembre 2019. Il racconto televisivo del processo ora in corso del giornalista Iacona a “Presadiretta” ha spaccato l’opinione pubblica tra coloro che apprezzano l’attenzione alle vicende processuali calabresi e coloro che si oppongono alla spettacolarizzazione e mediaticità delle stesse attribuendo le colpe di questa degenerazione proprio al procuratore catanzarese.
Gratteri si trova diviso tra essere oggetto di idolatria e pericolo per l’equilibrio della democrazia, ma non l’ha voluto lui. Egli rappresenta lo Stato, più volte assente nella storia della Calabria, e dal momento in cui si è insediato a Catanzaro ha conquistato la fiducia dei calabresi che hanno riposto in lui le ultime speranze di cambiamento e di resurrezione della regione in cui vivono. L’uomo che consigliò a Cotticelli, ex commissario alla sanità calabrese, di “non prendere caffè con nessuno”, ha colmato un vulnus lasciato dalla politica.
Questo non vuol dire che sia un aspetto positivo, è semplicemente la realtà dei fatti. La politica calabrese non ha mai voluto riprendersi gli spazi che la magistratura ha liberato. Lo dimostra nelle scelte quotidiane tra ipocrisia e ruffianeria, quelle stesse valutazioni che portano alcuni partiti e movimenti del Centro Destra e del Centro Sinistra a non esprimersi sul quadro disperato delineato dal giornalista Iacona. E si badi bene, che non intendiamo certo che la politica dovesse commentare la vicenda giudiziaria, dal momento che il processo è ancora alle sue fasi preliminari. Questo, si, è affare della magistratura. Quello su cui cittadine e cittadini calabresi si sarebbero aspettati un commento è la ferma condanna verso il sistema socio-culturale vigente che il servizio di Iacona ha confermato. Perché c’è sempre bisogno di ribadirla questa condanna, e no, non si dà assolutamente per scontata.
Un silenzio, invece, che rinnova il convincimento profondo dei calabresi che non si possa avere fiducia nella politica, che ha sempre le sue ragioni per non esprimersi, per prendere tempo in virtù di un paventato garantismo. Se non fosse che, appunto, non è questo il tema. Il tema è che se il ruolo della magistratura sconfina dai paletti istituzionali è perché la politica non è più punto di riferimento, non è credibile. E quindi, se vogliamo esprimerci sul modus operandi di Gratteri ed essere critici in maniera
costruttiva, non possiamo certo prescindere dal pretendere che la politica torni ad esercitare il suo ruolo di indirizzo, cui ha troppo comodamente abdicato nei confronti della magistratura. Se degli spazi sono stati abusivamente occupati, è perché sono stati troppo a lungo abbandonati. Tra le poche prese di posizione pubbliche, gli assenti fanno ancora più rumore".
*dottoranda in storia medievale presso l’Università di Paris VIII Vincennes-Saint Denis
**dottoranda in economia applicata presso l'Università di Parma
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